10/8/2020 0 Comments Dio è un concetto?Foto di beate bachmann da Pixabay Dio non è un concetto. Dio è il tutto e il nulla. Dio è una parola tanto potente quanto fraintesa, che ha la pretesa di esprimere e racchiudere in sé tutto ciò che è impossibile descrivere, circoscrivere, definire. La mente umana ha la presunzione di porsi due domande: «Chi è Dio?» e «Cos’è Dio?». Comprendiamo come sia impossibile stabilire una capacità di conoscenza di Dio, che è l’onniscienza, l’onnipotenza, l’onnipresenza. Ogni tentativo di spiegare Dio è un tentativo nullo, in quanto ogni definizione esclude altro, ma Dio è, come scritto sopra, tutto e nulla. Dio è ognuno di noi, ognuno al quale è donata la capacità di libero arbitrio, di creazione, di amare; ma Dio è anche il vuoto. La società Teosofica lo definisce “Colui del Quale Nulla si Può Dire”, perciò ogni parola espressa per descriverlo è inutile quanto superflua. Comprendiamo di essere Dio quando comprendiamo il nostro Io. Per il nostro paradigma, possiamo indicare Dio come infinito ed eterno, essendo solo quattro le dimensioni che conosciamo: tre spaziali e una temporale. Uscendo dal nostro paradigma, le dimensioni possono essere infinite. La comprensione di Dio è riservato agli iniziati, i quali, attraverso un percorso di totale conoscenza, elevazione coscienziale e astrazione dal paradigma in cui vivono, riescono a comprendere la totalità da un lato e il niente dall’altro, ma fusi insieme. Una condizione condivisa è che Dio sia la creazione e il creatore. Essendo ogni individuo dotato di capacità creativa, ognuno di noi è Dio. Voglio fermarmi qui, proprio perché, come scritto poco più sopra, descrivere Dio significa limitarlo. Possiamo, però, definire cosa o chi NON è Dio. Dio non è un soggetto esterno che vive lontano in cielo e che ci spia continuamente per scoprire le nostre azioni e i nostri pensieri buoni o cattivi. Per comprendere Dio, dobbiamo iniziare a guardare molto vicino a noi: osserviamo tutto quello in cui siamo immersi. Dio non è un giustiziere. Siamo noi, con le scelte che facciamo o evitiamo di fare, che ci creiamo giustizia da soli: quello che emettiamo è quello che riceviamo. La coerenza fa parte della natura di Dio. Dio non ha bisogno di soldi o beni materiali. Quelli servono a noi per svolgere al meglio la nostra missione qui su questo piano di esistenza, a patto di utilizzarli per quello che sono, ovvero un mezzo straordinario per realizzare il nostro Io. Dio non chiede sacrifici o riti di alcun genere. Sono azioni che svolgiamo noi per sentirci più vicini alla divinità che siamo e per capire questo grande mistero incomprensibile alla mente umana. Abbiamo necessità di riti poiché, cadendo nella materia, abbiamo attraversato la linea dell’oblio, dimenticandoci la nostra vera natura. Dio non è un uomo vecchio con la barba che se ne sta seduto tra le nuvole. Sono idee distorte concepite da menti ignoranti, ovvero che ignorano l’esistenza di “qualcosa” di diverso, quel diverso che in realtà siamo come esseri integri. Dio non vuole la fine del mondo, non permette le cattiverie. Siamo noi che ciclicamente ci allontaniamo dalla nostra essenza per ritornarci in seguito ad un percorso, perfettamente descritto dalla parabola del figliol prodigo che si stacca dalla Casa del Padre per ritornare dopo aver esperito in prima persona conoscendo la realtà. Quelli che noi chiamiamo cattiveria, sfortuna, disastri planetari sono eventi influenzati da energie cosmiche che agiscono anche sulle nostre scelte. Dio non sottomette alla sua autorità. Siamo noi che, per mancanza di volontà, preferiamo dipendere invece di essere indipendenti, generando un ciclo vizioso di schiavitù. È più facile farsi trasportare che camminare con le proprie gambe. L’essere umano ha bisogno di continue conferme mentali e crea modalità per ottenere risposte, quando basta che si osservi e tutte le risposte arrivano.
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