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11/5/2020 Commenti

«Ricordo quando DIVERSO divenne PERICOLOSO»

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Foto di Gerd Altmann da Pixabay 
​Uno dei film più interessanti, intriganti e allo stesso tempo particolarmente esplicito e preciso sulla manipolazione dei cosiddetti potenti a danno delle masse popolari addormentate, impaurite e inconsapevolmente ignoranti è “V per Vendetta”. È da questo straordinario film che è stata tratta la frase del titolo dell’articolo.
Vogliamo qui precisare che il termine vendetta viene utilizzato nella sua accezione più elevata di intesa tra centro cerebrale e centro cardiaco (con significato di coerenza ed equilibrio) e non di bassa interpretazione intestinale (con significato di impulsività di sopravvivenza).
L’etimologia del verbo vendicare ci riporta a un valore di protezione e libertà, dunque la facoltà di ogni essere umano della totale disposizione di se stesso e della propria vita. La vendetta è l’atto della redenzione o liberazione con la quale il garante è disposto a pagare un prezzo e lo schiavo (o accusato) viene restituito a libertà attraverso il tocco della verga (simbolo di potere, creazione e trasformazione. Non ci addentriamo ulteriormente in questa sede sul simbolismo, ma lasciamo il lettore a comprenderne il significato collegato a questo contesto). Vendetta indica, oltremodo, la liberazione da altrui proprietà. Ora, questa proprietà può essere intesa sia sul piano materiale, sia sul piano psico-emotivo, ovvero la dipendenza da una manipolazione mentale ad opera di un’autorità che può sfociare nel tradimento del proprio Sé attraverso l’attivazione di comportamenti, attitudini e azioni che divergono dal codice d’onore personale (il codice d’onore è composto da tutti i principi che determinano e definiscono stabilmente la via dell’esistenza propria come esseri umani su questo piano).
Il diritto alla libertà, qualunque sia la tipologia e la forma, è il diritto fondamentale di ogni umano, di ogni cittadino del mondo, qualunque sia il luogo geografico in cui abbia scelto di dare forma a se stesso. La parola diritto indica la direzione da intraprendere, perciò dirigere la propria vita verso la libertà acquisisce la connotazione di possedere se stessi e quando possediamo è dovere implicito sviluppare la facoltà di assunzione della responsabilità totale di ciò che scegliamo (o non scegliamo) di agire. Nella totale responsabilità, la mente è libera di percepire le soluzioni per liberarsi da manipolazioni e imposizioni esterne.
L’essere umano in grado di assumersi la responsabilità totale comprende perfettamente la prigione ed è, quindi, in facoltà di progettare adeguatamente la fuga, poiché ogni scelta è correttamente dettata da intuito e ispirazione.
Dopo questa necessaria premessa, torniamo alla frase del titolo. Il diverso diviene pericoloso poiché incontrollabile. Ma procediamo per gradi. Comprendiamo, innanzitutto, il significato dei due termini diverso e pericoloso. Ancora una volta ci appelliamo all’etimologia delle due parole:
  • Diverso: nella forma o nella sostanza è altra cosa con ciò cui si paragona;
  • Pericoloso: induce a intraprendere una prova, un esperimento.
Date le due definizioni, è fondamentale accettarne l’estrema importanza per ottenere la libertà tanto quotidianamente decantata, ricercata e desiderata da ogni singolo individuo cittadino del mondo. È davvero così? Quanti sono davvero disposti a morire per la libertà? Essere liberi non significa “armiamoci e partite”…
La maggior parte degli umani rifiuta in maniera incontrovertibile la diversità, poiché se non sei come me allora sei un pericolo (ricordiamo il motto che più genera paura: o con noi o contro di noi). Qui il termine pericolo è inteso all’ottava bassa, di pancia, di quel cervello intestinale dedito alla sopravvivenza e alla gestione delle emozioni inferiori.
Nell’esistenza di ogni umano il diverso è necessario perché indica chi si è in realtà, ovvero i punti di forza e i punti di debolezza, i talenti e le mancanze, il discernimento e la meccanicità coscienziale sia individuale che di gruppo. Il diverso indica la modalità di evoluzione, pone la condivisione al centro di interesse, perché se io ho un’idea e tu hai un’idea e ce le scambiamo abbiamo entrambi due idee, che si traduce nella possibilità di libera scelta.
 
Maggiore diversità = numero superiore di idee = libero arbitrio.
 
Il pericolo è il mezzo tramite il quale si scoprono le potenzialità insite nell’essere che siamo. Per essere liberi è fondamentale l’assunzione di responsabilità della libertà, una responsabilità molto elevata; il risultato mai è dettato dalla percezione dei cinque sensi, ma dalla missione animica che abbiamo intrapreso in questo viaggio terrestre.
Il pericolo è l’insieme delle prove da affrontare quotidianamente, piccole o grandi esse siano, sono le scelte di tutti gli io che costituiscono la mente (le varie maschere indossate in ogni ruolo della personalità) o dell’Io (il Sé Superiore), sono le azioni o le reazioni, sono le lotte, le fughe o i congelamenti (nelle neuroscienze sono descritti dalla fight or flight response), sono l’espressione o la repressione dei talenti, il colmare o l’evitare di colmare le mancanze, sono l’accettazione o il rifiuto del diverso (e, per trasposizione, della possibilità di evolvere).
Pericoloso è ciò che sta fuori dagli schemi paradigmatici, quindi la facoltà richiesta a chi aspira alla propria libertà, poiché ogni schema è un legame invisibile che guida pensieri, emozioni e azioni.
 
«Il pericolo è reale, la paura è una scelta», Cypher Raige (dal film After Earth)
 
Ebbene, il pericolo esiste, è concreto, è manifesto; la paura è una scelta, la scelta di renderla reale oppure no, sostituendola con l’amore della libertà.
L’essere umano consapevole della propria condizione di schiavitù è colui che è disposto a inoltrarsi nelle tenebre del pericolo cosciente che in fondo vi è la luce della libertà. Possedere il coraggio di questa straordinaria quanto potente azione significa accettare di pagare un prezzo, certi del valore del risultato. Pagare il prezzo diviene la disposizione d’animo a rinunciare a qualcosa (sia materiale/fisico che energetico/spirituale) temporaneamente nella certezza della vittoria finale. Ciò comporta la soddisfazione delle emozioni a medio-lungo termine a sfavore di quelle immediate.
È utile ricordare che non siamo mai premiati o puniti per le nostre azioni (o mancate azioni) ma dalle azioni stesse. Chi ha orecchi per intendere, intenda.
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    Serena Pattaro

     

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