1 Disse ancora ai suoi discepoli: «È inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono. 2 È meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. 3 State attenti a voi stessi!
La pietra da mulino simboleggia lo strumento che permette al mulino stesso di funzionare. Quest’ultimo è l’eterno ricominciare, come ogni ciclo ci indica. La pietra è tutto quello che è cristallizzato in Noi e che ci depotenzia. Il buttare la pietra in mare rappresenta il purificarsi da queste emozioni pesanti. La pietra rappresenta la solidità, ma anche l’immortalità. Essa ha poteri curativi e, per questo, una volta purificata con l’acqua del mare può rigenerare nuove basi su cui erigere l’esistenza. Importante la pulizia con l’acqua salata del mare: conosciamo le proprietà del sale di disinfezione e di sanare le ferite. Parlare ai piccoli comporta un animo puro e un’apertura del cuore che avviene quando siamo liberi da tossine e inquinanti che ci appesantiscono e bloccano i flussi energetici vitali. Se un tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli. 4 E se pecca sette volte al giorno contro di te e sette volte ti dice: Mi pento, tu gli perdonerai». Ho già scritto come sia il libero arbitrio a generare la nostra evoluzione. In questo caso, scegliamo di perdonare, perché il perdono libera Noi. Quando qualcuno sbaglia nei nostri confronti, comprendiamo l’errore e cosa sta alla base di tutto. Le persone possono cadere più volte durante il giorno; evitiamo di prendere le cose sul piano personale e accettiamo che quella persona, chiunque essa sia, prima di tutto stia facendo del male a se stessa. Aiutiamola. Sul significato del numero sette ho già scritto: la massima evoluzione umana, la perfezione nell’amore. 5 Gli apostoli dissero al Signore: 6 «Aumenta la nostra fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe. La fede va generata e alimentata dall’interno. Nessuno può farlo per Noi, nemmeno il Cristo. Le persone sono convinte che ci sia qualcuno all’esterno che può darci o toglierci qualcosa, ma siamo sempre e solo Noi che decidiamo cosa alimentare e allora arriva chi e cosa ci può aiutare. La vera fede è quella che può tutto. 7 Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola? 8 Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu? 9 Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? 10 Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare». La grandezza di una persona si percepisce dal saper portare a termine ogni attività iniziata col massimo rendimento possibile. Ogni merito va conquistato, mai elemosinare, è bene rendersi utile per ricevere in cambio una controparte consona. Lasciare le attività in sospeso denota poca affidabilità, immaturità e incapacità. Per essere uomini integri è bene essere completi in tutto. In natura è sempre il più forte e adatto al ruolo ad essere il capobranco o l’albero più prospero del campo. Prima si alimenta lui, perché dev’essere in grado di donare protezione e nutrimento per gli altri, è necessario che sia sempre lucido e in forma per avere la percezione chiara. 11 Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea. 12 Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, 13 alzarono la voce, dicendo: «Gesù maestro, abbi pietà di noi!». 14 Appena li vide, Gesù disse: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono sanati. 15 Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; 16 e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano. 17 Ma Gesù osservò: «Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? 18 Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?». E gli disse: 19 «Alzati e va'; la tua fede ti ha salvato!». Ho già accennato alla gratitudine. È una virtù superiore, prevede uno scambio dinamico, dove il dare genera il ricevere e il saper ricevere genera il dare. È l’espressione più meravigliosa della legge di polarità. Chi sa ringraziare entra in un flusso di abbondanza, armonia e prosperità, equilibrio perfetto delle relazioni. Chi riceve senza dare blocca questo flusso, perché si sovraccarica: ciò che entra deve uscire. La gratitudine è l’amore che riceviamo e siamo nella facoltà di ottenerlo quando conosciamo l’amore attraverso l’apertura del cuore, diveniamo, così, in grado di trasmutare le emozioni inferiori in superiori. A volte basta un semplice grazie per cambiare la propria vita, un grazie per aver ottenuto un obiettivo. Ci sono migliaia di modi per ringraziare; in alcuni casi, quando nulla abbiamo a disposizione per ricambiare, una parola, un gesto, un sorriso, rendono un’energia simile a quella ricevuta. 20 Interrogato dai farisei: «Quando verrà il regno di Dio?», rispose: 21 «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o: eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!». Siamo stati abituati a pensare che i grandi cambiamenti avvengano a seguito di un evento di impatto, spesso di distruzione e che, successivamente, sia necessario ricostruire il tutto, come una guerra, un diluvio, un asteroide. In realtà, il cambio di paradigma, il Regno di Dio, si ottiene con un percorso di trasmutazione di sé, percorrendo un passo alla volta, in profondità, nel silenzio dell’anima, senza nulla modificare nella nostra vita. In passato gli uomini nuovi sono stati generati dalla sopravvivenza catastrofica di pochi eletti, come abbiamo visto nelle teorie delle razze radice della Teosofia: la razza iperborea è stata distrutta, Lemuria è stata distrutta, Atlantide è affondata. La Teosofia ci dice che la sesta razza radice si formerà da un’elevazione coscienziale della razza ariana (la nostra), senza catastrofi, semplicemente operando sull’umanità uno sviluppo della consapevolezza con conseguente azione di trasmutazione essenziale. Questo è il motivo per cui il Regno di Dio è già qui. Abbiamo tutti gli ingredienti della ricetta; ora li dobbiamo miscelare correttamente perché la miglior pietanza possa essere ottenuta. Abbiamo già tutto a disposizione, diveniamone consapevoli e agiamo correttamente. Continuiamo a ricercare lo stato di illuminazione, ma Noi siamo già illuminati, abbiamo semplicemente perduto la capacità di percepirlo, come la “piccola anima” era in difficoltà a comprendere di essere luce. Noi siamo illuminati, abbiamo solamente messo su di Noi un velo che copre lo splendore che siamo e, invece di togliere quel velo, ricerchiamo ovunque e con tecniche il nostro essere. Ricordiamo illustri illuminati del passato, il più famoso Buddha, che si sono illuminati nel momento in cui hanno compreso di essere sempre stati tali. Il Regno di Dio è lo stato di illuminazione e Noi lo siamo già. 22 Disse ancora ai discepoli: «Verrà un tempo in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell'uomo, ma non lo vedrete. 23 Vi diranno: Eccolo là, o: eccolo qua; non andateci, non seguiteli. 24 Perché come il lampo, guizzando, brilla da un capo all'altro del cielo, così sarà il Figlio dell'uomo nel suo giorno. 25 Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga ripudiato da questa generazione. In ogni momento nascono persone che esaltano la condizione egoica ponendosi a ruolo di paladini della salvezza. Riconoscerne la reale condizione è spesso difficile a causa della condizione percettiva manipolata. Un consiglio per riconoscere un Maestro è quello di valutare la modalità con cui propone il raggiungimento della missione. Chi è venuto per salvare il mondo educa all’unione di intenti utili a tutti, educa all’amore e alla condivisione. Soprattutto, educa alla salvezza ottenuta da se stessi per se stessi prima che per gli altri. Chi si propone come unico detentore della soluzione, creando problemi inesistenti, inveendo contro altri, sta ponendo il proprio ego sopra a tutto e a tutti. Ognuno può salvare solo se stesso, nessuno può farlo per altri. In questo secondo caso, significa che il salvato dipende dal salvatore, e si mantiene, così, uno stato di manipolazione, dipendenza, sottomissione e schiavitù, però, in nome dell’amore. L’amore è sempre libertà, rispetto e condivisione. 26 Come avvenne al tempo di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell'uomo: 27 mangiavano, bevevano, si ammogliavano e si maritavano, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca e venne il diluvio e li fece perire tutti. 28 Come avvenne anche al tempo di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; 29 ma nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece perire tutti. 30 Così sarà nel giorno in cui il Figlio dell'uomo si rivelerà. 31 In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza, se le sue cose sono in casa, non scenda a prenderle; così chi si troverà nel campo, non torni indietro. 32 Ricordatevi della moglie di Lot. 33 Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà. 34 Vi dico: in quella notte due si troveranno in un letto: l'uno verrà preso e l'altro lasciato; 35 due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l'una verrà presa e l'altra lasciata». 36[1] 37 Allora i discepoli gli chiesero: «Dove, Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il cadavere, là si raduneranno anche gli avvoltoi». Il parallelismo con un armageddon è la modalità per comprendere; in realtà, come ho già scritto, il Regno di Dio è già qui. Quando avverrà il nostro stato di illuminazione, allora dovremo solamente andare avanti e, per ottenerlo, è necessaria una continua presenza a Noi stessi, l’essere vigili. Quando avviene dobbiamo avere il coraggio di proseguire, senza mai guardare al passato, perché si tratta di una nuova vita, nella quale il passato è trasmutato e nuovi strumenti ci serviranno; quindi, evitiamo di tornare indietro. Lasciamo il vecchio ed entriamo nel nuovo paradigma. Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà: ricorda il rito iniziatico della morte e resurrezione a nuova vita. Per risorgere bisogna morire; chi evita la morte, rinuncia alla resurrezione. Accade anche nella trasmutazione alchemica: il piombo muore per risorgere come oro. Chi risorge avrà la facoltà di scegliere i propri fedeli; saranno coloro che abbracceranno il messaggio cristico in ogni sua sfaccettatura. Di due solo uno sarà scelto, quello che è più adatto ad elevarsi nel Cristo, nella luce della conoscenza, colui che comprenderà la luce che egli stesso è. Ogni simbolismo catastrofico rappresenta la notte oscura dell’anima, i momenti in cui perdiamo la fede, la fiducia, l’amore e la conoscenza e cadiamo nell’oblio delle credenze depotenzianti, inserendo serie di filtri con i quali percepiamo la distorsione della realtà. Ma, come abbiamo visto col figliol prodigo, possiamo utilizzare questa caduta per rimbalzare nella nuova luce divina che siamo.
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