1 In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2 Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. 3 Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. 4 Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, 5 per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. 6 Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7 Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo.
Si compie il ciclo della fertilità: Gesù, il frutto, arriva nel mondo per adempiere la sua missione; Egli diviene il frutto che genera i semi di un nuovo mondo, quei semi che saranno sparsi in ogni angolo del pianeta da coloro che incarneranno l’amore e la libertà. Maria lo avvolge in fasce, simbolo della protezione e del mantenimento dell’energia potente che Gesù è, perché non sia dispersa. Le fasce rappresentano la verità che va manifestata un po’ alla volta. Dare alla luce è un’espressione molto importante. Maria incarna la perfezione della natura nella sua ciclicità; madre natura è generosa. Ogni creatura vivente è un insieme di luce e materia (biofotoni e atomi) che interagiscono in totale evoluzione. La luce arriva dal sole rappresentato proprio da Gesù che, da adulto, diverrà tale con le sue dodici costellazioni (apostoli). Come in alto, così in basso. Il parto è l’atto primario che presiede alla creazione del mondo attraverso la scissione: il bambino che si separa dalla madre con il distacco del cordone ombelicale. Dall’uno si genera il due. In effetti, rappresenta la prima prova iniziatica in assoluto. Il divenire indipendente per essere sé attraverso un’esperienza totale di individualità. Il parto è favorito da un ambiente aperto, come avviene nel caso di Maria, rifiutata dall’albergo. Qui indica la mancanza di limiti, rappresentati, invece, dalla nascita in un ambiente chiuso. L’essere è illimitato nel suo spirito e nella sua energia. Maria è ora madre, è passata a un gradino della scala evolutiva più alto. Assume il ruolo femminile per eccellenza. La madre rappresenta la vita e l’amore incondizionato, il nutrimento dal quale si attinge durante l’esistenza. Ella ha il compito di trasmettere la parte affettiva, emozionale, attraverso il ruolo del proprio corpo all’interno dello spazio e del tempo. Anche Giuseppe è padre, ruolo di autorità che trasmette l’energia al figlio attraverso il mezzo della parola, l’educazione. Egli è creatore e protettore, indica la nostra parte di autorità assoluta, il potere su Noi stessi. Il padre è figura che simboleggia l’indipendenza e la responsabilità. Il neonato è deposto in una mangiatoia ed è simbolo di un nuovo nutrimento, puro, che eleva l’uomo. Nella mangiatoia vi è fieno, parte della pianta del frumento che è il sole, il Dio nuovo che rinasce un’altra volta. Fin dalla sua nascita detta regole sue per se stesso. In albergo è tutto esaurito, così nasce nella totale libertà della natura, mentre l’albergo è indice di regole imposte alle masse. Albergo è alloggiamento di truppe, rappresentanti la guerra, oppure alloggio per danaro, la sottomissione al potere terreno. Gesù da subito spinge alla libertà. 8 C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. 9 Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, 10 ma l'angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11 oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. 12 Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». 13 E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva: 14 «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama». In questi versetti troviamo i primi personaggi a essere informati dell’avvenimento ri-evoluzionario: i pastori. Il pastore è colui che raduna, che unisce, indica la strada guidando il gregge. Egli protegge la spiritualità degli individui, custodisce il sapere, mantiene l’unione in un comune obiettivo, da tutti condiviso. Egli possiede la virtù della pazienza, perché conosce l’ignoranza del gregge e la difficoltà nel divenire indipendente, ma il gregge ne è riconoscente fedelmente. La sua funzione è sacra e, per questo, un pastore lo è per l’eternità. Gloria nei cieli e pace sulla terra: Gesù ha la funzione di ripristinare il collegamento spirituale ed energetico tra questi due luoghi: essi, infatti, sono stati divisi nella dualità, ma ritornano ad essere un’unica entità. 15 Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: «Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». 16 Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. 17 E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18 Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. 19 Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. I pastori sono coloro che hanno sviluppato fede per esperienza diretta. Essi preferiscono agire invece di rimanere fermi e partono per documentare a se stessi quanto avvenuto. Essi allontanano le credenze, vivono gli eventi. Maria, Giuseppe e il bambino: la famiglia sacra, la rappresentazione della manifestazione universale nelle sue tre forze: negativa, positiva e neutra; mente conscia, superconscia, inconscia; corpo fisico, mentale ed emotivo. La famiglia rappresenta il gruppo unito che persegue un unico obiettivo; l’evoluzione nella chiusura dei cicli e l’inizio di qualcosa di nuovo a un’ottava superiore. L’ultimo versetto, riferito a Maria, ci riporta al concetto di riservatezza. Ogni obiettivo, missione, scopo, deve svilupparsi seguendo tappe ben precise e definite. Perché avvengano nella maniera più fluida e corretta, è bene esternare solamente le informazioni utili in quel momento, onde evitare fraintendimenti e manipolazioni. La riservatezza, o la segretezza in alcuni casi, è la miglior via per evitare la distruzione dei progetti da parte di chi invia negatività a essi. 20 I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro. 21 Quando furon passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima di essere concepito nel grembo della madre. Gesù è l'adattamento italiano del nome aramaico יֵשׁוּעַ (Yeshu'a), passato in greco biblico come Ἰησοῦς (Iēsoûs) e in latino biblico come Iesus; si tratta di una tarda traduzione aramaica del nome ebraico יְהוֹשֻׁעַ (Yehoshu'a), ovvero Giosuè, che ha il significato di "YHWH è salvezza", "YHWH salva". Nel nome di Gesù troviamo insito il tetragramma sacro, parola potente di cui nessuno conosce la pronuncia esatta, a patto che in origine ci sia stata una pronuncia. D’altronde, è noto che l’ebraico antico fosse una lingua simbolica, scritta. Secondo un’interpretazione cabalistica, il tetragramma ha il significato di: il far percepire (Y) l’invisibile energia vitale (H) ma anche il limitare (W) tale energia (H). La nostra salvezza è il conoscere chi siamo davvero, come gestirci all’interno del paradigma terrestre, il comprendere che siamo anime incarnate e, come tali, un insieme di livelli vibrazionali diversi. Ognuno di Noi sceglie come gestire la propria vita, la vitalità su questo piano di esistenza. Salvarci equivale a comprenderci. Gesù riceve il nome l’ottavo giorno, inizio di un nuovo ciclo. Il sette è il numero della massima evoluzione riferito a un ciclo, per evolvere ulteriormente si passa “all’ottava” superiore. Gesù vive tutta la vita a ottave elevate, ovvero a livelli di coscienza ed energetici superiori a tutti gli esseri umani (come abbiamo visto Egli è un avatar). Otto è il numero della trascendenza, dell’infinito, che è cambiamento oppure ripetizione. La perfezione del sette evolve nell’incognita del numero otto. È il numero che induce alla scoperta, dove l’errore perde il suo significato originario. L’otto è il numero dell’ufficializzazione ed è proprio l’ottavo giorno che la nascita di Gesù è ufficializzata. 22 Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, 23 come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; 24 e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore. Il primogenito rappresenta l’uomo in divenire, colui che regnerà. È simbolo della sfida della vita, delle prove da superare; egli ricerca il modo di governare se stesso per governare il regno. Il primogenito diviene sacro perché inizia una nuova dinastia. È colui che risolve le controversie, che risolve la sterilità femminile, diviene guerriero in battaglia. Nella morte il primogenito intercede per la salvezza del popolo. La coppia di tortore rappresenta l’eterna fedeltà e il maestro fa voto di castità. Le colombe, invece, rappresentano il matrimonio. 25 Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele; 26 lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. 27 Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, 28 lo prese tra le braccia e benedisse Dio: 29 «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; 30 perché i miei occhi han visto la tua salvezza, 31 preparata da te davanti a tutti i popoli, 32 luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele». Il timore di Dio è uno stato in cui ogni fedele si considera sotto lo sguardo attento e vigile di Dio, pronto a giudicarlo e sentenziarlo. Questa situazione ha generato una continua paura nell’errore delle azioni. Gli uomini dovrebbero vivere nello stato in cui si sentono corretti da Dio per i loro errori, senza giudizio, perché solo così possono evolvere nella gioia. In realtà, siamo sotto il nostro stesso timore per il senso di colpa che è sviluppato, ma questo deve trasmutare in senso di responsabilità. La punizione divina è la conseguenza dei nostri errori; correggendoli, ci purifichiamo. Gesù è un bambino talmente particolare nella sua energia che è riconosciuto dai molti fedeli. Riconoscere un’anima adulta, saggia, significa essere sintonizzati col messaggio cristico. 33 Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34 Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione 35 perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima». Le contraddizioni fanno parte dell’umano medio, in quanto dotato di mente duale, che rappresenta il tutto e il suo opposto, in quanto egli ha facoltà di scelta, più o meno libera. La contraddizione è ciò che permette di rivelare chi siamo in ogni istante e il livello di evoluzione raggiunto. È la contraddizione che evidenzia le emozioni reali delle persone. La spada è simbolo di trionfo del bene sul male. Questa vittoria, però, trafiggerà il cuore di Maria, perché sarà costretta a subire la perdita del figlio. La spada è la giustizia e la lotta spirituale, una battaglia con la nostra contraddizione. È il piano mentale, la conoscenza, ciò che eleva l’uomo. La sua energia è definita sacra perché essa nobilita, taglia le catene mentali riportando la luce e induce giustizia. Gli eroi messi alla prova sono sempre dotati di spada. Protegge i luoghi sacri. Interessante come nel Talmud la spada simboleggi il tetragramma sacro: il pomo, ovvero la presa, è (Y), la lama è (W) e le due (H) sono rappresentate dai tagli. 36 C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, 37 era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38 Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. La redenzione è un argomento molto diffuso. I devoti in Dio che frequentavano il tempio attendevano questo momento. La redenzione è la liberazione dal male e, per male, viene inteso tutto ciò che minaccia l’esistenza dell’essere umano sulla terra. La reale condizione umana è quella della pace, della gioia, della condivisione, dell’armonia con gli altri umani e con la natura. L’errore più diffuso è aspettare che queste condizioni arrivino da un’entità esterna, quando solamente ognuno di Noi può liberare se stesso. Ed è questo il messaggio che Gesù incarnerà, il cambio di paradigma: dalla dipendenza all’indipendenza, dalla schiavitù alla libertà. 39 Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. 40 Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui. La sapienza è una virtù dell’animo molto elevata. Si riconduce alla connessione primordiale col tutto manifesto e immanifesto. Egli era sapiente. Interessante che i vocaboli sapere, sapiente, sapienza, riconducano ad un concetto di aver sapore e il senso del gusto riconduce al discernimento, senso che diverrà di massima espansione con la sesta razza radice, la razza futura. Il dizionario etimologico online www.etimo.it ci indica come il Manno osserva che questo vocabolo passa dalla bocca al naso, quindi, al senso dell’olfatto, il senso più fine, più difficile da sviluppare per Noi esseri umani. Tratto dettagliatamente questo argomento nel libro Alla ricerca del sé perduto, dal quale traggo testuali parole riferite a quest’ultimo senso: La facoltà dell’olfatto è di riportare l’essere umano alla fonte dell’origine, ricondurlo alla Casa del Padre, dove dimorano gli archetipi. Qui la percezione è della vibrazione dell’anima. L’olfatto mi aiuta a sviluppare le componenti psichiche ed emotive legate a ogni odore, conducendomi a un idealismo emotivo, permettendomi di sviluppare un discernimento sul piano spirituale, la risposta alle vibrazioni che arrivano dal gruppo e dalla telepatia. Il tutto mi indica l’onniscienza. L’olfatto è collegato alla settima razza radice. La grazia è uno stato animico nel quale la nostra parte divina ci aiuta nell’o-pera di salvezza. È una condizione in cui ci rendiamo piacevoli a Noi stessi e agli altri e sviluppa la gratitudine[7]. La gratitudine è l’amore che riceviamo dall’universo. Tutto nell’esistenza si evolve in un flusso di dare-avere; quando amiamo, riceviamo gratitudine. È la gratitudine che ci fa entrare nel flusso dell’abbondanza e della prosperità. 41 I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. 42 Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; 43 ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. 44 Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45 non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 46 Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. 47 E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. 48 Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». 49 Ed egli rispose: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». 50 Ma essi non compresero le sue parole. 51 Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. 52 E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini. Avviene qui la seconda iniziazione di Gesù. Ho già descritto in precedenza di questo processo e del valore del numero dodici. Un aspetto interessante che troviamo in questi versetti è la capacità di invisibilità di Gesù. È una caratteristica che appartiene a individui particolarmente evoluti, in grado di perfetta centratura dei propri corpi e di conoscenza totale del proprio sé. L’invisibilità è la capacità di astrarsi dal mondo manipolatorio, di allontanare le energie depotenzianti e devianti dalla missione e di dirigere il proprio valore verso coloro che, in quel momento, richiedono quelle vibrazioni. Corrisponde a una schermatura. Quando si passa vicino a qualcuno, questi è impossibilitato a percepire la nostra presenza, pur essendo a tutti gli effetti lì con la macchina biologica. Sono silenziate determinate frequenze e attivate altre in modo consapevole. È un sistema di isolamento dall’ambiente esterno. Questo permette a Gesù di occuparsi delle cose del Padre.
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