Image by Jan Alexander from Pixabay Le 12 porte della Gerusalemme Celeste è un percorso iniziatico che ci conduce alla conoscenza della risposta alla domanda: «Chi sono Io?». Di seguito trovi la mia libera interpretazione della canalizzazione dell’Arcangelo Uriel di Annamaria Bona. Trovi la canalizzazione originale a questo link. Se preferisci ascoltare anziché leggere, puoi cliccare su mio video di Youtube che trovi in fondo al post. Il nome Uriel significa “Luce di Dio”. Egli porta la luce in ognuno di Noi facendoci comprendere che Noi stessi siamo quella luce. Quella luce è la conoscenza di Dio. Ci indica le “12 porte della Gerusalemme Celeste” da oltrepassare per ottenere la realizzazione del Sé. Queste 12 porte rappresentano il cammino per il ritorno all’Uno, per il ritorno alla cosiddetta Casa del Padre. Ogni porta è una virtù umana da conquistare e fondere in Noi. Quando conquistiamo una virtù nessuno ce la può portare via, è nostra per l’eternità e possiamo educare gli altri ad essa, aiutarli alla conquista per loro stessi. La virtù è la capacità di eccellere. Comprendiamo insieme questo meraviglioso percorso. PRIMA PORTA: IL PERDONO Quando nasciamo ci vediamo benissimo, ovvero comprendiamo perfettamente ciò che è vero e ciò che è falso. Crescendo, attraverso lo sviluppo della macchina biologica, perdiamo sia questa che la capacità di “vedere”. È così che nascono i conflitti e la necessità di eliminarli attraverso l’atto del perdono. Perdonare significa rinunciare al risentimento verso se stessi. Elimina la sofferenza derivante da quella situazione. Perdonare ha un significato differente da quello che comunemente gli viene attribuito, cioè quello di essere buoni e divenire consapevoli del torto subito, rimanendo, poi, fermi a contemplare questa situazione. Nel senso comune del termine, perdonare sta per rifiuto di reagire ad un’ingiustizia per quieto vivere, ma questa è la rassegnazione, è vittimismo. Il vero perdono richiede amore, impegno, attenzione. È necessario separare l’azione dall’esecutore. Perdonare ci libera dalle catene del passato, da ciò che ci mantiene in uno stato di infelicità. Oppure, decidiamo di evitare il perdono, semplicemente perché nulla c’è da perdonare ad alcuno, né a Noi, né a qualcun altro. Perché? Perché uno fa quello che fa, uno è quello che è, in questo istante presente, come dice il gatto Wellington di Igor Sibaldi. Questa modalità di vita toglie la dualità, ossia la continua dicotomia tra giusto e sbagliato, rimanendo in una continua scoperta, che è l’ottava alta dell’errore. SECONDA PORTA: L’AMORE Daniel Lumera lo definisce in questo modo: «L’amore è l’unica cosa che si moltiplica dividendola». Amore deriva da a-mors, ovvero senza morte. Il vero amore è quello incondizionato, ossia senza condizione alcuna; l’unico che può essere chiamato tale. È l’energia che tutto crea, l’energia della perfezione, il modo supremo per essere felice. L’amore ci ricorda la perfezione per quello che siamo, che ogni cosa, animale, persona, evento sono esattamente perfetti così. Noi siamo luce, siamo divini; l’amore è il mezzo per esprimerlo. È il sentimento che permette di vivere sul piano delle emozioni superiori. Lo esprimiamo anche con i chakra: l’amore si esprime con il quarto, che permette il passaggio dai centri energetici bassi a quelli superiori. L’avvento del Cristo ha permesso l’inizio dell’era basata sull’amore e le emozioni che da esso scaturiscono: compassione, accettazione, condivisione, misericordia, generosità, carità, solidarietà. Amare è sentire le emozione a livello del cuore anziché di pancia, è avere il cammino sempre illuminato dalla luce della consapevolezza, è aver trasmutato rabbia, paura, odio, dolore. L’amore è l’evoluzione degli esseri umani. Lo stato di amore incondizionato è di apertura del cuore, che introduce alla dimensione dell’evoluzione coscienziale conosciuta come risveglio, che permette di percepire la realtà esattamente come è. TERZA PORTA: LA COSTANZA La costanza è ciò che io definisco come disciplina; senza, nulla è permanente. Ogni essere umano è in grado di eccellere in almeno un talento e, per riuscire, è fondamentale la disciplina, ovvero la corretta pratica di ogni pensiero, emozione, azione, parola, il tutto ripetuto costantemente nel succedersi degli attimi presenti. Caratteristiche principali della costanza sono:
QUARTA PORTA: LA VERITÀ L’Io è la via, la verità e la vita. Essere conformi a questa verità è essere coerenti e la coerenza è unione, l’essere Uno con il Tutto. La verità è tutto quello che è coerente con l’Essere. Si dice che “l’umano impari a mentire un’ora dopo la propria nascita”; questo è generato dall’esigenza di trovare la propria posizione all’interno dello spazio-tempo, nel paradigma attuale, che prevede la costruzione di un ego, che mente continuamente a se stesso pur di ritrovare il proprio posto. La più grande bugia che l’essere umano si dice è: «Io Faccio», ma nessuno può far nulla e questo è percepito come un’offesa, anche se è verità e la macchina biologica umana la rifiuta, perché spiacevole. La verità prima è che in ogni istante accade solo ciò che può succedere, nulla di più. Comprendendo tale concetto, tutto può essere espresso secondo verità, in quanto tutto coerente all’Essere di ognuno. Le persone mentono continuamente a se stesse e agli altri. Esprimendo la verità aumenta l’essere, quindi, si può fare. Mentendo nessuno comprende, né Noi stessi, né gli altri. Dire la verità è la cosa più difficile al mondo. È un viaggio con tante tappe che si vive attraverso la mente, le emozioni, le azioni e le parole. Conoscendo la nostra menzogna, possiamo dire la verità; diciamola ad ogni costo, perché la menzogna distrugge, la verità costruisce. QUINTA PORTA: L’ONESTÀ L’onestà è la virtù di agire con onore, ovvero tramite ciò che è dettato dall’anima, anche quando va in contrasto con l’ego. L’onestà è fare ciò che è necessario fare anziché quello che ci piace fare. L’onestà si esprime sul piano della personalità attraverso un sistema di regole autodeterminate chiamate Codice d’Onore, che mai è imposto, ma è sempre una libera scelta. Il Codice d’Onore è un lusso che ogni persona può decidere da sé di permettersi di avere. È un lusso perché l’onestà è un valore potente e solamente chi è in grado di dare valore può vivere nel lusso. Il Codice d’Onore è una cultura elevata accettata volontariamente. Agire in totale onestà significa tolleranza zero a bugie, inganni e furti. SESTA PORTA: LA SAGGEZZA La saggezza è la virtù di saper scegliere per libero arbitrio il meglio in ogni istante; discernere se e come agire, se e come pensare, se parlare e quali parole utilizzare, se e come esprimere le emozioni e i sentimenti. Saggio è colui che dona agli altri le proprie esperienze con l’intento di essere utile e aiutare. La saggezza è la capacità di vivere con distacco e di uscire dal giudizio, sapendo quando e come criticare, perché il giudizio è una sentenza dettata dalla mente, la critica è conformare alla verità. Saggio è colui che riconosce le proprie e altrui debolezze e le valuta con la misura della compassione. Ma il saggio è anche colui che riconosce i talenti propri e altrui e agisce per elevarli. SETTIMA PORTA: L’ORDINE INTERIORE L’ordine interiore si esprime attraverso la cura di se stessi e dell’ambiente; è vivere secondo natura nel rispetto delle leggi universali, comprenderle senza contrastarle e accoglierle. L’ordine interiore è agire secondo etica. Il nostro ordine interiore è quando creiamo un centro di gravità permanente, ossia un allineamento dei corpi fisico, emotivo e mentale. Questo consente di aprire i canali alla divinità che è in Noi per esprimersi in tutta la sua bellezza. L’ordine interiore è quando l’energia vitale è libera di fluire in ogni cellula del corpo elevando il nostro Io. L’OTTAVA PORTA: LA DONAZIONE Donare è la prima azione per sviluppare l’Essere. Donando possiamo innescare il flusso dell’abbondanza, della prosperità e della ricchezza. Soltanto donando posso ricevere e ricevo solamente quando dono con amore e gioia. Ecco svelato il segreto della prosperità. Il ricco è colui che sa dare valore sotto ogni punto di vista. Il valore è il risultato di sapersi donare agli altri; lo possiamo fare elargendo denaro, con l’intento di aiutare gli altri a migliorare se stessi. Lo comprendiamo con la frase: «Dargli un pesce o insegnargli a pescare?». Il primo caso è privo di aiuto, è un lenitivo, ma il secondo prevede un vero e proprio aiuto. Possiamo donare Noi stessi, il nostro tempo, la conoscenza, il nostro talento. Ci ritorna un’energia simile con gli interessi. Impariamo ad essere ricchi, ossia essere in grado di valorizzare tutto e tutti. Dare valore significa donare; donare significa far evolvere il nostro sé; evoluzione significa ricevere energie potenti da gestire. La donazione è il ciclo essere-fare-avere. Doniamo la decima parte dei nostri guadagni, o del nostro tempo, della nostra conoscenza ed esperienza, come consigliato anche nelle sacre scritture. NONA PORTA: LA FEDE Come facciamo a sviluppare la fede? Smettiamo di preoccuparci. Preoccuparsi significa occuparsi di problemi che, probabilmente, mai si verificheranno. L’inutilità di preoccuparsi è definita dal fatto che siamo nelle mani della divinità. Siamo qui per compiere il nostro disegno divino. Smettiamola di alimentare i nostri se avessimo, se potessimo, se fossimo, perché Noi possiamo e, quindi, abbiamo. Raggiungiamo i risultati con i nostri mezzi, attiviamoci per crearne di nuovi, utilizziamo i poteri che possediamo. Sviluppare fede significa scoprire di poter volare quando eravamo convinti di avere le ali tarpate. Christopher Logue ha scritto una bellissima poesia dal titolo “Come to the edge”. In italiano recita così: “Venite verso l’orlo del dirupo. Potremmo precipitare. Venite verso l’orlo del dirupo. È troppo alto! VENITE VERSO L’ORLO DEL DIRUPO! Ed essi vennero. E lui li sospinse. Ed essi volarono”. Il significato di quanto succede è che solo sperimentando possiamo comprendere, solo sperimentando sviluppiamo fiducia. Il miglior modo per sviluppare la fede è conoscere i fatti, stabilire le probabilità che ciò che ci preoccupa accada e vedere la situazione delle giuste dimensioni. La fede è la virtù che fa mantenere le promesse, crea occhi per vedere, ci fa adempiere esattamente i nostri obblighi, è testimonianza diretta, è conoscenza diretta. La credenza, rispetto alla fede, manca dell’esperienza diretta, si ritiene vero ciecamente, ossia senza vedere. La credenza è tipica di ciò che deve rimanere sconosciuto. La credenza risponde alla frase: “Se l’ha detto lui allora è vero”. Ogni volta che qualcuno ci dice qualcosa, sperimentiamolo Noi stessi. Le credenze creano continui disaccordi, mentre la fede unisce. La credenza è mentale, la fede è animica, la sentiamo dentro, la proviamo; la credenza è nello spazio-tempo, la fede è fuori dallo spazio-tempo. È la fede che sceglie cosa realizzare, ossia fa collassare la funzione d’onda nell’unico evento possibile, perché è proprio quell’evento che la nostra osservazione permette di realizzare. Quell’evento è già in Noi, tiriamolo fuori. Se crediamo sia in un altro luogo è là che rimarrà. DECIMA PORTA: LA FEDELTÀ La fedeltà è la virtù di porsi al servizio, di pattuire volontariamente una mercede. Il servizio è nei confronti di qualcuno o di un ideale; è la virtù dell’obbedienza dettata dalla fede nella propria anima. La fedeltà è la capacità di eseguire i doveri e il dovere è il potere di formare Noi stessi, grazie all’opera dell’azione svolta nel servizio. È la capacità che porta al sacrificio, l’atto di rendersi sacri, di rendersi divini. La fedeltà è sempre una libera scelta morale, interiore, priva di compromessi e pura. UNDICESIMA PORTA: LA GIOIA La gioia è la virtù che genera benessere in ogni istante. Tutto è percepito a livello del cuore e la caratteristica principale è l’accettazione del tutto come espressione della perfezione del piano divino. Nella gioia si è continuamente entusiasti; l’entusiasmo è la connessione costante con la nostra parte divina creante, espressione della bellezza onnipresente e della perfezione del tutto. La gioia si sviluppa vivendo le emozioni superiori, comprendendo che tutto quello che accade è quello che ci serve in quel preciso istante per evolvere e che l’evoluzione è la scelta della nostra anima; ecco perché ci siamo incarnati qui sulla terra. DODICESIMA PORTA: L’UNIONE DI INTENTI Questa porta è la manifestazione dell’unità, l’uscita dalla dualità per entrare in quell’Uno in cui tutto si fonde, è il ritorno alla Casa del Padre. Ognuno comprende di essere luce e raggiungere questo essere facendo tutto quello che può, con ciò che ha, in questo preciso istante, dove si trova. Così, riconquista il Regno, ritorna Re del suo Regno e diviene egli stesso divinità. Questo avviene attraverso la comunicazione con se stessi, ma anche con gli altri. Comunicazione significa azione comune verso un unico obiettivo I miei consigli per approfondire l'argomento: FANNE BUON USO! Per approfondire gli argomenti trattati con incontri individuali e di gruppo contattami al seguente indirizzo email: meravigliosamenteserena@gmail.com
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