1 Mancavano intanto due giorni alla Pasqua e agli Azzimi e i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di impadronirsi di lui con inganno, per ucciderlo. 2 Dicevano infatti: «Non durante la festa, perché non succeda un tumulto di popolo».
Sommi sacerdoti e scribi sentono venir meno la loro autorità sulla folla. La paura si è impadronita di loro da tempo. Rappresentano un classico esempio dei figli del mondo: ciò che per loro rimane incomprensibile, ciò che toglie lustro diviene un pericolo, e il pericolo va eliminato. Il pericolo è reale, la paura è una scelta. Questo è valido anche per loro. Certo, l’ego è messo in pericolo ed essi hanno due possibilità: eliminare ciò che è pericoloso o trasmutare se stessi. In realtà, la miglior soluzione è divenire portatori del messaggio cristico, ma il loro rifiuto è dovuto all’attaccamento al ruolo e ai beni materiali, una dipendenza della personalità che richiama il significato del quarto specchio esseno, ovvero l’organizzazione della propria esistenza in base alle dipendenze a sfavore di ciò che rende liberi, collegato al vizio capitale dell’avarizia. Questo porta a svolgere azioni contro se stessi, come l’impadronirsi di Gesù Cristo per ucciderlo, perché considerato un pericoloso attacco alla loro identificazione. Secondo il loro punto di vista, eliminandolo risolvono, ma lo fanno in maniera subdola, di nascosto, proprio perché hanno scopi di bassa vibrazione. Chi nulla ha da nascondere, fa tutto alla luce del sole. Il potere logora chi ne è privo. E qui per potere si intende quello interiore: sono logorati internamente dalla mancanza di potere in se stessi, dall’incapacità di rendere grande la loro anima perché perseguono fini piccoli. Gli scribi e i sommi sacerdoti vogliono le tenebre e l’ignoranza per scopo personale, Gesù Cristo vuole luce e conoscenza per elevare l’umanità. Questo comportamento è simile a “vendere l’anima al diavolo”, a creare dolore e sofferenza ad altri per ottenere prestigio personale. Vanità, uno dei peccati umani più subdoli che bloccano l’elevazione dello spirito. 3 Gesù si trovava a Betània nella casa di Simone il lebbroso. Mentre stava a mensa, giunse una donna con un vasetto di alabastro, pieno di olio profumato di nardo genuino di gran valore; ruppe il vasetto di alabastro e versò l'unguento sul suo capo. 4 Ci furono alcuni che si sdegnarono fra di loro: «Perché tutto questo spreco di olio profumato? 5 Si poteva benissimo vendere quest'olio a più di trecento denari e darli ai poveri!». Ed erano infuriati contro di lei. 6 Allora Gesù disse: «Lasciatela stare; perché le date fastidio? Ella ha compiuto verso di me un'opera buona; 7 i poveri infatti li avete sempre con voi e potete beneficarli quando volete, me invece non mi avete sempre. 8 Essa ha fatto ciò ch'era in suo potere, ungendo in anticipo il mio corpo per la sepoltura. 9 In verità vi dico che dovunque, in tutto il mondo, sarà annunziato il vangelo, si racconterà pure in suo ricordo ciò che ella ha fatto». I riti con gli oli divengono sempre molto potenti. Qui troviamo il nardo, il cui significato si collega al respiro e, quindi, allo spirito. Il suo profumo arriva direttamente a Dio, riportandoci a situazioni già vissute e sensazioni già provate. Sembra quasi un collegamento alle precedenti vite, come quella di Gesù Cristo che ritorna ai ricordi del Signore Maitreya. L’olio di nardo, simbolicamente, è la devozione pura. Il gesto dell’unzione era riservato a persone molto influenti e di potere. Essendo Gesù Cristo ignorato nella sua vera missione, chi lo rinnega percepisce il gesto della donna come uno spreco, mentre in realtà lo spirito del Cristo riceve ardore e vitalità grazie a questo rituale. 10 Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai sommi sacerdoti, per consegnare loro Gesù. 11 Quelli all'udirlo si rallegrarono e promisero di dargli denaro. Ed egli cercava l'occasione opportuna per consegnarlo. Inizia il percorso di Giuda, quel suo divenire servo del divino, attuando il ruolo per il quale si era incarnato a fianco di Gesù Cristo. La sua è un’anima talmente potente che è in grado si sopportare tale compito che, sul piano della personalità, risulta infimo. In realtà, egli sta eseguendo quanto richiesto dalla divinità per permettere al Cristo di attuare il piano di morte e resurrezione. Mi ricorda molto il parallellismo con la saga di Harry Potter, dove Severus Piton esegue l’ordine di Albus Silente di ucciderlo per permettere al mondo magico di salvarsi, ma il professor Piton diverrà il “cattivo”, finché un’azione ben specifica lo scagionerà. Il professor Piton stava svolgendo una precisa indicazione del signore che aveva scelto di servire: Albus Silente. Lo stesso dicasi per Giuda. 12 Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?». 13 Allora mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo 14 e là dove entrerà dite al padrone di casa: Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, perché io vi possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli? 15 Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala con i tappeti, già pronta; là preparate per noi». 16 I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono per la Pasqua. L’uomo con la brocca d’acqua, simbolo evidente del passaggio dall’era dei pesci a quella dell’acquario, ovvero un passo evolutivo per l’umanità. Ne ho già descritto dettagliatamente. La stanza al piano superiore rappresenta un livello maggiore. Il “mangiare la Pasqua” diviene un atto evolutivo importante per tutti quelli che ne parteciperanno, perché otterranno un livello coscienziale maggiore. Il tappeto rappresenta lo spazio consacrato all’evento. Esso è simbolo di destino e lì, durante il rito della Pasqua, i dodici conosceranno il loro destino. Rende sacro il profano ed è il tramite tra Dio e l’uomo. Il rito sul tappeto sublima l’uomo che lo rende puro di cuore. 17 Venuta la sera, egli giunse con i Dodici. 18 Ora, mentre erano a mensa e mangiavano, Gesù disse: «In verità vi dico, uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà». 19 Allora cominciarono a rattristarsi e a dirgli uno dopo l'altro: «Sono forse io?». 20 Ed egli disse loro: «Uno dei Dodici, colui che intinge con me nel piatto. 21 Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto di lui, ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo è tradito! Bene per quell'uomo se non fosse mai nato!». Il tradimento è una delle cinque ferite emotive che l’anima subisce quando si incarna in un apparato psico-fisico sulla terra. Il tradimento è quando vittima e carnefice coincidono nella stessa persona. La difesa dell’ego comporta il diventare l’opposto dei propri ideali, si incarna altro nel lasciarsi trasportare dagli eventi e dalle persone. L’ego vince sull’anima, la bugia sulla verità[1]. Guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo è tradito: qui Gesù Cristo si riferisce a tutti coloro che pongono la personalità davanti alle esigenze dell’anima, tradendo la propria vera essenza. Siamo in questo piano di esistenza per sviluppare i talenti e le virtù animiche, attraverso le prove e le tentazioni del mondo. Siamo qui per divenire esseri integri o, meglio, per comprendere che lo siamo. 22 Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». 23 Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. 24 E disse: «Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza versato per molti. 25 In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio». Ho già trattato il significato di pane, benedizione e vite. Gesù Cristo qui annuncia la sacralità del vino come bevanda destinata alla divinità; infatti, lo berrà solamente quando sarà nel Regno di Dio, quando sarà degno di questo. Pane e vino divengono corpo e sangue del Cristo tramite il processo della transustanziazione, che comporta il mutamento di sostanza mantenendo la stessa materia. Si tratta di informare quell’elemento con le frequenze di altro, in questo caso specifico il suo corpo e il suo sangue, in modo che a livello energetico avvenga una trasmutazione. 26 E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. 27 Gesù disse loro: «Tutti rimarrete scandalizzati, poiché sta scritto: Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse. Il monte degli ulivi, un luogo simbolico dal punto di vista spirituale. Il significato della montagna l’ho già trattato, ora ci occupiamo dell’ulivo. Simbolo di pace e dell’abbondanza. La colomba porta un rametto di olivo a Noè per indicare la fine del diluvio universale. Rappresenta la longevità, la stabilità e la divinità, grazie alle caratteristiche dell’albero stesso. L’olio per unguenti è quello di oliva, perché sacro. Rappresenta la fede e la vittoria, l’onore. Tutte caratteristiche incarnate dal Cristo e dalla vittoria del suo messaggio grazie alla resurrezione dai morti, indice che questo messaggio è eterno. L’olivo rappresenta anche l’albero della conoscenza del bene e del male, insieme al cipresso e il cedro, i tre alberi che nacquero dai tre semi che Seth pianta sulla tomba del padre Adamo, semi dati a lui dai cherubini. L’olivo rappresenta la giustizia e la saggezza grazie alla sua longevità. Le pecore sono animali che si lasciano portare dal pastore; senza, esse si trovano in confusione. Nel momento in cui Gesù Cristo inizierà a subire quanto profetizzato, le sue pecore, gli apostoli, saranno disorientati e, infatti, li troveremo a compiere atti di rifiuto, abbandono e tradimento nei confronti del loro Maestro. 28 Ma, dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea». 29 Allora Pietro gli disse: «Anche se tutti saranno scandalizzati, io non lo sarò». 30 Gesù gli disse: «In verità ti dico: proprio tu oggi, in questa stessa notte, prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte». 31 Ma egli, con grande insistenza, diceva: «Se anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò». Lo stesso dicevano anche tutti gli altri. Colui che ancora ignora il calare della notte, meglio eviti di giurare di inoltrarsi nelle tenebre. È questo che Gesù Cristo sta dicendo a Pietro. Possiamo giurare solamente quando quell’esperienza l’abbiamo fatta, altrimenti ignoreremo sempre la nostra reazione. Mai dire mai, siamo esseri condizionati e condizionabili e la paura dona potere alla macchina biologica togliendolo all’anima. La paura toglie coerenza, poiché molto difficile da mantenere, è una vibrazione elevata che comporta un’apertura del cuore, un amore incondizionato verso tutti e verso una causa umanitaria di elevazione spirituale. Solo esseri divini, che hanno compreso la propria deità, possono inoltrarsi nelle tenebre, perché porteranno luce. 32 Giunsero intanto a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». 33 Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. 34 Gesù disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». 35 Poi, andato un po' innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse da lui quell'ora. 36 E diceva: «Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu». Anche in questo momento particolarmente angosciante, Gesù Cristo chiama a sé i tre discepoli preferiti, chiedendo conforto e sostegno. Nonostante la sua consapevolezza di essere oltre quello che è un comune umano, Egli è impaurito e angosciato, perché è, comunque, incarnato in un apparato psico-fisico che prova emozioni e sentimenti. La sua missione viene prima di tutto, perciò si affida alla divinità per un aiuto, per rimanere centrato, e lo fa attraverso la preghiera in solitudine. Come uomo, il desiderio è di allontanare il dolore, ma come essere divino chiede che si compia la missione terrestre; è una situazione spesso provata da chi ha missioni importanti da svolgere, che sente la debolezza della materia, ma anche il potere dello spirito, che vince su tutto. Questo avviene quando la missione è di livello elevato e, soprattutto, è della persona stessa. Far vincere la caducità del mondo materiale significa perdere dignità, valore, libertà. 37 Tornato indietro, li trovò addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare un'ora sola? 38 Vegliate e pregate per non entrare in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole». 39 Allontanatosi di nuovo, pregava dicendo le medesime parole. 40 Ritornato li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano appesantiti, e non sapevano che cosa rispondergli. Vegliare è un’azione che pochi sono in grado di praticare. Significa dover comandare alla propria macchina biologica di eseguire attività per le quali è priva di energia o che si rifiuta di svolgere. Solo un grande sforzo di volontà può indurre a riuscire. È quello che accade ogni volta che iniziamo gli esercizi di presenza a Noi stessi: per qualche secondo gestiamo l’attività, ma poi interviene la mente che sceglie un’azione energeticamente più economica e torniamo nel nostro sonno verticale. Gli occhi degli apostoli divengono pesanti; si rifiutano di osservare la sofferenza del Cristo, che loro sono incapaci di sostenere. Infatti, non sanno cosa rispondergli, ma Gesù Cristo ha detto solo di vegliare nella preghiera, non di dare risposte. La veglia nella preghiera Gli avrebbe donato maggiore forza per affrontare il momento, ma è consapevole della debolezza della carne umana. 41 Venne la terza volta e disse loro: «Dormite ormai e riposatevi! Basta, è venuta l'ora: ecco, il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. 42 Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino». Qui il Cristo sta definendo perfettamente il comportamento umano: l’inca-pacità di sostenere cause elevate. Sono pochissimi quelli che riescono, in fondo, solo uno arriva in cima alla montagna, gli altri cedono prima. 43 E subito, mentre ancora parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni mandata dai sommi sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. 44 Chi lo tradiva aveva dato loro questo segno: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». 45 Allora gli si accostò dicendo: «Rabbì» e lo baciò. 46 Essi gli misero addosso le mani e lo arrestarono. 47 Uno dei presenti, estratta la spada, colpì il servo del sommo sacerdote e gli recise l'orecchio. 48 Allora Gesù disse loro: «Come contro un brigante, con spade e bastoni siete venuti a prendermi. 49 Ogni giorno ero in mezzo a voi a insegnare nel tempio, e non mi avete arrestato. Si adempiano dunque le Scritture!». Il bacio ha una doppia valenza simbolica: qui va considerato sotto l’aspetto della personalità e sotto quello dell’anima. Nel primo caso diviene tradimento, poiché il bacio è un atto di devozione verso il proprio signore, uno scambio comunicativo, di gratitudine e unione. Ecco allora che ne diviene oggetto di scherno. Sul piano animico, queste caratteristiche vengono rispettate, in quanto la richiesta di tradimento proviene proprio da Gesù Cristo per adempiere al suo compito terrestre. La paura del potere di Gesù è tale che lo cattura una folla armata. Nessuno ha mai avuto il coraggio di affrontarlo da solo, nemmeno durante le predicazioni, perché scribi e sommi sacerdoti dovevano salvaguardare il loro ruolo prima di tutto. L’orecchio reciso indica la mancata volontà di ascoltare per comprendere. 50 Tutti allora, abbandonandolo, fuggirono. 51 Un giovanetto però lo seguiva, rivestito soltanto di un lenzuolo, e lo fermarono. 52 Ma egli, lasciato il lenzuolo, fuggì via nudo. La codardia si impossessa di chiunque preferisca salvaguardare il proprio ruolo di identificazione nella materia. Il giovanetto è particolarmente significativo, in quanto lui è ancora puro, quindi, disposto a seguire Gesù, perché ne riconosce l’incarnazione della perfezione, bellezza e gioia. 53 Allora condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. 54 Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del sommo sacerdote; e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco. 55 Intanto i capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. 56 Molti infatti attestavano il falso contro di lui e così le loro testimonianze non erano concordi. 57 Ma alcuni si alzarono per testimoniare il falso contro di lui, dicendo: 58 «Noi lo abbiamo udito mentre diceva: Io distruggerò questo tempio fatto da mani d'uomo e in tre giorni ne edificherò un altro non fatto da mani d'uomo». 59 Ma nemmeno su questo punto la loro testimonianza era concorde. 60 Allora il sommo sacerdote, levatosi in mezzo all'assemblea, interrogò Gesù dicendo: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». Chi vive nella verità, fa paura, perché diviene potente oltre ogni limite; è inattaccabile, forte. Questo spaventa l’essere umano, abituato alla menzogna, alla falsità e alla manipolazione. La verità è uno stato di coscienza ignorato dai più, perciò, come già accennato in precedenza, le genti preferiscono una bella bugia a una brutta verità. L’apparenza, questo interessa alla personalità umana. In mezzo a tanti pazzi, il sano diviene malato. Il tempio distrutto e ricostruito in tre giorni diviene simbolo della conclusione del percorso iniziatico e richiama di nuovo il significato dei solstizi d’inverno, nei quali il sole “muore” per tre giorni per risorgere successivamente in un movimento vitale. 61 Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?». 62 Gesù rispose: «Io lo sono! E vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo». 63 Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? 64 Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». Tutti sentenziarono che era reo di morte. 65 Allora alcuni cominciarono a sputargli addosso, a coprirgli il volto, a schiaffeggiarlo e a dirgli: «Indovina». I servi intanto lo percuotevano. Le nubi rappresentano la leggerezza e l’elevazione dell’anima e rappresentano protezione e sicurezza. Questo a indicare che, qualunque cosa verrà fatta al figlio dell’uomo, Egli riceverà la sua ricompensa, perché questo è stabilito dal suo percorso animico. Le folle messe in confusione sono incapaci di scegliere e si lasciano trascinare da chi riveste un ruolo di autorità, perché “se lo dicono loro allora è vero”. Ecco come avviene l’addormentamento delle coscienze. Alla maggior parte di loro, quando viene chiesto perché lo fanno rispondono che le autorità hanno detto che è colpevole. 66 Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una serva del sommo sacerdote 67 e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo fissò e gli disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». 68 Ma egli negò: «Non so e non capisco quello che vuoi dire». Uscì quindi fuori del cortile e il gallo cantò. 69 E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è di quelli». 70 Ma egli negò di nuovo. Dopo un poco i presenti dissero di nuovo a Pietro: «Tu sei certo di quelli, perché sei Galileo». 71 Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell'uomo che voi dite». 72 Per la seconda volta un gallo cantò. Allora Pietro si ricordò di quella parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai per tre volte». E scoppiò in pianto. La fedeltà è una virtù superiore, sostenuta solo da anime adulte, pronte a tutto. E Pietro ancora era immaturo, ma comprende come Gesù sapesse tutto, non perché indovino o veggente, ma perché conosceva l’animo ancora corrotto dei suoi apostoli.
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