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6/10/2021 0 Comments

L'esterno è il nostro interno: come gli altri ci indicano chi siamo

Voglio riprendere un argomento già a lungo discusso da molti, un argomento tanto controverso quanto affascinante. Sto parlando della legge dello specchio, ovvero come gli altri riflettono il nostro mondo interiore. In molti la definiscono proprio legge dello specchio, poiché è esattamente chi siamo, ma con una percezione un po’ distorta. Perché accade questo? Beh, innanzitutto dobbiamo comprendere cos’è lo specchio e come agisce sulla realtà.
Partiamo dal suo simbolismo. Lo specchio rappresenta da tempo immemore l’anima ed è per questo che la rottura di uno specchio indica cattiva sorte, poiché diviene la frattura dell’anima. Secondo alcune filosofie, lo specchio cattura l’anima. Alcune figure mitologiche sono prive di riflesso poiché prive di anima. Un altro aspetto simbolico è la vanità come riportano il mito di Narciso e lo specchio delle Brame. Lo specchio rappresenta anche un portale di passaggio da un mondo all’altro, come ci indica la storia di Alice. Come possiamo comprendere, lo specchio ha un significato molto complesso, non ultimo l’aspetto di vedersi al contrario. Mi fermo qui con il simbolismo, poiché ne comprenderemo meglio il significato durante la trattazione che sta per seguire.
Voglio fondere insieme alcuni aspetti sapienziali, ovvero la corrispondenza tra la filosofia dei sette specchi esseni, i sette vizi capitali, le ferite emotive e gli insegnamenti evangelici. Mi fermo qui poiché inserire altri aspetti prolungherebbe troppo l’argomento. Iniziamo con l’analisi.
 
Primo specchio essenoIl primo specchio riflette ciò che siamo nel qui e ora, ovvero in questo preciso istante, non prima là o dopo dall’altra parte, solo esclusivamente ora dove mi trovo. È l’essenza di questo momento, il presente, che definisce la consapevolezza di essere vivi, di esistere, attraverso l’apparato psico-fisico.
Ogni persona con cui ci relazioniamo in un momento specifico ci indica la nostra percezione del mondo. Lo riflette attraverso le parole che esprime o scrive, i gesti, le azioni e le reazioni, le emozioni che prova; tutto questo è l’esternazione del mondo esoterico che quello essoterico manifesta, poiché l’interiore è invisibile. Le persone che sono nella nostra sfera di coinvolgimento si sono prese l’onere e l’onore di indicarci ciò che è per noi impercettibile, invisibile, muto e intangibile. Questo ci permette una considerazione importante e fondamentale, ovvero l’inutilità di giudicare gli altri, poiché stiamo giudicando noi stessi, ma lo facciamo per qualcosa che ci è ignoto. Ecco, dunque, che quelle persone svelano il celato e la consapevolezza prende il sopravvento.
Il riflesso di questo specchio sono le colpe e le responsabilità nostre che attribuiamo e giudichiamo negli altri, poiché li investiamo del ruolo di capro espiatorio per evitare di sentirci colpevoli noi, per giustificare un errore, per allentare quelle colpe percepite. Il capro espiatorio si carica di tutto questo e se ne va nel deserto, ovvero si isola da noi, si allontana. Tutto questo si manifesta attraverso il continuo sospetto, perché se io mi comporto in modo inadeguato, significa che tutti lo fanno!
All’ottava bassa rappresenta il vizio capitale dell’ira, la rabbia che fa vedere rosso. Rosso, il colore del pianeta Marte, del dio della guerra che spinge a trasmutare l’ira in impeto guerriero, che alimenta il guerriero dello spirito invece di distruggerlo, evitando così di alimentare una ferita emotiva di tradimento mutandola in un talento: la comprensione. In questo modo, il circolo vizioso vittima che diviene carnefice e viceversa cessa di esistere per traslare in circolo virtuoso di consapevolezza di sé. La virtù sviluppata è il coraggio.
I vangeli ci indicano un insegnamento straordinario. Riporto qui la narrazione di Matteo 7, 3-5:
Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell'occhio tuo c'è la trave? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.

 
Questo primo specchio, dunque, è il riflesso distorto di chi siamo in realtà. Osservandoci possiamo percepire quel riflesso correttamente.
 
Secondo specchio essenoIl riflesso di questo specchio indica ciò che giudichiamo in questo momento. Quando giudichiamo esterniamo la paura delle nostre potenzialità: vorremmo essere, ma non ci riusciamo, così scarichiamo questa paura negli altri, quando basterebbe riconoscere il potere intrinseco. Ci inoltriamo nella consapevolezza di essere parte di un disegno divino perfetto valorizzando l’importanza delle altre persone per conoscerci veramente ed esprimerci per l’essenza che siamo.
Quando scegliamo di lavorare per la comprensione, questo è il momento in cui inizia l’autoosservazione che sviluppa l’indebolimento dell’emozione di paura per una trasmutazione in coraggio. Smettiamo di rifiutare il mondo essoterico accogliendo gli altri per accogliere noi stessi. Si crea un testimone, una percezione degli eventi distaccata dalle emozioni e dal giudizio. Impariamo che esiste una sostanziale differenza tra osservare e giudicare: nel primo caso generiamo libero arbitrio, nel secondo una schiavitù dall’emozione che prende forma. Cristallizziamo ciò che detestiamo rifiutandolo essotericamente.
All’ottava bassa rappresenta il vizio capitale dell’invidia, ovvero la tristezza e il dolore nel percepire la gioia altrui. Poniamo attenzione su ciò che hanno gli altri e su ciò che manca a noi, rifiutando ogni azione utile per ottenere, invece, ciò che l’anima chiede per la realizzazione su questo piano esistenziale. È espressione di mancata fiducia che spinge ad abbassare gli altri per sentirsi parte del disegno divino. La lezione di vita è il radicamento per essere stabile e non confondere l’essere con il fare, smettere di rifiutare il proprio ruolo nella vita reale e radicarsi al proprio potere nell’evitare di fuggire per mancanza di volontà e di inadeguatezza percepita. La virtù sviluppata è la carità.
Il vangelo di Matteo ci indica un insegnamento utile al capitolo 7 versetti 1-2:
Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati.

 
Terzo specchio essenoIl terzo specchio esseno riflette il rapporto con le persone che esercitano influenza o manipolazione nella nostra esistenza. In realtà, a un’analisi più profonda, scopriamo che questi individui possiedono ciò che abbiamo perduto nell’arco della vita. Cosa si intende con perduto? Potrebbe essere qualcosa alla quale abbiamo rinunciato per sopravvivere a una specifica esperienza, oppure qualcosa che ci è stato “rubato” da chi esercita potere su di noi, o ancora qualcosa che abbiamo ceduto come compromesso. Di fondamentale importanza è svelare alla nostra identità di quale opzione stiamo parlando e qual è l’oggetto in questione, ovvero chiedersi cosa possiede o cosa incarna quella persona che noi, invece, abbiamo perso, ceduto oppure ci hanno rubato.
Il riflesso di questo specchio indica il ricordo di una scelta di vita rispetto a un’altra, a quali ritmi siamo sottoposti, quali persone hanno una parte di noi e perché.
Un aspetto importante è che questo specchio svela il reale rapporto col partner, ovvero la persona che più di tutte è accanto a noi indicandoci la via dell’evoluzione personale. L’attrazione esercitata dal soggetto è spesso confusa con l’innamoramento, ma una volta compresa può sfociare in una straordinaria amicizia, un rapporto di condivisione oppure un rapporto lavorativo molto efficace. Tutto questo è indipendente dal sesso del soggetto, poiché al centro sta il messaggio trasmesso.
Dovremmo chiederci anche se quello che se n’è andato ci serve davvero, non per convinzione esterna, quanto per funzionalità ed efficacia nella vita che svolgiamo, perché probabilmente ci è stato tolto ciò che era superfluo ma che non riuscivamo a digerire.
All’ottava bassa è il vizio capitale della gola, la mania di preferire la quantità alla qualità che rende impossibile assaporare la vita senza eccedere in cose, emozioni e pensieri. Siamo spinti a ricercare un determinato piacere per evitare un ipotetico dolore. E così giungiamo alla ferita emotiva dell’ingiustizia che si maschera con la rigidità nei confronti dell’esterno, ma anche di se stessi. Togliere questa maschera significa sviluppare fiducia in se stessi prima e poi negli altri, ma anche fede nell’esistenza comprendendo che la vita va vissuta, non cercata. La virtù sviluppata diviene la temperanza.
Ancora una volta, il vangelo di Matteo 26,41 ci indica un insegnamento straordinario:
Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole.

 
Quarto specchio essenoIl quarto specchio esseno riflette i comportamenti compulsivi che generano dipendenze, ovvero schemi ripetitivi talmente importanti e radicati da organizzare ogni aspetto dell’esistenza per accoglierli. Le dipendenze possono essere quelle più percepibili, ma anche le più sottili. Hanno un ruolo fondamentale: indicarci ciò che stiamo evitando, non per paura ma per considerarci inadeguati e “più piccoli” dell’ipotetico obiettivo, definito irraggiungibile. Gli atteggiamenti compulsivi diventano così un rifugio dalla paura di comprendere quanto siamo potenti. Siamo spaventati da noi stessi e generiamo legami che ci allontanano dalle persone che ci amano poiché considerate una minaccia; la conseguenza di questi allontanamenti è l’annichilimento del sé, l’abbassamento del proprio valore di cui evitiamo l’accesso. Inoltre ci decentrano. Con un preventivo riconoscimento, possiamo evitare di cadere nel baratro.
Il riflesso ci indica il collegamento con il vizio capitale dell’avarizia che sviluppa ansia e impazienza, emozioni strettamente connesse alle dipendenze. La percezione è di vuoto interiore colmato con legami tossici con esternazione di una ferita emotiva di umiliazione, indossando la maschera del masochista, ovvero un atteggiamento autolesionista in un continuo circolo vizioso di liberazione da una situazione per entrare in un’altra, sempre di origine tossica. La virtù sviluppata diviene la prudenza.
L’insegnamento del vangelo di Matteo 10,10 è:
[…]l'operaio ha diritto al suo nutrimento..

 
Quinto specchio essenoIl riflesso di questo specchio è particolare: indica la modalità di vita fino al momento presente, ovvero la scelta di una via rispetto a un’altra. Riconduce alle origini, ovvero il rapporto con i genitori rappresentanti i principi maschile e femminile. Le azioni dei genitori indicano le nostre aspettative nei confronti dell’universo, le credenze e i condizionamenti. Il primo passo da fare è l’accettazione del loro ruolo, ovvero l’essere stati il mezzo per il nostro ingresso in questo mondo della materia. Questo è da considerare come unico loro scopo, che non significa annullare i sentimenti nei loro confronti, ma ringraziarli di questo immenso dono. Così, l’anima evolve.
Rappresenta la separazione dall’Uno, la cosiddetta caduta nella materia, dove esiste una scala di importanza e di valore maggiore o minore per le persone, perdendo di vista la compassione.
All’ottava bassa è il vizio capitale della superbia, dove la perdita di identità, di consapevolezza della realtà, spinge a considerarsi superiore abbassando gli altri. Ecco, dunque, manifestarsi la ferita emotiva della perdita dell’Io, dell’identità, indossando la maschera del depressivo. Ci si libera volendo conoscere la verità, ovvero esperendo individualmente senza credere, principalmente a ciò che ci è stato detto soprattutto in età infantile dai genitori. La virtù sviluppata è la forza, intesa come potere personale.
Anche qui un passo evangelico di Matteo 5,43-45:
Avete inteso che fu detto: amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre celeste, che fa sorgere il sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti.

 
Sesto specchio essenoIl riflesso di questo specchio è molto affascinante, poiché rappresenta l’oscura notte dell’anima. Da un lato, l’oscuro spaventa, dall’altro permette di conoscere la luce e in questo modo ci consapevolizziamo sul rapporto con noi stessi. La lezione è che tutto tende all’equilibrio e per mantenere questo bilancio ci vuole un essere particolarmente potente. Ed è così che le sfide difficili, se non addirittura considerate impossibili, si presentano nella nostra vita, per ricordarci di quanto siamo potenti essendocene dimenticati, per sussurrarci che noi siamo già oltre quell’ostacolo e abbiamo anche i mezzi per oltrepassarlo. Le grandi sfide richiedono elevati livelli di abilità; abbiamo un’opportunità enorme di evoluzione. L’oscura notte dell’anima mette a nudo ognuno di noi di fronte alle paure più grandi. Affrontarle aiuta l’apertura del cuore, significa sostituire la paura al coraggio, è la manifestazione degli eventi della vita, un alternarsi di positivo e negativo che si autoalimentano a vicenda.
All’ottava bassa è il vizio capitale dell’accidia, la mancanza di cura del sé e di sé che genera inoperosità, staticità, distrugge la volontà all’azione utile. Sfocia nella ferita emotiva di disconnessione dall’ecosistema, dall’ambiente fisico ed energetico, indossando la maschera dell’indifferenza che dev’essere trasmutata in una nuova connessione di sé con l’ecosistema, una nuova integrazione. La virtù sviluppata è la speranza.
L’insegnamento che traiamo dal vangelo di Matteo 16,24 è:
Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.

 
Settimo specchio essenoIl riflesso di questo specchio è il rapporto con la perfezione, l’Uno. Tutto è perfetto per come si manifesta; qualsiasi esperienza, indipendentemente dai risultati, è perfetta per come si evolve. I traguardi stabiliti da altri sono diversi dai nostri; nessun paragone è possibile. Il motto è fare ciò che è nelle nostre possibilità, con ciò che abbiamo, in questo momento. Questo specchio è il più difficile da comprendere ed è il più sottile. Ogni vita è a sé, ogni esperienza è a sé. Una volta compreso questo, saremo in grado di comprendere il disegno divino: è tutto perfetto così com’è perché così è voluto dal Creatore, quel creatore che è la nostra scintilla divina. Questo specchio rappresenta la spasmodica ricerca della perfezione, quando la perfezione di noi è in ogni momento.
All’ottava bassa è il vizio capitale della lussuria, l’esagerazione spasmodica dei piaceri dei sensi con volontà di dominio. Così si genera la ferita emotiva dell’abbandono con la quale si indossa la maschera del dipendente, una dipendenza dall’incomprensione dei limiti e l’unica via d’uscita è la connessione col proprio sé. Infatti, si abbandona se stessi per dimostrare ciò che non si è, nel tentativo di dominare gli altri, mentre la soluzione è abbandonare gli estremi per tornare a dominare se stessi. La virtù sviluppata è la giustizia.
L’insegnamento è quello del vangelo di Matteo 5,38-39:
Avete inteso che fu detto: occhio per occhio e dente per dente; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra.
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    Serena Pattaro

     

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