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2/18/2020 Commenti

Consapevolezza della condizione attuale e domande utili nella creazione della nostra vita

L’incomprensione del concetto di spiritualità ha portato ad una grandissima confusione, all’interno della quale l’essere umano medio si ritrova. Perciò, nel tentativo ostinato di evolvere, si ritrova all’interno di un circolo vizioso anziché di una spirale ascendente.
L’esperienza personale conduce a utilizzare la conoscenza per generare sempre maggiore chiarezza ed eliminare la confusione. Ma l’esperienza dev’essere personale, non il far proprie conoscenze e sperimentazioni di vita altrui, come avviene spesso, un po’ per pigrizia e procrastinazione, un po’ perché ci si convince che basta leggere o ascoltare altri per poter evolvere.
Evoluzione significa togliere i veli che si interpongono tra noi e la verità. Si tratta del famoso velo di maya della cultura induista, ma che ben si addice anche alla nostra società. Oggi siamo immersi in un paradigma in cui i veli vengono solo cambiati di posto invece di venire tolti, creando più disagio che felicità, in quanto si percepisce continuamente una realtà distorta e ogni volta diversa. La confusione maggiore avviene per i motivi che ho poco fa descritto: la mancanza di esperienza personale, poiché si ritiene vero quello che fa più comodo in quel momento.
È fondamentale ricordare, rimembrare e rammentare alcuni aspetti basilari prima di intraprendere un percorso di cosiddetta crescita personale o spirituale o di evoluzione che si voglia chiamare:
  1. Siamo esseri di luce incarnati, siamo un corpo fisico e viviamo in un mondo materiale, perciò per evolvere, è necessario amare il nostro corpo e l’ambiente in cui viviamo e lavoriamo;
  2. Prima di intraprendere un cammino evolutivo chiediti: “Sono disposto a rinunciare a ciò che mi ha creato questo disagio?”, perché è inutile cercare ciò che dà gioia rimanendo  attaccati a ciò che crea dolore;
  3. L’unico scopo della macchina biologica è comunicare!
Ho utilizzato poco fa tre parole importanti per renderci consapevoli e comprendere la realtà: ricordare, rimembrare e rammentare. Ricordare significa riportare al cuore, quindi rivivere quell’emozione; rimembrare significa riportare alle membra, quindi rivivere a livello fisico; rammentare è riportare alla mente, quindi rivivere quel pensiero. Questo rivivere, anche se non reale, è percepito tale dal nostro apparato psico-fisico, in quanto sviluppa la chimica di quell’informazione intrinseca, generando una serie di azioni a sfavore di altre.
Per creare una vita meravigliosa è fondamentale dirigere l’attenzione verso gli obiettivi senza chiederci quale sia il percorso e i mezzi; quelli ci vengono messi a disposizione di volta in volta, ammesso che si sia pronti a vederli e a cogliere l’invito dell’universo. Mi piace riportare una metafora: la maggior parte delle persone vuole laurearsi senza frequentare le scuole elementari, preferisce cambiare di posto ai veli invece di eliminarli e generare chiarezza.
A questo punto, sorge spontanea una domanda: “Come faccio a sapere se sto eliminando i veli o li sto solo spostando?”; semplice, rispondi a: “Quanto è aumentata la tua gioia?”. Se sei più felice, li stai togliendo, altrimenti li stai solo spostando. Impara a chiederti: “Cosa posso fare per stare meglio?”, piuttosto di: “Cosa mi piace?”, che sfocia nella maggior parte delle volte in un “…forse, mi sembra che questo mi piaccia”.
Ho detto all’inizio che lo scopo della macchina biologica è quello di comunicare. Ecco, dunque, come abbiamo già iniziato a fare, che utilizzare le domande ci aiuta prima di tutto a comunicare meglio con noi stessi. Le domande sono un ottimo strumento evolutivo. Impariamo a utilizzarle efficacemente. Esse ci permettono di gestire a nostro favore la legge di risonanza, meglio conosciuta come legge di attrazione. Il principio essenziale di questa legge universale ineludibile è che ognuno attrae ciò che è e nel nostro paradigma diventiamo ciò che diciamo alle nostre cellule più frequentemente, come dimostrano moltissimi studi, i più famosi dei quali sono quelli effettuati dagli scienziati russi, come Garjajev e altri.
A proposito di comunicazione, mi piace riportare una frase di Albus Silente, citata nell’ultimo film di Harry Potter in un dialogo con Harry appunto, ma che delinea perfettamente il concetto che voglio esprimere: “Le parole sono, nella mia non modesta opinione, la nostra massima ed inesauribile fonte di magia, in grado sia di infliggere dolore che di alleviarlo”. Ogni parola ha una propria frequenza energetica e vibrazionale. Queste vibrazioni sono quelle espresse dalla legge di attrazione: quello che dici, attrai. Più lo dici, più lo attrai. Perciò, parla dei tuoi obiettivi e parlane continuamente.
L’essere umano crea in base a ciò che esprime con la parola, facoltà concessa solo a lui. Nessun altro essere vivente è dotato di linguaggio articolato che permette di astrarre una situazione da un contesto e inserirla in un altro, in un continuo ciclo creativo sempre differente. Questo è una capacità inserita nel nostro DNA con il gene FOXP2.
L’essere umano deve porsi nella condizione di discernere le proprie  vibrazioni creanti, ovvero deve porsi nello stato di libero arbitrio. Ecco perché la frase “la conoscenza ti salva” è sempre più vera. La radice sanscrita da cui deriva la parola conoscenza è MG, dalla quale derivano a loro volta due parole importantissime: Magister e Magus. Il Magister è colui che ha compreso, il Magus colui che opera. L’insieme delle due figure ci rende esseri potenti. Comprendere senza agire non crea; di contro, agire senza comprendere genera effetti molto diversi dalla volontà dell’anima.
Le Parole che ognuno di noi esprime, pensa o scrive, sono l’esternazione dell’espressione  d’insieme del corpo fisico, emotivo e mentale, del proprio Io, addizionati alle vibrazioni che giungono dall’esterno, ossia dall’ambiente in cui viviamo, e che facciamo nostre.
Gli Esseri Umani vivono secondo due leggi:
  • Allontanamento dal dolore (pura sopravvivenza);
  • Raggiungimento della Felicità (Vita).
Nel primo caso, la vibrazione è bassa, crea uno stimolo di fuga: si utilizzano termini che allontanano da ciò che è indesiderato; nel secondo caso, la vibrazione è elevata: direziona verso ciò che è voluto.
Ho accennato al mondo magico di Harry Potter e alla figura di Magus. Gli incantesimi sono parole focalizzate usate con Fede ed Intenzione. Rispettano le seguenti caratteristiche:
  • Obiettivo chiaro (direzione);
  • Volontà (intenzione ed azione);
  • Focus (attenzione costante).
Le tappe per giungere alla realizzazione di noi stessi attraverso la parola sono sostanzialmente tre:
  • L’affermazione: si esprime attraverso frasi rivolte all’Io al presente, frasi come Io sono, Io voglio, Io posso, Io ho, Io faccio, seguite dall’espressione chiara dell’intenzione; agisce principalmente sul corpo mentale;
  • Il mantra: è la ripetizione consapevole e in presenza di sé delle intenzioni espresse nell’affermazione; agisce principalmente a livello emotivo;
  • La preghiera: è lo stato che si vuole raggiungere, ossia, Io sono esattamente quello; agisce sul corpo fisico e attraverso le nostre azioni.
Ho già accennato alle domande come strumento di crescita personale e di riequilibrio della nostra macchina biologica. Impariamo a utilizzarle consapevolmente. Le domande ci guidano verso le scelte più utili a noi, a patto che ascoltiamo la risposta che arriva dal cuore anziché quella che arriva dalla mente.
Un insegnamento di Gesù molto potente è “chiedi e ti sarà dato” che altro non è che la legge di attrazione, ma è necessario chiedere in modo corretto. Ad una richiesta specifica, corrispondono parole ben precise ed è con quelle che la richiesta dev’essere fatta, potenziata dall’intenzione del risultato voluto. Per ottenere qualcosa di diverso, devo modificare la modalità di richiesta. La domanda: “Cosa posso fare per risolvere questa situazione?” è costruttiva rispetto a: “Ma quanto sono sfortunato che mi è successo questo?”.
La domanda “Come posso fare per…?” è una domanda creante, molto potente. Genera azione che parte dal cuore. Racchiude la propria intenzione di arrivare a un obiettivo personalmente, attraverso il proprio potere: lo scopo è mio e io ci voglio arrivare. Aiuta a plasmare la vita esattamente come vuoi, ad agire in direzione del tuo traguardo, a scegliere sempre la via più consona.
La domanda: “È Utile o inutile per il mio obiettivo?” è la domanda che indica la via. Strettamente legata alla precedente, educa nella scelta di ciò che vuoi, piuttosto di ciò che ti hanno detto che ti deve piacere. È una tua domanda, la cui risposta accelera la forgiatura di te stesso.
Rimanere focalizzati sul proprio obiettivo è indispensabile per un ottimo risultato, anche se non sempre semplice. Socrate ci indica un esercizio importantissimo per evitare di deviare dal percorso. Ti riporto questo aneddoto molto utile che ci conduce a riflessioni importanti. Probabilmente lo conoscerai già, ma riascoltarlo aiuta a rimanere focalizzati sull’obiettivo.
 
Mentre Socrate è seduto in una piazza, un uomo gli si avvicina, in preda a visibile eccitazione.
“Buongiorno Socrate, sai cosa ho appena saputo?” “No”, risponde il saggio, “come potrei saperlo?”
L’uomo, impaziente di condividere il suo segreto, si accinge a raccontare la sua storia. Ma Socrate lo interrompe: “Aspetta un momento! Prima di cominciare, puoi dirmi se hai fatto passare ciò che vuoi riferirmi attraverso i tre setacci?” “I tre setacci?”, chiede l’altro stupito, “Ma non so di che cosa stai parlando!”
“Il primo setaccio è quello della bontà. Quello che vuoi raccontarmi è una cosa buona?” “Ebbene, non ci avevo pensato. Aspetta, no, non credo che si possa dire che si tratta di una cosa buona”.
“Allora, se non è una cosa buona, l’hai almeno fatta passare per il secondo setaccio, quello della verità? Quello che vuoi dirmi è vero?”
“Devo confessare che non ne sono sicuro”, risponde l’altro sempre più imbarazzato. “L’ho saputo da un amico che l’ha sentito anche lui da…” “Quindi non sai se è vero”, “No, per dirla sinceramente, non ne so nulla“.
Socrate allora continua: “Se quello che vuoi dirmi non è una cosa buona, né sicuramente vera, almeno passa attraverso il terzo setaccio? È utile che io venga a saperla?” “Insomma, non credo che sia davvero utile”, risponde l’altro, a disagio.
“Allora ascolta! Se quello che vuoi dirmi non è una cosa buona, né vera, né utile, preferisco non ascoltarla e ti consiglio di dimenticarla”.
 
Concludo con questa riflessione:
Ricorda, il mondo è pieno di belle cose, tipo… Te!
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    Serena Pattaro

     

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