1 Ed entrò di nuovo a Cafarnao dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa 2 e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola. 3 Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. 4 Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov'egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico. 5 Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati». 6 Seduti là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro: 7 «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?». 8 Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate così nei vostri cuori? 9 Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? 10 Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, 11 ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e va' a casa tua». 12 Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!». Cafarnao è la città simbolo di caos, confusione e disordine, una città difficile da educare al messaggio cristico. La remissione dei peccati è l’azione che ci libera dalle catene invisibili che ci siamo creati Noi a seguito di errori, ma che abbiamo volutamente rifiutato di correggere per paura dipendente dall’autorità esterna. Si allentano le tensioni e ci si libera, lasciando fluire le energie nella macchina biologica e permettendo a qualsiasi tipo di blocco di sciogliersi. Avviene quando si entra nell’accettazione della propria condizione. È accettazione e mai repressione, situazioni spesso confuse, ma solo nel primo caso Noi torniamo alla gioia di vivere, nel secondo siamo in continue alternanze di ansia e depressione, in stati di sensi di colpa. L’accettazione è il ricevere con intenzione, ovvero ci mettiamo in modalità di consapevolezza totale della nostra condizione e ci liberiamo delle emozioni e dei pensieri giudicanti la nostra posizione. La fase intuitiva, rappresentata dai messaggi derivanti dal Sé Superiore, si potenzia col divino che siamo. Lasciandoli fluire liberamente, provochiamo una guarigione di Noi. L’accettazione è la prima fase del perdono, in cui si diviene consapevoli di essere responsabili e si trasmuta, così, il senso di colpa. Il significato errato di peccato ha indotto al senso di colpa, concetto interessante per soggiogare le masse inconsapevoli. Nessuna colpa è tale quando si è manipolati da condizionamenti mentali ed emotivi e, soprattutto, quando le azioni derivano dall’esterno. Il frutto mangiato da Adamo ed Eva, un’azione fatta da loro, riguarda il loro karma, la loro via iniziatica. Certo, nel DNA è iscritto tutto ciò che i nostri avi hanno fatto e Noi abbiamo, tra gli altri, anche il ruolo di aiutarli a liberarsi da queste catene, perché anche a livello sottile accade ciò che avviene nella materia: i genitori lasciano cose in eredità ai figli, i quali le gestiscono a loro insindacabile giudizio. Lo stesso avviene nei piani sottili: riceviamo delle eredità informative. È chiaro che si tratta di responsabilità, mai di colpa, ovvero la capacità di “solvere” quella situazione, di sciogliere i nodi e le corde akashiche. Con le parole pronunciate al paralitico, Gesù lo aiuta a liberarsi da tutti questi blocchi e ci riesce proprio perché l’ammalato è consapevole di essere libero da colpe. La paralisi è il rifiuto di affrontare una situazione per senso di colpa, un senso di colpa che non gli appartiene. Gesù Cristo ammonisce gli scribi, invece, persone ai quali è stata data un’autorità esteriore, senza aver prima compiuto un percorso iniziatico. Essi ripetono informazioni sterili all’interno delle predicazioni, messaggi di paura e terrore nei confronti di un dio che ha caratteristiche umane; è un ripetere quanto indica la tradizione. Gesù Cristo, con l’atto di ammonirli, li invita a procedere per la nuova via, quella cristica. Chi può rimettere i peccati? Solamente Noi stessi per Noi stessi. Gesù Cristo è divenuto il mezzo attraverso il quale il paralitico ha potuto liberarsi, perché egli stesso era già sulla via della comprensione. Gli scribi sono impossibilitati a essere guaritori, perché loro per primi mancano di fede in Dio; la predicano, ma il loro cuore è sterile, arido, si è staccato dal cervello: sono fuori centratura, il cuore va in una direzione, il cervello in un’altra e le azioni da tutt’altra. Le parole di Gesù Cristo liberano, perché dettate dall’amore incondizionato e dalla missione di elevazione coscienziale nei confronti dell’umanità. 13 Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli li ammaestrava. 14 Nel passare, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Egli, alzatosi, lo seguì. 15 Mentre Gesù stava a mensa in casa di lui, molti pubblicani e peccatori si misero a mensa insieme con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. 16 Allora gli scribi della setta dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Come mai egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?». 17 Avendo udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori». Il mare rappresenta la matrice dell’universo, delle acque primordiali. Luogo di nascita e della rinascita, durante la gravidanza siamo immersi nel liquido amniotico. Gesù Cristo ammaestrava le persone, le accompagnava ad essere prima loro stesse, poi, maestri. Le influenzava inducendole a divenire se stesse, maestri di vita, e questo è possibile solamente esperendo ogni istante. Divenendo maestri, ognuno può essere utile agli altri nell’educazione alla stessa cosa: la vita. Quando Egli invita qualcuno a seguirlo, come Levi in questo caso, lo fa perché sa trasmettere con il cuore, sa che queste persone saranno liberate dai condizionamenti mentali e potranno divenire Figli di Dio sulla terra. Gesù Cristo è una figura unica, ri-evoluzionaria. Egli sta con chi è considerato peccatore, sbagliato, perché sono loro che possono comprendere a fondo il Regno di Dio, poiché se ne sono allontanati. Capiremo perfettamente tutto questo nella trattazione della parabola del figliol prodigo. Chi è in errore manifesto è più vicino alla salvezza degli altri, perché si avvede da sé che è necessario modificare qualcosa. Chi è troppo vicino all’integrità senza aver esperito il contrario, lo dà per scontato e rimane nell’incomprensione di sé, perché si è comportato da tale per convincimento altrui invece che per essere divenuto quello. Gesù Cristo dice una frase significativa: sono i malati ad aver bisogno del medico, sono loro che, essendosi persi nel cammino, hanno esperito molto per aver scoperto tutto ciò che è sconosciuto a chi è rimasto nella retta via per paura di ricevere un castigo. Le persone che si sono perse otterranno una punizione, una purificazione, e saranno finalmente davvero integre e perfette. Il messaggio cristico invita ogni essere umano a entrare in introspezione con se stesso per scoprire il proprio livello evolutivo e modificarlo, donando le indicazioni per potersi realizzare. Il messaggio cristico è la mappa; per divenire la divinità che Noi siamo è fondamentale percorrere le strade indicateci dalla mappa, sapendo cogliere gli aiuti che ci vengono proposti nell’avanzamento. Il messaggio cristico è il maestro che ci accompagna ogni istante, che ci induce a farci domande potenzianti ed evolutive e stabilisce a che punto siamo. L’esame ci viene diretto dalla vita e, la cosa più meravigliosa, è che ci viene fatto prima, in modo da afferrare l’aiuto corretto per Noi. Voglio fare una piccola constatazione sulla malattia, perché è un argomento molto ricorrente nei vangeli. Ci ammaliamo perché raccontiamo bugie a Noi stessi; ci autoconvinciamo che la realtà è diversa da quello che stiamo vivendo. Per paura di giudizi, castighi, ritorsioni, isolamenti, rifiutiamo di ascoltare le informazioni che il nostro apparato psico-fisico ci sta esternando. Quando la malattia arriva sul piano fisico, significa che la vibrazione dell’informazione si è dovuta rallentare al punto da rendersi manifesta su questo piano, in quanto prima è stata ignorata. La malattia dovrebbe essere vista come uno straordinario messaggio di consapevolezza. È una punizione per aver ignorato i sintomi precedenti, ma siamo ancora in grado di risolvere la situazione se lo vogliamo davvero. Nell’accezione comune, la malattia è un nemico da combattere, ma Noi possiamo rendere il nostro nemico un alleato, grazie ad una politica interiore di consapevolezza e amore. Ho già detto come nulla dev’essere distrutto e annullato, ma tutto dev’essere trasmutato in frequenze energetiche più elevate. 18 Ora i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Si recarono allora da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». 19 Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. 20 Ma verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo sposo e allora digiuneranno. 21 Nessuno cuce una toppa di panno grezzo su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo squarcia il vecchio e si forma uno strappo peggiore. 22 E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri e si perdono vino e otri, ma vino nuovo in otri nuovi». Una pratica del percorso iniziatico è quella del digiuno. È il modo migliore di cui dispone il nostro apparato psico-fisico per purificarsi e liberarsi da tutte le tossine e impurità, sia sul piano fisico sia psico-emotivo. Gli animali lo praticano regolarmente, l’essere umano, invece, crede di morire se rimane senza cibo. Durante il digiuno, si ha la possibilità di assimilare meglio il prana, l’energia vitale e lasciarla fluire nei canali ormai liberi. Dopo un periodo di digiuno si diviene uomini nuovi. Il digiuno è una delle pratiche che permettono la purificazione, la longevità e il benessere in generale. Il digiuno è l’astensione dall’alimentazione per liberare la macchina biologica e renderla pronta a ricevere nutrimento. Ho utilizzato volutamente le parole alimentazione e nutrimento in quest'ordine. La prima si riferisce all’introito di qualsiasi cosa pur di soddisfare i bisogni fisiologici; la seconda è ingerire il cibo che ci rende vivi, di qualsiasi entità esso sia. Nella fase di digiuno l’apparato digerente riposa e si rigenera, aiutando anche l’energia vitale a essere libera e incanalata correttamente. Liberare gli organi digestivi è potenziare il plesso solare, sede della vitalità, dell’autostima e della fiducia, tutte caratteristiche fondamentali per intraprendere un’importante mutazione di se stessi. Il digiuno è un’ottima soluzione per la cura delle malattie, per togliere il male dentro di Noi. È considerato la porta d’ingresso alla spiritualità, si rinnova la vita. Il rifiuto del cibo è simbolo di rescissione dei legami materiali e delle dipendenze, anche sottili, per percorrere una via di libertà. È un allenamento per sopravvivere in condizioni critiche, come le carestie. Solo chi ha potere di sé riesce a praticarlo. Nel digiuno aumentiamo l’autoconsapevolezza, perché maggiore è l’attenzione che dedichiamo a Noi, dovendo gestire le energie. Per digiunare è necessario essere psico-emotivamente pronti ad affrontarlo. Finché c’è lo sposo, ossia, finché esiste una scusa per mangiare continuamente, allora è impensabile il digiuno e, finché si trovano scuse, allora il discepolo è ancora lontano dall’essere pronto a questa pratica. Una toppa può essere messa in vestiti di buona stoffa, quindi, prima il discepolo deve preparare il suo involucro a questo. Il vino nuovo va negli otri nuovi, ovvero dove abbia la possibilità di fermentare correttamente e di conservarsi, proprio come accade ai nuovi processi che vengono attuati in seguito a un digiuno. Il digiuno di un vero discepolo è da tutto ciò che lo può deviare dal percorso. Per questo dev’essere preparato. E Gesù Cristo stava, appunto, preparando i discepoli a divenire potenti. 23 In giorno di sabato Gesù passava per i campi di grano, e i discepoli, camminando, cominciarono a strappare le spighe. 24 I farisei gli dissero: «Vedi, perché essi fanno di sabato quel che non è permesso?». 25 Ma egli rispose loro: «Non avete mai letto che cosa fece Davide quando si trovò nel bisogno ed ebbe fame, lui e i suoi compagni? 26 Come entrò nella casa di Dio, sotto il sommo sacerdote Abiatàr, e mangiò i pani dell'offerta, che soltanto ai sacerdoti è lecito mangiare, e ne diede anche ai suoi compagni?». 27 E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato! 28 Perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato». La vita ci mette continuamente alla prova. La pratica dei riti e delle usanze dev’essere una libera scelta e vanno fatte in totale consapevolezza e in condizioni psico-fisiche ottimali per ottenere risultati soddisfacenti. Quando si è affamati, per periodi di disagio, tutto decade, in quanto la sopravvivenza viene prima di tutto; poi, a condizioni ottimali, o quasi, si può ricominciare a seguire gli insegnamenti. Prima salva te stesso, poi, puoi salvare il mondo. Prima impara a nuotare, poi, vai a competere nelle gare. Il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato: confondiamo troppo spesso la direzione. Riti e usanze li abbiamo inventati Noi esseri umani per potenziarci, grazie al fatto che eravamo in connessione con il tutto e ci servono tuttora per riconquistare questo contatto. I riti hanno lo scopo di richiamare le vibrazioni consone alle richieste. La loro utilità è di renderci integri, mentre troppo frequentemente Noi ci mettiamo al servizio dei rituali. Quelle energie esistono anche senza gli esseri umani; sono gli uomini ad aver perso la loro identità. Tutto quello che facciamo, è per ritrovare l’essenza occultata da troppi pregiudizi e condizionamenti, manipolazioni, falsità, paure. Il Figlio dell’uomo è padrone del sabato, il suo libero arbitrio domina qualsiasi situazione e decisione. Libero arbitrio, il motivo della nostra incarnazione terrestre. Dominare il sabato è dominare Noi stessi nel mondo. Quando comanda il sabato, allora l’esterno ha potere su di Noi; quando comandiamo Noi, allora abbiamo il nostro potere e lo sappiamo gestire perfettamente. Ognuno di Noi ha in mano se stesso. I discepoli si trovano su un campo di grano, simbolo della ciclicità della rinascita. Il grano è la fecondità, la ricchezza, ed è collegato al lavoro interiore, proprio perché il seme rimane nascosto sotto terra prima di rivelarsi in primavera. Sotto terra sta ricevendo le informazioni necessarie per prosperare. Il grano, come opera finale, diviene pane, il nutrimento spirituale, l’essenziale. È noto come il pane sia, sul piano materiale, il nutrimento di base, il fondamentale, l’alimento che, per millenni, ha sfamato i popoli del mediterraneo. Il pane rappresenta ciò che ci serve. È anche curioso conoscere che il grano, mantenuto in chicco intero o spezzato, aumenta l’energia vitale quando cotto[1]; grano e patata sono gli unici alimenti ad avere questa caratteristica.
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