1 Un giorno di sabato passava attraverso campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani. 2 Alcuni farisei dissero: «Perché fate ciò che non è permesso di sabato?». 3 Gesù rispose: «Allora non avete mai letto ciò che fece Davide, quando ebbe fame lui e i suoi compagni? 4 Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell'offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non fosse lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?». 5 E diceva loro: «Il Figlio dell'uomo è signore del sabato».
Essere signore del sabato significa avere potere su di esso. Ogni individuo ha facoltà su ogni cosa. Un errore comune è considerare il rispetto delle regole per paura come un obbligo. Questo concetto va invertito: le regole vanno rispettate quando elevano l’essere umano, mai quando lo reprimono, sottomettono o annullano le sue doti. La scelta di riti e rituali, rispetto di norme di comportamento e quant’altro dev’essere libera, ovvero li si esegue perché li sentiamo nostri, che fanno parte di Noi. Quello che fa l’uomo coscienzialmente elevato è di saper discernere il momento corretto. Esistono energie e vibrazioni particolari, la cui conoscenza ci permette un potenziamento dell’essere, ma le dobbiamo sentire come parte integrante sia della macchina biologica sia dello spirito. Gli animali hanno questi sensi molto sviluppati e comprendono. Noi li abbiamo assopiti a causa di una mente duale che siamo incapaci di gestire per aver concesso priorità all’impulso a sfavore dell’istinto. L’impulso è attivato da una reazione meccanica di sopravvivenza, l’istinto proviene dai piani divini e guida all’azione corretta. Essere signore del sabato è un modo di intendere il proprio libero arbitrio, facoltà dell’uomo che consente di divenire se stesso all’interno del gruppo. Siamo esseri sociali e la comunità ci indica una via fondamentale per condividere obiettivi, conoscenze ed esperienze. 6 Un altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. Ora c'era là un uomo, che aveva la mano destra inaridita. 7 Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva di sabato, allo scopo di trovare un capo di accusa contro di lui. 8 Ma Gesù era a conoscenza dei loro pensieri e disse all'uomo che aveva la mano inaridita: «Alzati e mettiti nel mezzo!». L'uomo, alzatosi, si mise nel punto indicato. 9 Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o perderla?». 10 E volgendo tutt'intorno lo sguardo su di loro, disse all'uomo: «Stendi la mano!». Egli lo fece e la mano guarì. 11 Ma essi furono pieni di rabbia e discutevano fra di loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù. Questo passo lo abbiamo trattato nel vangelo di Marco. Il Cristo continua ad aiutare le persone a ragionare con la propria testa e per atti di amore. Li spinge a smettere di vivere nella repressione e nella paura del castigo. Tutto quello che è fatto con amore dona vita e libertà, eleva le coscienze e avvicina alla divinità che siamo. La rabbia, che nella sua vibrazione più bassa si trasforma in ira, è un’emo-zione inferiore, dovuta a un malfunzionamento del fegato. Questo è l’organo che produce l’energia e, quando questa viene mal incanalata, genera basse vibrazioni. L’iniziato sa perfettamente che quell’energia di rabbia dev’essere trasmutata in impeto guerriero, corrispondente a un’emozione superiore. L’impeto guerriero è l’energia che muove alle azioni di chi è sotto l’influenza del primo raggio e definisce il mettersi al servizio dell’umanità per nobili cause. La rabbia annebbia la vista e le percezioni interiori, fa vedere rosso, come si suol dire; essendo il rosso il primo colore che l’essere umano riconosce alla nascita, si intende l’incapacità di avere la situazione chiara, di percepire ogni sfumatura di ogni colore, e questo comporta azioni impulsive, spesso più dannose che utili. La rabbia induce a un’azione per pura sopravvivenza della macchina biologica. Il guerriero spirituale è mosso dall’impeto che educa all’intuizione e alla scelta ponderata di azioni corrette. Egli è mosso dalla nobiltà d’animo e dall’onore. Ogni persona dotata di libertà e amore diviene pericolosa per chi è immerso nella vita dell’ego, ecco il motivo per cui vogliono eliminare la figura di Gesù Cristo. Questi, nonostante il ruolo che ricoprono, hanno di base un livello coscienziale di sopravvivenza e il Cristo ne è perfettamente consapevole, per questo Egli mette alla prova la loro capacità di ragionamento libero. 12 In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione. 13 Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli: 14 Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, 15 Matteo, Tommaso, Giacomo d'Alfeo, Simone soprannominato Zelota, 16 Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore. Gli apostoli sono i discepoli selezionati da Gesù Cristo come prescelti; sono coloro ai quali avrebbe trasmesso le conoscenze di guarigione e comunicazione. Apostolo significa inviato, colui che trasmetterà in tutto il mondo il messaggio cristico. Il concetto di apostolo indica l’allontanamento dalla terra di origine per divulgare e condividere quanto il Cristo ha portato su questo piano di esistenza. Sul significato del numero dodici e la rappresentazione astrologica degli apostoli ho già trattato. 17 Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, 18 che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti. 19 Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti. Viene descritto qui il concetto di magnetismo personale. Ognuno di Noi sviluppa un campo elettromagnetico, più o meno ampio. Esso ha una forma toroidale e l’energia entra da una delle due estremità ed esce dall’altra passando per il centro. È un’energia bilanciata ed equilibrata in ogni punto del campo, rimanendo integra e autorganizzandosi; questo avviene poiché la forma toroide è lo schema vitale che viene utilizzato dal microcosmo al macrocosmo. Questa forma la possiamo vedere osservando una mela divisa a metà verticalmente, oppure nell’azione delle energie che circondano ogni astro; la stessa forma origina da ognuno di Noi. La forma toroide è la base di tutto quello che si manifesta nell’universo intero. Il flusso energetico scende dalla testa al cuore e risale, e va dal coccige al cuore e riscende, formando un campo all’interno del quale ogni essere vive. La forma toroidale permette il rigenerarsi continuo di energia senza necessità di reperirla all’esterno; risulta la forma dalla quale derivano i simboli, compresi gli alfabeti sacri creanti, i monumenti e le costruzioni antiche, l’albero della vita della cabala e molto altro. All’interno del toro troviamo l’equilibrio vettoriale, costituito da dodici vettori perfettamente in equilibrio che formano 64 tetraedri in struttura equilibrata, un equilibrio di 64 elementi, come i codoni del DNA, rimanendo nella struttura umana, ma anche del cristallo nel mondo minerale. È la perfezione della danza energetica. Il sistema toroide definisce il magnetismo e l’influenza sulle persone. Si espande e si contrae, come in una forma di respiro ed è anche quello che accade attraverso le emozioni scatenate dalla risata e dal pianto. Ognuno di Noi ha tre sfere di azione: la sfera di controllo, la sfera di coinvolgimento e la sfera di influenza:
20 Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva: «Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio. 21 Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete. 22 Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo. 23 Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti. 24 Ma guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione. 25 Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi che ora ridete, perché sarete afflitti e piangerete. 26 Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti. In questi versi è racchiusa l’essenza del percorso iniziatico nell’energia cristica. Lo vedremo nel dettaglio con la parabola del figliol prodigo. Chi tocca il fondo, può solo risalire, ma lo farà consapevolmente, perché ha esperienza di ciò che è da evitare; risale per sua scelta, perché ha compreso cosa NON è e, quindi, può finalmente essere. Chi ha fatto poca esperienza, perché tutto gli è stato consegnato facilmente, sarà costretto a doverlo comprendere successivamente. 27 Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, 28 benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. 29 A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. 30 Da' a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. 31 Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. 32 Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. 33 E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34 E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. 35 Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi. Questo è la sintesi del messaggio cristico: ama i nemici e prega per chi ti perseguita. Significano due aspetti animici fondamentali: il riconoscimento dell’amore incondizionato che alberga in ognuno e il libero arbitrio. L’amore è il principio universale creante, che permea tutto l’universo. Riporto qui un tratto del libro Alla ricerca del sé perduto: Il vero amore è quello incondizionato, ossia senza sorta di condizioni, l’unico che può essere chiamato tale, come già scritto in precedenza. Esso è l’energia che tutto crea, è l’energia della perfezione, è il modo supremo per essere nella gioia. [...] Essere nell’amore è la strada per l’illuminazione. Mi ricorda che sono perfetta così come sono, che ogni persona, animale, cosa, evento sono perfetti così come sono. Sono luce, sono divina: l’amore è il mezzo per esprimerlo. L’amore è il sentimento che mi permette di vivere sul piano delle emozioni superiori. Questo è dimostrato anche dai chakra: si esprime attraverso il quarto, che è quello che consente il passaggio dai centri energetici bassi a quelli alti. Con la venuta di Gesù il Cristo è iniziata l’era basata sull’amore e su tutte le emozioni a esso collegate: compassione, accettazione, condivisione, carità, misericordia, generosità, solidarietà… Amare significa sentire le emozioni a livello del cuore. Significa avere il cammino sempre illuminato dalla luce della consapevolezza. Significa aver trasmutato rabbia, paura, dolore, in impeto guerriero, coraggio, gioia. L’amore è l’evoluzione di me come semplice essere umano, il cammino di ripresa del mio vero sé. L’amore è quell’energia potentissima che vibra a frequenze elevate, che mi consente di accedere al controllo su me stessa, mi permette di prendere in mano la mia vita e di essere in grado di metterla a disposizione del miglioramento del mondo. Esso è perfetto, ma è anche infinitamente perfettibile. Noi esseri umani viviamo secondo due leggi: - Allontanamento dal dolore; - Raggiungimento della felicità. L’amore mi permette di vivere costantemente attraverso la seconda legge. Noi tutti siamo amore, io sono amore, tu sei amore, è che la maggior parte delle volte la frequenza è in stand-by. Devo darle io l’input per riaccendersi. Per farlo, è necessario scollegarmi dalle preoccupazioni di tutti i giorni e cominciare a Essere. Per vivere nell’amore devo essere amore; sembra quasi una contraddizione. L’amore supremo, incondizionato, può essere espresso solo da individui con un’a-nima evoluta che agiscono per il bene supremo, ovvero per tutti quegli obiettivi che migliorano lo stato dell’umanità. Lo stato di amore incondizionato è quello di apertura del cuore, che introduce alla dimensione di evoluzione della coscienza conosciuta come “Risveglio”, che permette di vedere la realtà esattamente come è. Il libero arbitrio è la facoltà di saper scegliere da sé, senza condizione alcuna; è lo stato dell’essere reale su questo piano di esistenza. Permette di agire invece di reagire, di vivere invece di sopravvivere. Agire in libero arbitrio significa affidarsi totalmente alla divinità che siamo, nel rispetto dell’educa-zione rappresentata dalla frase: “Sia fatta la tua volontà”, dove per tua è intesa quella animica, la scintilla divina. E così è. L’umano è un tutt’uno di corpo e mente, identificato con un nome, un ruolo e una forma. Utilizzando questi elementi diviene consapevole della coscienza che è. Nel processo di acquisizione di libero arbitrio, ci sono tre figure fondamentali, ossia tre livelli coscienziali, attraverso i quali l’umano evolve e di cui già abbiamo scritto: vittima, creatore della propria realtà, servitore del divino. L’umano comune è dotato di un ego e di un Sé Superiore; l’ego è della personalità, il Sé Superiore è dell’anima. Anima e personalità costituiscono un unico individuo, il quale, per essere considerato tale, necessita di entrambe. L’individuo è entrambe le energie, perché è coscienza; ed è quest’ultima che genera l’ego e il Sé. In molti percorsi di ricerca spirituale si persegue l’annichilimento dell’ego a favore del Sé, ma questo significa annullare una parte dell’individuo; l’ego è uno straordinario strumento messoci a disposizione per comprendere il Sé Superiore. Comprendiamo la luce perché esiste il buio; senza uno dei due l’altro è inesistente. Il libero arbitrio è acquisito nel momento in cui conosciamo esattamente chi siamo nell’adesso. Conoscerci qui e ora ci permette di comprendere che Noi ci relazioniamo agli altri nella maniera in cui vogliamo si relazionino a Noi. Lo stesso fanno loro con Noi. 36 Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. 37 Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; In questi versetti sta racchiusa l’essenza del secondo specchio esseno. Giudicare ciò che riteniamo ingiusto cristallizza in Noi ciò che detestiamo, sviluppando l’invidia. Di contro, misericordia e perdono stabilizzano ciò che amiamo, sviluppando l’ammirazione. L’invidia è uno dei sette vizi capitali, immersi nel quale si prova dolore per la gioia altrui. L’ammirazione è la gioia condivisa perché altri raggiungono i loro obiettivi. 38 date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio». Qui, invece, sta tutta l’essenza della Legge di Attrazione: ciò che emettiamo è ciò che riceviamo, quello che doniamo, ritorna. La vita è un equilibrio dinamico di scambio paritario. In ogni istante riceviamo ciò che emaniamo. Cambiamo il nostro avere quando modifichiamo il nostro essere, perché svolgiamo azioni diverse. Mutare essere è possibile grazie a nuove informazioni che facciamo nostre e le sviluppiamo nell’evoluzione coscienziale. La Legge di Attrazione è la risultante di più vettori ben precisi. Ogni vettore corrisponde alla vibrazione di un elemento che interviene nel manifestarsi di quell’evento, quella persona, quella cosa. Ognuno di Noi attrae la vibrazione che è nel qui e ora. Siamo la risultante della vibrazione di ogni nostro pensiero, emozione, azione, sentimento, parola, apparato, organo, cellula, atomo, ogni informazione proveniente dall’esterno, il luogo in cui ci troviamo, le persone che sono con Noi, gli oggetti. Otterremo ciò che vogliamo davvero quando tutti questi elementi emaneranno le vibrazioni corrispondenti al nostro obiettivo. Finché queste rimarranno differenti, allora attrarremo altro. Ricordo che è una legge e funziona in ogni istante. 39 Disse loro anche una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt'e due in una buca? 40 Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro. Nessuna evoluzione è possibile mantenendo il livello sapienziale precedente. Può esserci trasformazione, ma l’evoluzione prevede una trasmutazione della sostanza. Per guidare qualcuno, un cieco deve prima riacquistare la vista, passare a un livello di comprensione maggiore delle sue potenzialità. La trasformazione viene spesso confusa con una reale mutazione. Trasformare significa cambiare forma, ma la sostanza è la stessa. Pensiamo al pongo: facciamo una stella, poi lo amalgamiamo e facciamo un fiore, lo amalgamiamo di nuovo e facciamo una casetta. La forma è diversa, ma sempre di pongo si tratta. La trasmutazione è una vera e propria modifica di sostanza: il piombo che diviene oro. Le emozioni inferiori diventano materiale grezzo per l’elevazione a emozioni superiori, percepiamo la divinità che siamo. Dobbiamo ottenere almeno la conoscenza del nostro maestro ed essere in grado, successivamente, di guidare. 41 Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo? 42 Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello. Siamo sempre nella modalità di azione del primo specchio esseno. Si cerca il capro espiatorio negli altri. Togliendo la trave, appare tutto con chiarezza e cominciamo a conoscerci davvero. Come nei versetti precedenti, prima salviamoci, poi aiutiamo gli altri. Spesso, per evitare la sensazione della colpa, ci dedichiamo agli altri, con conseguenti nuovi danni per Noi e per loro. Come si toglie la trave? Osservando la situazione da più punti di vista, ma prima osservando Noi stessi in presenza totale. È fondamentale creare quello che è chiamato testimone, una modalità nostra di osservazione con distacco. 43 Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. 44 Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo. 45 L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore. Ritornano qui i principi fondamentali: il nostro mondo esteriore è il riflesso di quello che siamo dentro; come in alto così in basso, come dentro così fuori, ci indica Ermete Trismegisto. Accenna a un altro concetto meraviglioso: le parole esprimono esattamente chi siamo. Questo argomento lo tratteremo più avanti. 46 Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico? 47 Chi viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: 48 è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia. Venuta la piena, il fiume irruppe contro quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. 49 Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la rovina di quella casa fu grande». Molto interessante questa parte da un punto di vista pratico. L’umano comune tende a dipendere da un mondo essoterico, la sua gioia o dolore è il risultato delle azioni di altri e lui subisce l’esistenza, come una marionetta che è manipolata a piacere dal burattinaio. Il burattino rappresenta una proiezione esteriore del mondo di chi lo dirige. È irreale, falso, un’identificazione dei meccanismi altrui. È totalmente privo di libertà, sottomesso a leggi per lui incomprensibili, definite credenze. Il messaggio cristico ci educa alla totale responsabilità della nostra vita. Impariamo la facoltà di saper rispondere delle nostre azioni, comprendendone le dinamiche. Nessuna colpa esiste, ma solo responsabilità di ciò che siamo in quell’istante. Essere responsabili è recidere i fili della marionetta per iniziare a stare in piedi da soli, cadendo anche più volte, ma rialzandoci più determinati di prima. La responsabilità sviluppa una capacità di preveggenza, caratteristica che ognuno può sviluppare: si prevede il certo o presunto risultato del comportamento adottato correggendolo, se necessario, per il raggiungimento del risultato prefissato. La facoltà di rispondere garantisce qualcosa o qualcuno. Tre sono le caratteristiche della responsabilità:
Una vita realizzata e felice si costruisce su basi solide; una di queste è la responsabilità.
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