1 In quei giorni, essendoci di nuovo molta folla che non aveva da mangiare, chiamò a sé i discepoli e disse loro: 2 «Sento compassione di questa folla, perché già da tre giorni mi stanno dietro e non hanno da mangiare. 3 Se li rimando digiuni alle proprie case, verranno meno per via; e alcuni di loro vengono di lontano». 4 Gli risposero i discepoli: «E come si potrebbe sfamarli di pane qui, in un deserto?». 5 E domandò loro: «Quanti pani avete?». Gli dissero: «Sette». 6 Gesù ordinò alla folla di sedersi per terra. Presi allora quei sette pani, rese grazie, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. 7 Avevano anche pochi pesciolini; dopo aver pronunziata la benedizione su di essi, disse di distribuire anche quelli. 8 Così essi mangiarono e si saziarono; e portarono via sette sporte di pezzi avanzati. 9 Erano circa quattromila. E li congedò.
10 Salì poi sulla barca con i suoi discepoli e andò dalle parti di Dalmanùta. Rimando alla trattazione già fatta in precedenza sul miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Questa volta troviamo il numero sette, numero dell’evoluzione umana, numero magico per eccellenza. Anche il numero sette ricorre nella nostra vita come simbolo di dinamicità; permette l’inizio di un nuovo ciclo ad un’ottava superiore. È il simbolo della saggezza, di Saturno, che ritorna ancora come energia. Il misticismo è racchiuso in esso e Platone lo definiva anima mundi. Il misticismo è la conoscenza del mistero. Il sette è il numero perfetto, consente di mediare tra la nostra natura divina e quella umana, è sia misticismo sia scienza. Ama la solitudine, l’introspezione. Formato dalla somma del numero tre, la trinità divina, e il numero quattro, la materia con i suoi elementi (acqua, aria, fuoco, terra). È l’essenza, la completezza in ogni livello di esistenza. Rappresenta lo spirito incarnato nella materia, proprio come il simbolo alchemico del pianeta Terra. 11 Allora vennero i farisei e incominciarono a discutere con lui, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova. 12 Ma egli, traendo un profondo sospiro, disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità vi dico: non sarà dato alcun segno a questa generazione». 13 E lasciatili, risalì sulla barca e si avviò all'altra sponda. La necessità dei figli del mondo di avere conferme fa parte della natura della macchina biologica, che si sente costantemente attaccata dall’esterno. È tipica di chi vive nei dogmi, nelle imposizioni e nella paura di un castigo. In fondo, perché si ha necessità di avere conferme? Perché nel proprio cuore si percepisce che quello cui si crede è falso. Le conferme possono arrivare solamente da Noi, da come ci comportiamo, dalle azioni che facciamo, dall’esperienza personale di ogni sacrosanto istante di vita. Gli umani hanno creato la scienza di laboratorio per ottenere conferme che potrebbero avere semplicemente osservando se stessi, la loro vita, la natura e l’universo. Si sono allontanati sempre più dal loro essere divini. Il segno è la manifestazione di Dio, è il marchio della sacralità, ecco perché lo chiedono. I segni possono essere compresi solamente dagli iniziati. Nessun segno verrà dato in questa generazione significa che quelle persone devono trovare le loro risposte impegnandosi ogni istante nel messaggio cristico, prendendo in mano la loro vita, smettendo di essere dipendenti da un Dio che nemmeno hanno mai visto, ma allo stesso tempo definisce il livello basso di coscienza di quel periodo. La scoperta della vita è la strada più meravigliosa e appagante che si possa percorrere. Nessun segno verrà dall’e-sterno, perché questo conduce al passaggio da un dogma a un altro, da un paradigma limitante ad un altro. Oggi stiamo vivendo un’altra condizione simile: si crede in ciò che fa comodo e, quando modifichiamo la nostra vita, crediamo in qualcos’altro che ci piace di più. Segni sempre dall’esterno. Il risveglio della coscienza è quel vissuto costante che ci porta a trovare le nostre risposte da Noi. Quando qualcuno sfida altre persone, lo fa perché deve sentirsi superiore, necessita della conferma della sua ragione. Nulla è più infimo per un essere umano che il volersi porre sopra a tutti per egoità. Questo stato è dettato da una scarsa autostima e da un’inesistente fiducia nell’esistenza. Sono questi gli aspetti su cui lavorare, anziché ricevere segni dall’esterno. 14 Ma i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un pane solo. 15 Allora egli li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». 16 E quelli dicevano fra loro: «Non abbiamo pane». 17 Ma Gesù, accortosi di questo, disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non intendete e non capite ancora? Avete il cuore indurito? 18 Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, 19 quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». 20 «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». 21 E disse loro: «Non capite ancora?». Ancora una volta Gesù Cristo pone l’accento sulla mancata fiducia e fede da parte dei propri discepoli. Nonostante abbiano partecipato attivamente ai miracoli, essi ancora hanno perplessità. È difficile togliere le abitudini e le credenze depotenzianti dalla mente; queste sono molto cristallizzate e scioglierle diviene un atto di enorme forza di volontà. La meccanicità regna nell’essere umano comune, anche se questi ha intrapreso il cammino spirituale. Togliere le zavorre è un atto di fiducia e amore verso se stessi. Avere occhi e non vedere e orecchie e non udire è utilizzare i sensi in modalità passiva. I sensi sono gli organi che ricevono le informazioni dall’am-biente esterno e le inviano al cervello che le elabora secondo i codici più facili da usare. Vedere e guardare sono due azioni diverse: con la prima si attiva il senso della vista in modalità passiva, con la seconda si attiva il senso della vista ponendo attenzione per comprendere. Lo stesso dicasi per i verbi udire e ascoltare. L’attenzione ci permette di discernere, di essere liberi, di comprendere e di focalizzarci su quanto risulta utile in quel momento. Aspettando sempre segni dagli altri, gli uomini del mondo hanno messo in stand-by molte delle loro capacità sensoriali ed extrasensoriali e sono divenuti automi, macchine biologiche prive di libero arbitrio, macchine comandate da altri. 22 Giunsero a Betsàida, dove gli condussero un cieco pregandolo di toccarlo. 23 Allora preso il cieco per mano, lo condusse fuori del villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?». 24 Quegli, alzando gli occhi, disse: «Vedo gli uomini, poiché vedo come degli alberi che camminano». 25 Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente e fu sanato e vedeva a distanza ogni cosa. 26 E lo rimandò a casa dicendo: «Non entrare nemmeno nel villaggio». Un altro episodio in cui Gesù Cristo guarisce secondo le conoscenze del tempo. Anche qui vi è un utilizzo della saliva, ma con un’altra sostanza, descritta dettagliatamente nel Talmud. In un’intervista di Stefano Andrini, il dott. Felice D'Onofrio, ordinario di Medicina interna della II Università di Napoli, risponde in questo modo: «In entrambi i casi (Betsaida e cieco nato) ciò che accomuna le descrizioni è l'operare di Gesù mediante la sua saliva, un uso che richiama quanto riportato dal Talmud circa il Kollaerion, cioè un impasto di farina con liquidi quale latte umano e chiara d'uovo. Interessante anche l'applicazione della saliva per sfruttare l'effetto antibatterico del solfocianamide di potassio contenuto nella saliva di un soggetto a digiuno. Ma la guarigione del cieco di Betsaida rivela anche un'altra dinamica a sostegno della storicità e della scientificità dell'episodio. Dopo avergli imposto la saliva sugli occhi Gesù gli domanda "Vedi qualcosa?" ed il cieco risponde "Vedo gli uomini, poiché vedo come alberi che camminano". Questa è un'esperienza comune per i soggetti che hanno riacquistato la vista dopo un lungo periodo di cecità e percepiscono le prime immagini come bastoncelli in movimento. C'è poi l'episodio del sordomuto dove di nuovo la storicità viene confermata dal verbo greco «mogilaleo» per esprimere la parola muto. A ben considerare, infatti, il mutismo è secondario alla sordità, la quale in genere è congenita. Il sordomuto non è silenzioso ma articola fonemi e suoni gutturali. Il termine greco usato da Marco potrebbe indicare il parlare a stento con una espressione che ben riassume il modo di parlare gutturale dei sordomuti. Anche per questo miracolo evangelico le espressioni usate sono oltremodo interessanti per una lettura medico-scientifica che nel racconto ritrova elementi altamente probanti per un episodio realmente accaduto». Iniziamo a comprendere che Gesù Cristo, oltre al suo magnetismo ed energia particolarmente potenti, sa esattamente come praticare le conoscenze mediche importanti acquisite negli anni in cui è rimasto con gli esseni, ma, probabilmente, ha avuto contatti con altre culture come risulta da alcune narrazioni extrabibliche che, secondo alcune di esse, Egli sarebbe stato in India e in Inghilterra. 27 Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo; e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: «Chi dice la gente che io sia?». 28 Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti». 29 Ma egli replicò: «E voi chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». 30 E impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno. Gesù Cristo mette alla prova i discepoli, per capire chi di loro avesse compreso la sua reale natura. Le genti pensano a Lui come alla reincarnazione di personaggi influenti del passato, ma Pietro ha compreso perfettamente che Lui è l’incarnazione del messia tanto atteso. Impone loro di tenere riservata l’informazione, poiché le masse vanno convinte con le azioni, con l’esempio; devono comprendere per esperienza diretta, lasciando andare ogni tipo di credenza. Nessuno dev’essere convinto a parole, ma ognuno deve esperire. 31 E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare. 32 Gesù faceva questo discorso apertamente. Allora Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimproverarlo. 33 Ma egli, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: «Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». Gesù Cristo definisce con dovizia di particolari il percorso iniziatico del Cristo incarnato. Perché lo conosce così alla perfezione? Perché già in passato il Cristo era tra gli uomini. Tutti quelli che predicano contro le leggi terrene imposte da uomini sono perseguitati fino alla “morte”, che possa essere fisica oppure psicologica, o sociale. Ogni percorso iniziatico prevede sofferenza per una totale trasmutazione. Possiamo comprenderlo studiando e leggendo quali fossero i vari riti in passato. Ognuno può approfondire l’argomento. Quello che è importante conoscere è che quella sofferenza dev’essere costruttiva, utile al risultato finale; mai si tratta di una sofferenza per una colpa, o indotta perché tanto dopo si starà bene. Si sarà nella gioia solamente dopo averla conquistata da sé. È importante che i discepoli conoscano a perfezione ciò cui il Cristo andrà incontro, in modo da sapere in ogni momento come supportarlo attraverso le loro opere. Pietro si oppone alla conoscenza, si oppone alla verità rivelata, ecco perché Gesù Cristo lo chiama satana, oppositore; sono gli uomini di basso grado evolutivo che preferiscono l’ignoranza e una bella falsità; gli uomini di luce preferiscono una brutta verità, ma sapranno sempre che le loro azioni saranno, di conseguenza, di aiuto al compimento della Grande Opera della resurrezione della carne ad una nuova vita. La mente di Dio pensa sempre all’evoluzione. Ciò che spaventa è la resurrezione, perché sconosciuta. Essa è il potere della fede. La resurrezione è un privilegio che sottostà all’ordine cosmico. È la promessa di ottenerla che spinge l’uomo a purificarsi, a ritrovare se stesso, a elevarsi. Essa pone l’uomo al livello di Dio. Ricordi il Gan Eden, quando Adamo ed Eva mangiano del frutto della conoscenza? Dio si arrabbia perché, se mangiano anche il frutto dell’albero della vita, vivranno per un tempo indefinito, divenendo a tutti gli effetti conoscitori e realizzatori della divinità che sono, ossia avranno ottenuto la pietra filosofale tanto cara agli alchimisti. Il rito iniziatico prevede la “morte” per risorgere a “vita nuova”. 34 Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 35 Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà. 36 Che giova infatti all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? 37 E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima? 38 Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi». Molti sono gli spunti di riflessione su questo passo, un momento importante per la comprensione del vero messaggio cristico. Rinnegare se stessi significa essere pronti a divenire uomini nuovi, a rinunciare alla condizione di sottomissione e imposizione di paradigmi che annientano l’essenza umana, a voler essere davvero se stessi. Seguendo il Cristo, si ha la possibilità di educare i propri talenti, svilupparli al meglio e metterli a disposizione dell’umanità, divenendo servitori del divino. La croce è uno dei simboli più importanti in tutto il mondo e per ogni cultura e religione. Rappresenta i quattro elementi (aria, acqua, terra, fuoco), la materia, il mondo manifesto, ma anche le quattro parti di cui è composto un essere umano (corpo, mente, anima, spirito). Iscritta in un cerchio è il simbolo alchemico del pianeta Terra: lo spirito perfettamente incarnato nella materia, a significare che, l’ottenimento della Grande Opera, avviene proprio su questo pianeta e su questo livello di esistenza. Indica il maschile (segno verticale) e il femminile (segno orizzontale) che si uniscono per attuare la fecondità; sono il negativo e il positivo che si incontrano al centro per stabilizzarsi grazie alla neutralità; il segno orizzontale separa il verticale nel mondo superiore e inferiore, ma strettamente connessi da esso; Dio e la natura si uniscono per creare tutto ciò che è. Rappresenta il sole in divenire, il sole che è la vita, in movimento perché essa è una continua trasformazione. In origine, infatti, la croce era rappresentata all’interno del cerchio. Essere inchiodato alla croce, che è la morte che spetta a Gesù Cristo, significa l’intrappolamento nel mondo materiale, dal quale è possibile liberarsi attraverso un processo di pulizia e purificazione e risorgere, quindi, a vita nuova, processo al quale ci si è preparati durante l’esistenza terrena e completato da chi ci ama nella fase di morte fisica. Prendere la propria croce indica comprendere chi si è in questo momento, prendere se stessi, e scegliere di divenire persone nuove attraverso il messaggio cristico. Salvare la vita della materia è una battaglia inutile, alla fine la morte, comunque, vince. Salvare la vita eterna, salvare la propria anima, è possibile attraverso il percorso cristico. Affannarsi per ottenere sempre di più su questo piano di esistenza, per lo scopo di avere, giova a nessuno, perché poi dobbiamo lasciare di nuovo tutto qua. Allora, comprendiamo che i beni materiali sono utili solo quando indirizzati verso l’evoluzione dell’anima, perché essa è immortale. Si può anche donare la propria anima, o venderla, ma a che prezzo? Al prezzo di vivere un’eternità a metà. Un altro aspetto su cui punta Gesù Cristo è la vergogna, stato di coscienza bassissimo, vicino alla morte. È la perturbazione dell’animo consapevole di aver commesso o di commettere cosa disonorevole. Perciò, chi sa di commettere volontariamente ciò che va contro se stesso, attira a sé un’energia uguale, che si attiverà al momento opportuno; quel momento potrebbe essere anche su un piano di esistenza diverso.
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