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2/12/2020 0 Comments

Pastori pecore e lupi - perché ho scritto il libro "Alla ricerca del sé perduto"

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Non è stato affatto semplice per me scrivere questo libro. Accanto a tutte le descrizioni e i tecnicismi dei vari argomenti, ho inserito una parte biografica, a volte per me molto pesante da raccontare. L’ho fatto perché ognuno di noi deve ritrovare il proprio libero arbitrio e solo in questo modo, finalmente sarà libero di amare davvero, un amore libero e spontaneo, non imposto o condizionato.
L’essere umano è continuamente immerso in problemi da risolvere e momenti di infelicità da gestire. Avviene questo perché si è continuamente sbattuti dalla condizione di vittima a quella di carnefice, in quanto gli esseri umani sono divisi in due categorie principali: gli alfa e i beta, oppure, per utilizzare una metafora, pastori e pecore. Le pecore si dividono a loro volta in due categorie: gli inconsapevoli di ciò che accade attorno a loro e sono persone mediamente felici, perché non si pongono domande e vivono quello che accade; dall’altra parte stanno, invece, le persone consapevoli che agiscono per paura e imposizione. Queste ultime sono quelle che apparentemente (e sottolineo apparentemente) causano i problemi e i danni. Perché ho indicato apparentemente? Perché è vero che l’azione la svolgono loro, ma su imposizione o condizionamento, quindi non è un’azione spontanea. I risultati sono diversi da quello che la persona impone, di conseguenza accusa la “pecora” di aver causato quel danno e le impone di nuovo di risolverlo, ma non secondo i canoni della “pecora”, ma in base a quello che vuole l’impositore, creando una spirale di problematiche attribuite a chi esegue. Questi impositori sono i pastori, gli alfa, che invece di fare un mea culpa per aver imposto anziché permettere al tempo di risolvere la cosa spontaneamente, si accaniscono contro la “pecora” usando la manipolazione del “te l’ho chiesto io”, “lo DEVI fare”, “è così e basta”, peggio ancora quando inseriscono “fallo per il MIO bene”, che sottintende “non mi interessa della tua felicità”. I pastori attuano un dispositivo di scarico di responsabilità portando la pecora pian piano alla malattia, psichica o fisica, perché ella non riesce a reagire efficacemente, poiché il senso di inferiorità e la paura dettano legge.
I pastori dovrebbero essere coloro che accompagnano le pecore, non che le trascinano per un loro scopo egoico, sfruttando a loro favore l’autorità che si sono autoimposti.
In mezzo a tutti, pastori e pecore, emergono elementi di una terza figura: il lupo. Il lupo fa paura a tutti, ma non per la sua cattiveria, tutt’altro, perché egli è libero, decide da sé, sa stare da solo e si autogestisce, non si lascia manipolare e non manipola nessuno. Non permette a nessuno di ledere la sua essenza. Il lupo emerge dal gruppo quando è stanco di imposizioni, di essere accusato dei danni causati per aver agito come vogliono gli altri. Allora si stacca, prende la decisione di realizzare se stesso aiutando il mondo, non ledendolo come fanno i pastori che amano le loro pecore per portarle al macello. Il lupo mangia la pecora solo per fame, ma questo viene frainteso e si considera un elemento cattivo e pericoloso per il gruppo. Il lupo aggredisce per fame o perché è stato attaccato, altrimenti egli continua la sua vita. I lupi sono le persone gamma, quelle persone che migliorano il mondo, tutti i “Gesù” venuti a portare un messaggio, esplicito o implicito, che vengono prima fraintesi e solo dopo la loro morte vengono compresi.
Una frase che ripeto sempre ogni volta che vengo attaccata è: “Il tempo, solo il tempo dirà la verità”.
Nel frattempo, preferisco essere lupo, anche se accusata di essere cattiva. Siate lupi, poiché i lupi hanno una straordinaria etica, sintetizzata in questa foto ormai molto diffusa sul web.
“Chi ha orecchi per intendere, intenda”, Marco 4,9.

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    Autore
    Serena Pattaro

     

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