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3/16/2021 0 Comments

Simbolismo ed esoterismo dei Vangeli - Marco 1

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Foto di Alexandra ❤️A life without animals is not worth living❤️ da Pixabay 

Il vangelo di Marco è quello che rappresenta il significato di superficie, quello che arriva diretto alla mente, immediato, senza dover pensare o valutare. Esclude l’interpretazione soggettiva, esprime il significato più ovvio. Secondo John G. Bennet, Il vangelo di Marco racconta la storia dell’evento come apparve al discepolo non iniziato. Definisce il significato espresso dalle parole per quello che sono. Racconta i fatti che possono essere compresi a un livello di coscienza e consapevolezza basso, ma influenza l’individuo all’azione evolutiva, lo spinge a migliorare se stesso ogni giorno.
Il vangelo di Marco rivela, inoltre, l’espressione della prima delle quattro età dell’evoluzione umana, l’età della pietra. Definisce la nostra immobilità, impossibilità a fare azioni diverse per mancanza di conoscenze e mezzi. Associato al simbolo del leone, richiama l’azione di un verbo che induce coraggio: osare, il tentativo di passaggio da uomo burattino all’azione di libero arbitrio, seppur in modo molto lieve e lento (è pietrificato) e, proprio per questo, incontreremo molti tratti in cui smuovere le menti e le coscienze sarà arduo. Alla fine, anche la pietra si leviga, si sgretola, e diviene “testata d’angolo”; è solo necessaria un po’ di pazienza.

Marco, ebreo di nascita, fu un discepolo degli apostoli Paolo e Pietro, vissuto nel primo secolo d.C. Si stima che il vangelo sia stato scritto tra il 60 e il 75 d.C. Nel vangelo sono palesi gli influssi della predicazione di Pietro, in quanto Marco era un suo prediletto. Questo combacia con l’età della pietra già spiegata in precedenza: il nome all’apostolo è stato dato da Gesù con cognizione di causa.
Marco è rappresentato dal simbolo del Leone, come prima accennato, un animale particolarmente affascinante, il re degli animali stessi. Significa la forza, il coraggio e la saggezza. È un simbolo solare e il sole definisce il completamento della Grande Opera alchemica. All’ottava bassa, il Leone rappresenta gli istinti animali selvaggi e la forza della natura ancora da domare, la concupiscenza e il desiderio sfrenato posseduto dai cinque sensi; all’ottava alta, esso incarna saggezza e regalità, ottenuti attraverso un percorso iniziatico; con ardore domina gli istinti primordiali e conduce il proprio cammino dalle tenebre alla luce. E proprio questo ci indica il vangelo di Marco: l’uomo istintivo che entra nel percorso iniziatico spirituale.

Il Leone è anche l’emblema del Figlio di Dio, dotato di una predisposizione alla contemplazione e alla solitudine, entra in introspezione e realizza se stesso per ciò che è. Milarepa disse:
“Siate come un leone, che, piuttosto che inseguire il bastone, si volta verso chi lo ha tirato. Si lancia un bastone a un leone, una volta soltanto”.
Una straordinaria frase che spiega un concetto fondamentale della vita. Il suo significato è volgersi verso la soluzione e mai verso il problema; è chi ha creato il problema che detiene la soluzione, quindi, il focus è su di esso. In questo vangelo possiamo comprendere come queste caratteristiche leonine siano sviluppate proprio attraverso il percorso del messaggio cristico.

Il verbo associato a questo vangelo è osare, l’intraprendere una missione con ardore e audacia, spinti da aspirazioni evolutive.
Il vangelo di Marco è formato da sedici capitoli. Il sedici è un numero controverso. È il numero delle avversità, ma spinge l’individuo al cambiamento costruttivo. È il numero che rappresenta la svastica, la Terra nella sua potenza. Numero della Torre nei Tarocchi di Marsiglia, è la caduta e la caduta è quando siamo messi alla prova. Comprendiamo che l’essere umano cade nella materia ed è da quel momento che può costruire il suo percorso spirituale inteso come ritorno alla Casa del Padre.
Il simbolo degli arcani minori associato a Marco è i Bastoni. Rappresentano la semplicità, la classe media, l’operosità di queste persone. Possono essere utilizzati per offendere, oppure per costruire. Indica anche spirito di iniziativa e progresso.
Elemento associato è il fuoco: simbolo del desiderio, del potere e dell’energia, indica la vita quando alimentato correttamente, ma può bruciare e consumare se aizzato troppo, oppure indica morte quando è spento. È l’elemento alchemico che produce la trasmutazione.

Dopo questa introduzione, possiamo procedere con l’analisi dei versetti. È importante e fondamentale comprendere che quanto esposto è solo una mia personale interpretazione del messaggio cristico alla luce del lavoro su di sé. Nessuna pretesa che sia condiviso, anzi, un’interpretazione diversa dona spunti ulteriori di apprendimento. Inoltre, gli argomenti che ricorrono più volte e che sono trattati anche dagli altri evangelisti vengono discussi una sola volta, a meno che non ci siano approfondimenti ulteriori riferiti al contesto
Siamo pronti per partire col primo capitolo, ovvero Marco 1
 
Marco 1
 
1 Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio.

Partiamo dal concetto di Figlio di Dio, l’elemento fondamentale del percorso cristico. Il figlio è il prodotto dell’unione dell’energia femminile e dell’energia maschile, che nella materia si concretizzano con un ovulo e uno spermatozoo, alle quali viene aggiunta l’energia vitale. Queste tre energie sono la concretizzazione della Legge del Tre, una legge universale che definisce come tutto è in equilibrio statico, finché arriva una nuova vibrazione a manifestare una diversità. Tutto è costituito da positivo e negativo che si alimentano a vicenda, scambiandosi reciprocamente le frequenze. Quando arriva il neutro, si stabilizza la manifestazione sulla materia. L’atomo sarebbe inesistente senza il neutrone, pur privo di carica e di massa. In effetti, la sua funzione era sconosciuta all’inizio, fino a quando si capì che era proprio la sua esistenza a dare stabilità all’atomo.
Il figlio giunse sulla Terra per manifestare concretamente il messaggio cristico e generare un’evoluzione coscienziale divenuta statica. La sua incarnazione è servita all’umanità per ritrovare uno scopo di vita, ridottosi alla pura esistenza materiale.
La Ghimatria rivela che la parola ebraica tradotta con Adamo (inteso come umanità – Adamah - non come nome proprio di persona) è un numero 9, ottenuto dalla somma dell’energia di Madre (numero 5, energia femminile), di Padre (numero 3, energia maschile) e Dio (numero 1, energia vitale). Il risultato è un’anima potente incarnata in un corpo di essere umano.
Dio è il tutto, perciò è femminile e maschile, come il Tao ci indica che, l’essere integro, è composto di tutte le frequenze in equilibrio: luce e buio, caldo e freddo, bianco e nero, positivo e negativo, ma nessuna di queste è a sé, tutte si mescolano alla perfezione. L’integrità è una perfetta armonia di tutte le frequenze; le une esistono perché esistono le altre.
 
2 Come è scritto nel profeta Isaia:
Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te,
egli ti preparerà la strada.

Il messaggero che apre la strada è Giovanni Battista, cugino di Gesù, nato sei mesi prima di Lui. E qui il richiamo chiaro è quello, oramai largamente conosciuto, dei due solstizi estivo ed invernale. Il solstizio estivo che porta pian piano il sole in sei mesi a “morire”; esso va verso il declino, poiché è necessario far terminare il ciclo, per poi “rinascere” tre giorni dopo il solstizio d’inverno. È la consequenzialità della vita: il precedente lascia il posto al successivo, affinché questi termini il lavoro. A ognuno la conclusione della missione affidatagli.
La notte di San Giovanni, il 24 giugno, è sempre stata considerata una notte dalle energie particolarmente importanti; è una notte dai mille rituali propiziatori e divinatori, proprio perché, dopo tre giorni di stasi, il sole riprende a muoversi. Lo stesso vale per la notte del 24 dicembre, dove vi è una nuova nascita, un nuovo ciclo, in cui il sole da “morto per tre giorni” ricomincia la sua ascesa con l’allungamento delle ore di luce giornaliere rappresentando un inno alla vita. È il giorno più festeggiato al mondo, il giorno più potente dell’anno.
Giovanni è l'incarnazione del precursore del messaggio cristico, proprio perché era necessario preparare le masse a un nuovo paradigma. Egli morirà per lasciare posto al nuovo. E, infatti, la notte di San Giovanni il sole viene “colpito” e cambia direzione, lascia il posto.
 
3 Voce di uno che grida nel deserto:
preparate la strada del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri,

La “voce di uno che grida nel deserto” è il messaggio di una persona che difficilmente sarà colto dalle folle. Pochi lo comprendono e lo fanno proprio. È quel piccolo numero, quantificato da alcuni come un 1% della popolazione, che può provocare la mutazione di paradigma. Sono sempre stati i pochi a influenzare con il loro esempio i molti, proprio perché i nuovi messaggi, in particolar modo se potenti, hanno una vibrazione elevata, impossibile da mantenere a lungo per le persone comuni.
Il grido ha anche significato di esorcismo dalle paure, perché gridando ci si libera da ciò che è represso dentro. Giovanni Battista indica un metodo di liberazione dai condizionamenti per far spazio al nuovo messaggio che a breve arriverà.
Il deserto è un luogo fisico frequentato da poche persone, più per necessità che per reale volontà. È anche il luogo dove i Padri del Deserto, gli Esicasti, si ritiravano per entrare in preghiera, per ritrovare Dio in loro, proprio per essere da soli con se stessi, senza essere disturbati da niente e nessuno, e il deserto era un luogo che portava alla pace e alla calma.
È tramite la purificazione dai propri condizionamenti, l’uscire dal paradigma imposto dalla società, che possiamo preparare la strada, ovvero la possibilità di accogliere il Cristo in Noi. Raddrizzare il sentiero significa rendere agevole e diretta la comprensione di quel potente messaggio iniziatico che ci trasmuterà in veri esseri umani.
4 si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5 Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.

 
In questi versetti ci sono cinque concetti basilari del cristianesimo: il battesimo, il perdono, il peccato, il fiume e Gerusalemme. Voglio partire dal peccato, perché nulla ha a che fare con la cacciata dal Gan Eden di Adamo ed Eva.
Il peccato è un errore, una mancanza. In questo caso è rivolto verso Noi stessi. Quando arriviamo su questo piano di esistenza, ci dimentichiamo di Noi durante la quotidianità. In effetti, la presenza a Noi stessi è la base del percorso de La quarta via di Gurdjeff. Il più grande peccato di un essere umano è dimenticarsi di se stesso e Noi lo facciamo per tutta la vita. L’unico modo è allenarsi a rimanere in presenza, perché è anche l’unico modo per agire con libero arbitrio invece di reagire per meccanicità condizionata. Il peccato è dimenticarsi di Noi, perché questo è una mancanza nei nostri confronti; rende la personalità impura.
L’uomo perfetto, senza peccato, che è integro e coerente a se stesso è Adam Kadmon, il Logos manifesto, l’Uomo Archetipico. È il progenitore della Razza Umana fatta a immagine e somiglianza di Dio, un insieme di acqua e terra (come principio alchemico).
Ogni errore da Noi compiuto può essere aggiustato e sistemato, accogliendo la situazione e perdonandoci per questo. Il perdono è un atto potente tramite il quale doniamo a Noi stessi di nuovo la gioia e l’armonia, capendo che, alla fine, nulla e nessuno può essere perdonato, perché ognuno è quello che è in quel preciso istante e non avrebbe potuto fare diversamente. Un’azione diversa implica una vibrazione diversa, perciò, la consapevolezza dell’errore è già perdono di per sé. Il per-dono è un regalo, un presente che ci facciamo per comprendere che siamo esseri perfetti, anche se perfettibili.
Il battesimo è un rito iniziatico con cui si pratica la purificazione. In effetti, Gesù comincia la sua predicazione come incarnazione del Cristo a seguito del battesimo ricevuto da Giovanni Battista. È un rito che deriva dall’Egitto pagano; è rimasto quasi immutato dagli inizi a oggi. Un mio personale parere è che il rito battesimale dovrebbe essere prerogativa dell’adulto, poiché una vera purificazione avviene in consapevolezza di sé. Il rito nasce per eliminare le energie negative, di dualità e divisione, caratteristiche aliene a un infante. Il rito pulisce l’uomo vecchio che diviene un uomo nuovo.
Il battesimo infonde saggezza nella persona che si ottiene solamente con l’esperienza personale, ecco perché è preferibile svolgere il rito da adulti. Alcune tradizioni attribuiscono battesimo e saggezza a una figura venerata dai Templari, il Bafometto, in quanto sembra che la parola derivi da Baphe (battesimo) e Metis (saggezza). Il rito diviene iniziazione alla saggezza.
Il battesimo avviene tramite l’acqua, elemento di estremo valore per la vita sul pianeta Terra. Simbolo del fluire, dell’adattamento, dell’essere che siamo, l’acqua è la principale fonte di trasmissione delle informazioni, grazie alla capacità di immagazzinarle in una sua memoria. Ogni forma separata dall’acqua cessa di vivere. L’acqua è la fonte primordiale dalla quale tutte le forme nascono e alla quale ritornano.
Nella mitologia greca Oceano (che rappresenta l’acqua salata) e Teti (che rappresenta l’acqua dolce) costituiscono la coppia da cui ha origine l’Essere.
Il battesimo ha lo scopo di investire l’individuo del Verbo. E così fu per Gesù, il quale iniziò la sua predicazione dopo il battesimo nel fiume Giordano. Il Verbo è la conoscenza comunicata, quindi, trasmessa.
Il simbolismo del fiume è importantissimo: rappresenta la separazione tra sacro e profano, grazie alle sue due sponde, che indicano le due facce della stessa medaglia. È il passaggio da un mondo a un altro, da uno stato di consapevolezza a un altro. È interessante come esso significhi la purificazione delle anime prima di una nuova incarnazione, che permette di dimenticare quella precedente. Il fiume rappresenta abbondanza delle virtù celesti.
Gerusalemme, città santa, simbolo di unione  dei popoli, di intesa tra loro e condivisione di intenti. È traslata nei cieli come Gerusalemme Celeste, il cui significato simbolico sarà espresso nell’Appendice 1, e viene rappresentata come una città d’oro, elemento della massima trasmutazione alchemica, indicante purezza, nobiltà, eternità, mancanza di corruzione e potere spirituale.
 
6 Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico 7 e predicava: «Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. 8 Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo».
 
Qui Giovanni dichiara che lui è un predecessore che ha ricoperto il ruolo di colui che “apriva” le coscienze a un nuovo paradigma. Il suo successore è più potente, perché incarna il Cristo. Il battesimo in Spirito Santo è la concretizzazione dell’Essere Divino in questo mondo materiale, il fuoco del guerriero spirituale che diviene amore supremo. Il fuoco è l’elemento che trasmuta, è il simbolo dello Spirito Santo. Il fuoco eleva tutte le cose a un livello superiore di perfezione; simbolo di evoluzione, brucia le impurità dello spirito per divenire luce.
L’acqua rappresenta il principio femminile, il fuoco quello maschile. Entrambi i riti conducono all’integrità dell’individuo, rendendolo perfetto e unico.
Giovanni Battista è vestito di peli di cammello. Quest’animale indica l’ardo-re spirituale e la fede. Caratteristica è la sua resistenza nel deserto e, quindi, alla tentazione; ma è anche accogliente, moderato, sobrio.
 
9 In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. 10 E, uscendo dall'acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. 11 E si sentì una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto».

Accade qui il rito d'iniziazione del Maestro Gesù, che riceve in sé l’energia del Cristo. È qui che comincia la sua predicazione del messaggio cristico. Giovanni Battista investe Gesù del ruolo di Cristo sulla terra, mantenendo la promessa fatta ai discepoli della venuta di un uomo più potente di lui.
Gesù riceve l’energia cristica in forma di colomba, simbolo della purezza, della capacità di elevarsi liberi; è uno dei quattro animali sacri della Bibbia, insieme a toro, leone e aquila. Questi animali rappresentano la manifestazione di tutte le cose, la concretizzazione, costruzione ed evoluzione, e sono i prototipi del Pensiero Divino. La colomba è simbolo dell’aria, che rappresenta la spiritualizzazione, la pace, l’innocenza e la sincerità. È anche simbolo di medicina; è interessante questo aspetto in quanto Gesù diviene un guaritore e moltissime persone si rivolgeranno a Lui per recuperare la salute. La tradizione ci dice che, probabilmente, Gesù faceva parte del gruppo spirituale degli Esseni, conosciuti principalmente come guaritori.
La colomba è simbolo del mercurio alchemico, il principio unificatore. Gesù, infatti, predica un messaggio di unione, in sostituzione a quello di divisione e dualità, tipico dei paradigmi degli uomini che hanno perso la loro identità. La colomba porta sempre buone nuove. Rappresenta il ristabilire la pace sulla terra come fine della collera divina.
È interessante come la colomba sia l’unico animale nel quale al diavolo è impossibile incarnarsi, data la sua purezza e nobiltà d’animo. In alchimia rappresenta l’opera al bianco, Albedo, la fase intermedia di trasmutazione (compresa tra l’opera al nero, Nigredo, e l’opera al rosso, Rubedo).
Secondo C. W. Leadbeater, l’energia che scende sul battezzato ha una forma simile alla colomba e la può percepire visivamente solamente chi è in grado di vedere oltre le apparenze.
Il Figlio Prediletto è il prescelto, avente la responsabilità di sopportare questa missione e di farsi supportare grazie al fatto di essere un leader carismatico capace di influenzare le persone con le parole, l’esempio e i talenti. Il compiacersi è l’atto di essere consustanziale, ovvero di essere di diversa materia, ma della stessa sostanza.
 
12 Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto 13 e vi rimase quaranta giorni, tentato da satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano.
 
Come ho già scritto in precedenza, il deserto diviene un luogo straordinario per entrare in connessione con Noi stessi. Il deserto, considerate le condizioni critiche di vita, spinge l’essere umano al limite della sopravvivenza, inducendolo a ricordarsi di sé costantemente per poter gestire l’energia vitale.
Nel ciclo desertico l’uomo entra per la “porta degli uomini” ed esce dalla “porta di Dio”; nel frattempo, abbandona tutto il superfluo e tutte le zavorre, divenendo un uomo libero. Nel deserto si ottiene lo sviluppo dell’affinità sensoriale e si diviene capaci di percepire l’invisibile. Educa al passaggio dal caos all’intraprendere la nostra missione.
Il numero di quaranta è particolarmente ricorrente nella Bibbia. Per gli ebrei è un numero importante, poiché è la morte seguita da una rinascita a un livello evolutivo maggiore. È il numero della conclusione di un ciclo nel mondo e il numero di anni di una generazione. Si tratta della prova iniziatica, grazie alla quale si accede alla rinascita spirituale. Il quaranta è anche il numero che indica la quantità di tempo trascorsa alla presenza di Dio. Indica la penitenza e, in effetti, nel testo biblico ricorre quando i vari personaggi sono messi alla prova.
È particolarmente legato al numero tredici: corrisponde alla tredicesima carta degli Arcani Maggiori, La Morte, e alla tredicesima lettera dell’alfabeto ebraico, מ mem, secondo la Ghimatria. Inoltre, nel Sefer Yetzirah, il Libro della Creazione, assume vari significati; uno su tutti diviene interessante per Gesù Cristo: “Re sull’acqua”, e vedremo proprio come Egli in alcune occasioni cammini, appunto, sull’acqua, oppure calmi le acque, oltre a promuovere un messaggio che muove il cuore, le emozioni che sono rappresentate dalle acque.
In questi quaranta giorni Gesù Cristo è tentato da satana. La tentazione è un’azione potente in cui si cerca di prendere, attuando qualsiasi mezzo, etico e non, per ottenere l’obiettivo. La tentazione è essere messi alla prova per comprendere il proprio grado di integrità e di coerenza. Quando si passa questo test potente, nulla può più attaccarci. E Gesù Cristo resiste e affronta con coraggio e forza di volontà ogni azione tentativa di quel personaggio.
Satana è l’oppositore, l’avversario, colui che mette alla prova per farci comprendere chi siamo davvero, colui che ci mette di fronte alle debolezze e alle mancanze per renderci consapevoli su dove lavorare e potenziarci. Nella Bibbia è un personaggio che ricorre spesso. È l’avversario di Noi stessi, il nostro nemico. Nello sport l’avversario è colui con cui intraprendiamo una prova per comprendere il livello di performance raggiunto. Egli sferra colpi inaspettati per dirci che siamo deboli in quel gesto tecnico specifico e, quindi, dobbiamo allenarci in quello. Nei film hollywoodiani questo è bene interpretato, soprattutto, quando si tratta di arti marziali, dove i personaggi che vogliono divenire campioni sono provati dai maestri in alcune azioni apparentemente umilianti, ma che alla fine si rivelano l’unica via possibile per divenire ciò che vogliono davvero. In conclusione, satana non è la figura orribile e perfida che ci è proposta dalla teologia, ma è il nostro nemico che diventa amico grazie al suo ruolo di “cattivo” nei nostri confronti. È quell’anima che s'incarna per poterci dar modo di comprendere Noi stessi, come nella storiella di Walsch.
Nel deserto Gesù Cristo convive con le fiere, animali feroci e predatori. La fiera ha il significato di esprimere il più atavico terrore dell’essere umano e rappresenta il doversi difendere da Noi stessi, ovvero da tutte quelle situazioni che siamo incapaci di gestire coscientemente. Simboleggiano perfettamente la tentazione subita in quei quaranta giorni. La paura più grande dell’uomo comune è di essere potente, proprio perché incapace, per mancanza di mezzi e conoscenze, di gestire il proprio potere personale. Solo con le prove iniziatiche comprendiamo quanto, invece, sia insita in Noi proprio la possibilità di poter incanalare adeguatamente ogni nostra energia di qualsiasi entità e forza.
Sembra che Gesù non fosse proprio da solo in questo periodo di iniziazione. Gli angeli lo servivano e sappiamo che essi sono messaggeri, personaggi fisici o entità energetiche, che lo aiutavano a rimanere se stesso di fronte a tutte le feroci tentazioni di satana. Hanno il ruolo di renderlo consapevole in caso di decentratura di sé, che porterebbe a una vittoria di satana. Mantenendo la centratura, nessuno può scalfire l’integrità. Si tratta del “centro di gravità permanente” di cui parla Gurdjeff ne “La quarta via”, ovvero l’allineamento della personalità (corpi fisico, emotivo e mentale).
 
14 Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: 15 «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo».
 
Quando si dice che il tempo è compiuto, significa che è giunto il momento di realizzare il progetto più grande. Oramai l’umanità è pronta a ricevere il messaggio cristico per evolvere e tornare alla Casa del Padre. L’umanità ha raggiunto il livello di coscienza che le permette di praticare perfettamente quanto indicato da questo straordinario percorso iniziatico. Il Regno di Dio, ovvero la nostra completa realizzazione come esseri umani, è vicino, perché è semplicemente necessario seguire e praticare le indicazioni del Cristo. Questa possibilità è data a chiunque voglia davvero arrivare a un traguardo così importante.
La conversione è l’azione del volgere se stessi verso obiettivi più elevati, il mettersi al servizio del divino, grazie all’aver trasmutato la propria condizione di vittima. Convertirsi è essere focalizzati sull’evoluzione umanitaria, essendo precursori di un nuovo paradigma di amore e pace, quelli veri, che derivano da una comprensione profonda e mai da un’imposizione esterna basata sulla paura. È il mettersi a un livello di comprensione maggiore, che conduce oltre le apparenze, il servire la propria divinità anziché essere schiavi delle cose materiali. È una condizione in cui si comprende che, su questo piano di esistenza, la materia, gli oggetti ci servono per raggiungere i nostri obiettivi, ma mai devono essere intesi come obiettivo stesso; divengono mezzi utili e quando terminano la loro utilità, possiamo eliminarli o cederli a qualcun altro.
La conversione avviene tramite la pratica dei principi del vangelo, della buona novella, di un annuncio del passaggio a un’ottava superiore dello stato vibrazionale umano, che educa a vivere secondo virtù, che sono i principi elevati dettati dall’anima umana invece che trasmessi dall’apparato psico-fisico. Convertirsi nel vangelo è riconoscere che siamo un unico disegno divino, al quale ognuno partecipa per renderlo straordinario, unico, perfetto.
 
16 Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 17 Gesù disse loro: «Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini». 18 E subito, lasciate le reti, lo seguirono. 19 Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. 20 Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono.
 
In questo punto del vangelo si fa una chiara allusione alle età astrologiche. Infatti, Marco parla dei discepoli pescatori e tralascia gli altri.
L’età dell’Acquario inizia con la precessione degli equinozi, e si chiama dell’Acquario perché l’equinozio di primavera è sotto l’influenza energetica di questa costellazione. Ogni era dura circa 2160 anni. Ai tempi di Gesù erano sotto l’influenza dei Pesci, l’era del figlio, che seguiva quella dell’Antico Testamento, definita era del padre. L’era dell’Acquario è quella dello spirito, quasi a simboleggiare il concludersi del ciclo della Trinità.
L’età dell’Ariete è un’era caratterizzata dal metallo ferro e dall’influenza del pianeta Marte e, infatti, è ricca di guerre di conquista, di vittorie di eroi. È il periodo che va dal 2.000 a.C. circa alla nascita di Gesù. Qui avviene il passaggio all’era dei Pesci, detta anche era cristiana, grazie all’incarnazione del Cristo in Gesù. È l’era della trascendenza, del misticismo e del sacrificio, ma anche delle religioni con le proprie lotte intestine. Simboli principali sono la croce e la morte con resurrezione.
Siamo giunti al passaggio all’era dell’Acquario, con l’influenza del pianeta Urano e del metallo platino. Caratteristiche sono la comunicazione tecnologica e l’ipercomunicazione, il perseguire elevati ideali, a seguito di un aumento coscienziale. Si perseverano un completamento e un’unione reale tra materia e spirito, tra fisico ed energia.
Gesù Cristo chiama a sé questi uomini che, senza esitare lo seguono. L'hanno riconosciuto subito come un Maestro influente e potente. Divenire pescatore di uomini significa imparare a educare emotivamente le persone, in modo che possano scegliere col cuore e l’amore la via e le azioni da compiere in ogni momento. Solo chi è pronto è disposto a farlo e il loro ruolo è di preparare questi uomini.
La pesca è sinonimo di ricerca e crescita spirituale, grazie alle doti dei pescatori stessi: pazienza, precisione, tecnica, concentrazione. Rappresenta l’abilità nelle relazioni umane, che comporta il salvataggio delle anime umane impure.
Il pesce indica la condizione della nostra mente inconscia. Rappresenta anche purificazione e fecondità (quest'aspetto lo ritroviamo più avanti nel miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci).
 
21 Andarono a Cafarnao e, entrato proprio di sabato nella sinagoga, Gesù si mise ad insegnare. 22 Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi.
 
Nel versetto 21 scopriamo la prima ri-evoluzione del messaggio cristico. Gesù Cristo entra di sabato nella sinagoga. Il sabato è il giorno di Saturno. Caratteristiche di Saturno sono:
  • L’autorizzazione: in effetti, Gesù Cristo si prende da sé il permesso di farlo. Autorizzare deriva da autòs, ovvero l’idea che ognuno ha di se stesso, che rimane a se stesso invece di cederla ad altri;
  • La transizione: Gesù Cristo è l’innovatore di un diverso paradigma e, come tale, attua un periodo di transizione dal vecchio al nuovo;
  • La svolta: con Lui siamo divenuti una nuova umanità, capace di essere amorevole, compassionevole, equa;
  • La costruzione: di certo è stato l’inizio della costruzione di un nuovo concetto (o meglio, di ritorno a un concetto) di vita consapevole e di elevazione delle coscienze, grazie a basi stabili e uniche nel loro genere;
  • L’osservazione: questa è la prima azione proposta da ogni tipo di filosofia spirituale e tecnica evolutiva. Osservare se stessi e gli altri significa distacco emotivo, guardare con occhi nuovi privi di giudizio, critici sì, ma senza giudizio che genera sentenze e le sentenze sono inderogabili;
  • Il potere non rivelato: Gesù Cristo andava nei villaggi a predicare il nuovo insegnamento divino, universale, per tutti gli uomini, e lo faceva evitando sensazionalismi. Egli viveva nell’umiltà (attenzione, non povertà), nel radicamento per aiutare, chiunque lo volesse, ad elevarsi, senza perdere la stabilità. Il suo potere era certamente riservato, anche se molti ne avevano compreso il valore.
Molti sono stati e sono tuttora i culti dedicati a Saturno e lo stesso avveniva a quel tempo. Alcuni di questi sono tutt’altro che benevoli, considerato che, per alcuni filoni esoterici, il pianeta Saturno è legato a satana, in quanto da esso deriva il nome stesso. Saturno è il pianeta più lontano dal Sole (la luce, la vita) e, quindi, rappresenta anche il male, l’essersi allontanati dall’illuminazione.
Gesù Cristo inizia la predicazione di un messaggio di amore e unione, mentre la divisione imperava, si seguivano le imposizioni di quel “dio di guerra e odio” descritto nell’Antico Testamento. Il vero messaggio del cristianesimo è quello cristico del Nuovo Testamento. Andando di sabato nella sinagoga e iniziando un nuovo insegnamento, Gesù ri-evoluziona le menti e le vite umane, inizia a innescare una trasmutazione delle persone.
Quell’insegnamento (da insegnare, creare un solco) iniziava a scalfire i cuori degli uomini, induriti da secoli di odio e guerra. Il tutto porterà a modificare, nel tempo, il giorno dedicato al culto di Dio da sabato a domenica, giorno del Sole, che dona vita e luce, calore e chiarezza, simbolo del completamento della Grande Opera alchemica: la trasmutazione del piombo (Saturno) in oro (Sole); la resurrezione avviene, infatti, la domenica.
Saturno governa il segno zodiacale del capricorno, segno sotto il quale nasce il Messia, Gesù Cristo. Questo segno zodiacale rappresenta il capro espiatorio ebraico, quel capro nero che veniva caricato dei peccati del popolo per poi essere abbandonato nel deserto ad espiarli. Ed è così che Gesù Cristo inizia il suo ministero: quaranta giorni nel deserto a purificarsi dei peccati del mondo, attraverso le tentazioni di satana.
Si scrive che insegnava con autorità e non come gli scribi: la Sua autorità arrivava da molto in alto, dal sé superiore, dall’anima, un’autorità divina che Egli incarnava perfettamente. Gli scribi insegnavano per studio e tradizione, Gesù Cristo per essere esattamente ciò che insegnava.
 
23 Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: 24 «Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio». 25 E Gesù lo sgridò: «Taci! Esci da quell'uomo». 26 E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. 27 Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!». 28 La sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea.
 
La possessione da spiriti (o entità) avviene quando la persona è impossibilitata a schermarsi per mancanza di energia e potere personale. Queste entità sono veri e propri parassiti che si nutrono delle emozioni e usano il campo elettromagnetico, distorcendolo, per sopravvivere a discapito della vita dell’altra persona. Si tratta di esseri energetici che rimangono incastrati tra due mondi, il fisico e l’astrale, spesso hanno subito una morte violenta e richiedono un corpo esterno per poter assimilare il nutrimento per esistere. Possono essere eliminati tramite esorcismi o rituali di energia opposta, una vibrazione per loro particolarmente disturbante, di difficile sopportazione.
Gesù Cristo, oltre ad essere guaritore, allontana le entità impure, perché impossibilitate a mantenersi vicine alla sua frequenza. Egli con la sola parola libera le persone, questo perché Egli è in grado di utilizzare la voce e il verbo nella maniera corretta. Le parole creano, come vedremo nella trattazione del primo capitolo di Giovanni. Anche l’utilizzo corretto della voce appartiene alle tecniche di guarigione degli esseni, o nazareni, proprio come viene chiamato Gesù dallo spirito immondo.
Quando queste entità se ne vanno, devastano il corpo del malcapitato, lasciandolo spesso in condizioni di vita critiche. In alcuni casi, questi può anche morire, per l’incapacità di gestire il dolore.
In questo passo Gesù Cristo rivela che, seguendo il messaggio cristico, è possibile essere potente oltre ogni limite considerato umano. Ogni potenzialità è incisa nel nostro DNA, sede della coscienza e del potere creante, oltre che dell’akasha nostro e di Gaia. Queste potenzialità vanno sviluppate attraverso i talenti affidatici dal divino e messi a servizio dell’umanità e della natura.
In questo versetto la definiscono una dottrina nuova, ma essa è semplicemente la pratica corretta nel quotidiano della nostra natura atavica potenziata dall’anima divina, quello spirito guida che accompagna ogni umano in grado di riconoscerlo e di fidarsi delle sue indicazioni intuitive.
 
29 E, usciti dalla sinagoga, si recarono subito in casa di Simone e di Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni. 30 La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. 31 Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli.
32 Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. 33 Tutta la città era riunita davanti alla porta. 34 Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
35 Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava. 36 Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce 37 e, trovatolo, gli dissero: «Tutti ti cercano!». 38 Egli disse loro: «Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». 39 E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.
 
In questi passi del vangelo Gesù Cristo è immerso nella pratica della guarigione, eredità degli esseni e, secondo narrazioni extrabibliche, del periodo in cui Gesù visse in oriente. Le modalità attuate da Gesù Cristo sono le terapie egizio-essene, pratiche di enorme valore sanatorio solamente quando esercitate con amore profondo e incondizionato. In caso contrario, l’effetto è nullo, o quasi. Secondo queste pratiche, la malattia deriva dalle negatività emesse dal cuore, ovvero dal nostro campo magnetico, che risulta distorto. Siamo formati da più livelli energetici, anche se l’essere umano comune percepisce solo il livello fisico, perché maggiormente denso. Le negatività combaciano col nostro raccontarci bugie e autoconvincerci che sia la verità.
Per essere terapeuta come Gesù Cristo è necessario essere puri, liberi da desideri egoici, privi di giudizio, essere compassionevoli. Il dolore mai va eliminato, ma trasmutato in una vibrazione più potente[2]. Metodi principali sono l’utilizzo della voce lattea, ovvero il suono che viene dal cuore, gli oli, la palpazione eterica, la meditazione, la luce, pratiche che vedremo alternarsi continuamente nella narrazione dei vangeli.
 
40 Allora venne a lui un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi guarirmi!». 41 Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, guarisci!». 42 Subito la lebbra scomparve ed egli guarì. 43 E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse: 44 «Guarda di non dir niente a nessuno, ma va', presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro». 45 Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte.
 
Un altro caso di guarigione. In questo passo Gesù Cristo è mosso a compassione. Cos’è esattamente? Viene spesso confusa con la pietà, ma la compassione è una virtù elevata. Nella pietà l’uomo si inclina nel rispetto di Dio, dei genitori e di chi considera autorità, si trova, quindi, in una posizione di sottomissione e di inferiorità. Nella pietà l’essere umano vive una situazione di difficoltà perché sfortunato.
Nella compassione, si entra in empatia con l’altro, comprendendo che quello è il suo cammino per evolvere e sviluppare le attitudini per cui ha chiesto di incarnarsi. È il suo percorso personale e quello che possiamo fare è aiutarlo, quando richiestoci. L’aiuto è salvarlo dal baratro momentaneo, ma istruirlo a percorrere la propria strada da sé. Spesso l’essere umano preferisce il lenitivo all’aiuto, ovvero una soluzione esterna a sfavore di quella interiore. È quello che succede in questo passo del vangelo: dopo la guarigione, Gesù Cristo indica precise azioni da fare al lebbroso, ma lui le ignora facendo l’esatto opposto di quello che gli è stato detto. La guarigione l’aveva ottenuta, perciò, era a posto. Questo è un tipico atteggiamento dell’essere umano comune con livello di coscienza basso.
La compassione è una virtù sviluppata attraverso il messaggio cristico. Mai ci dobbiamo sentire superiori a qualcuno, nemmeno inferiori, siamo anime incarnate per dedicarci alla nostra missione, diversa per ognuno. Inoltre, comprendere che quella sofferenza è parte del suo cammino è una cosa, volerla togliere a tutti i costi senza rendere consapevole la persona è un’altra; in effetti, la persona che nella guarigione rimane inconsapevole creerà altre situazioni che la faranno ammalare.
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    Serena Pattaro

     

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