In origine l’essere umano viveva in libero arbitrio, rispettando, come succede con gli animali, il proprio ruolo nella società e attivando azioni consone al proprio essere, alle proprie abilità e conoscenze. Tutto fluiva nel succedersi degli eventi. Con l’avvento delle ere di stampo patriarcale e la creazione delle religioni, le emozioni e il pensiero umano si sono modificati grazie all’invenzione di nuovi paradigmi. Nasce così anche il senso di colpa, un sentimento vero e proprio che condiziona pesantemente le vite della maggior parte degli esseri umani. Ma cos’è il senso di colpa? Perché è così radicato nelle persone? Tutto inizia dalla mancata volontà di esprimere se stessi per aver ricevuto una manipolazione mentale ed emotiva a opera di chi vuole sviluppare potere su altri esseri umani. Questo induce le persone manipolate a smettere di essere se stesse perché convinte che la realtà dipenda da qualcosa di esterno. Tutto è in noi e ormai anche la scienza lo conferma, non è più solamente un concetto spirituale. Questa manipolazione fa sì che la persona tradisca il proprio codice d’onore, ossia le regole che ha stabilito per poter vivere realizzandosi in ogni suo aspetto. La colpa è la volontà di far male a qualcuno o a se stessi. Essendo la nostra realtà proveniente dall’interno di noi, comprendiamo come, in realtà, noi facciamo del male a noi stessi, e agli altri ne diviene un riflesso. Ogni azione che compiamo ha conseguenze, perciò il bene e il male che facciamo agli altri lo stiamo facendo a noi. In condizioni di libero arbitrio non esiste la colpa. Questo conferma come essa si esprima solamente quando la persona è schiava da sofferenza fisica, emotiva e mentale. Nessuna persona che davvero è in salute su tutti i piani energetici può sviluppare colpa, ma solamente una responsabilità, ovvero la capacità di rispondere delle proprie azioni che, in questo caso, non sono mai fini a creare sofferenza. Può succedere di procurare dolore, ma non è intenzionale. Il senso di colpa è un sentimento radicato che induce la persona a sentirsi sbagliata nei confronti di se stessa e del mondo. Questa sensazione è dettata da errori commessi da altri, i quali, per sentirsi “giusti” scaricano la responsabilità su altre persone. Mi spiego meglio con l’esempio più eclatante di chi è cresciuto, come me, con il pensiero cristiano cattolico: mi riferisco al cosiddetto peccato mortale. Innanzitutto, quel peccato è stato commesso dai nostri progenitori; perché dobbiamo scontarlo noi? Fa parte del loro karma. In effetti, nessuno di noi nasce peccatore e nessuno di noi si deve accollare quella colpa. Questo condizionamento si ripercuote in ogni aspetto della nostra vita, perché ci viene codificato nel subconscio che ogni azione, emozione, pensiero che fanno parte di noi ma sono diversi dai canoni definiti dal paradigma in cui viviamo, sono peccati. Cambiando paradigma, ecco che non sono più peccati. La modalità per uscire dal senso di colpa è vedere le cose da altri punti di vista. Il senso di colpa diventa deleterio per la persona che lo prova perché, innanzitutto, è costretta a recitare un ruolo nella società che non le appartiene. Le manca il libero arbitrio in quanto schiava delle credenze dell’ambiente in cui ha vissuto e vive. Quando il senso di colpa arriva, è bene osservarlo come testimone esterno e chiedersi: “Ma io sono davvero così sbagliato?”; sapersi rispondere onestamente è la via per trasmutare il senso di colpa in responsabilità della propria vita. È importante iniziare a dire Sì quando serve e dire No quando è opportuno. Sviluppiamo l’essere che è in noi. Chi è affetto da senso di colpa, è portato a sentirsi vittima degli eventi e delle persone. Questo scatena la necessità di trasformarsi in carnefice nei confronti di una o più persone più deboli psicologicamente. Mai creare capri espiatori; è bene gestire un lavoro interiore di liberazione dalla schiavitù psico-emotiva che può avvenire attraverso un atto di perdono verso se stessi. Il perdono è anche un atto fondamentale quando cadiamo in errore, ma in quel momento potevamo fare solo quella cosa, quindi, in noi c’è responsabilità e non colpa. Spesso sviluppiamo senso di colpa per qualcosa che ci viene chiesto di fare o non fare dall’esterno, ma noi siamo responsabili della nostra vita, non di quella degli altri: la loro felicità e il loro dolore dipendono solo da loro stessi, come la nostra gioia e la nostra sofferenza dipendono da noi. Il senso di colpa si sviluppa quando ci sentiamo inadeguati agli standard imposti dall’ambiente in cui viviamo. Chiediamoci se davvero siamo inadeguati noi o se la società necessita di una condivisione di idee diverse, di rispetto della persona in quanto tale e di libertà di vivere a proprio modo. Guarda il video del post I miei consigli per approfondire l'argomento: FANNE BUON USO!
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