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9/11/2021 0 Comments

Simbolismo ed esoterismo dei vangeli - Giovanni 1

Siamo giunti alla trattazione del vangelo di Giovanni, un vangelo molto particolare e completamente diverso dagli altri tre canonici. Troviamo in Giovanni un messaggio esoterico e nozioni che nessun altro evangelista ha trattato.
Il suo nome significa in ebraico YHWH è misericordioso, in greco significa Dono del Signore, ma anche Mandato da Dio. Oltre al vangelo, si attribuisce a questo evangelista la stesura del libro dell’Apocalisse. È interessante come la Rivelazione (traduzione corretta di Apocalisse) sia attribuita all’evangelista più esoterico, colui che rivela ciò che è celato.
Nella sua trattazione evangelica ritroviamo un utilizzo del linguaggio molto fine e precisa. Attraverso la vibrazione della parola egli entra nell’anima del lettore influenzandolo ad accogliere il messaggio cristico come via pratica di realizzazione dell’Io. Come ogni informazione in codice, anche il vangelo di Giovanni richiama momenti di profonda riflessione per frasi all’apparenza contrastanti tra loro. Solo l’iniziato ne comprende davvero il significato. La parola è un messaggio criptato che può essere compreso solamente quando viene tolto il velo, quando si percepisce la vibrazione che essa è; in termini più pratici, sul piano di esistenza terrestre è la sua etimologia.
La parola ha tre livelli di comprensione: letterale (il senso comune), figurato (metaforico) e sacro (il mondo spirituale); nel vangelo di Giovanni troviamo questa terza modalità, corrispondente al vivere nel presente, nella fede e nella propria spiritualità.
È il vangelo dell’età del vino, momento in cui il messaggio inizia a fermentare all’interno dell’individuo e sappiamo come la fermentazione sia un processo che conduce poi all’elevazione della materia. Comprendere il significato nascosto prevede una vera e propria trasmutazione alchemica della materia grezza (l’uomo), in oro (la divinità che siamo).
Giovanni era il discepolo prediletto di Gesù e scrisse il vangelo intorno all’anno 100. Lo vediamo spesso, infatti, partecipare con Pietro e Giacomo a eventi dai quali gli altri apostoli sono esclusi.
Giovanni è rappresentato dal simbolo dell’Aquila, il potere cosmico. Essa sfida il sole e l’aria, che sono Dio e lo Spirito Santo, nel senso che si rende come loro, e può guardare direttamente il sole, la luce, la conoscenza.
Rappresenta la protezione del sapere e il verbo associato è tacere. Chi sa tacere riesce a mantenere i segreti e a trasmettere attraverso le vibrazioni la propria influenza. Il tacere rappresenta il dedicarsi a se stessi prima che agli altri. Tacere è essere in grado di trasmettere il proprio Io con le vibrazioni dell’essere e non con la razionalità della mente.
Il vangelo di Giovanni è formato da ventuno capitoli. Il ventuno è un numero molto intrigante, rappresenta il cavaliere a cavallo, colui che ogni istante persegue la missione di salvezza, andando oltre i propri limiti. Il ventuno è la conoscenza, la saggezza e la responsabilità. È formato dal sette moltiplicato tre, ossia la massima realizzazione umana, l’amore incondizionato, con la manifestazione del risultato; è la perfezione. Numero della fiducia e della lealtà, della difesa dei più deboli e del mantenimento delle promesse.
Il simbolo degli arcani minori associato sono le spade. Rappresentano la nobiltà, l’istruzione, la cavalleria. Sono la razionalità, la mente e l’intelletto dell’uomo. Simboleggiano il potere e il controllo.
L’elemento associato è l’aria. Rappresenta il movimento, il fluire, ma anche l’intelletto. L’aria non può essere afferrata, è l’elemento più sottile e per questo è associata allo spirito. È principio vitale; col primo respiro l’anima umana entra nel corpo, con l’ultimo ne esce. Ogni volta che si manifesta lo Spirito Santo vi è movimento d’aria e, a volte, è associato anche il fuoco.
Essendo il vangelo di Giovanni un testo esoterico, sarà trattato in modo diverso rispetto agli altri. Qui si vuole far accedere ai meandri della mente che spesso blocca le reali conoscenze a favore delle credenze. Questo tipo di trattazione va a completare quelle degli altri vangeli, nessuna modalità esclude l’altra, ma si uniscono in una maggiore comprensione del Cristo.
 
Giovanni 1
 
1 In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
2 Egli era in principio presso Dio:
3 tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.

 
A fondamento di tutto sta la vibrazione della parola. Tutto quello che possiamo esprimere con una parola esiste per Noi. La parola era presso Dio (il Creatore), quindi, Egli ne aveva facoltà; la parola era Dio, perciò la parola crea, e sono Io il Creatore. La parola è l’elemento creante e Noi umani siamo gli unici esseri viventi a essere dotati di parola, quindi, ognuno di Noi è Creatore. Tutto è stato creato tramite la parola e tutto ciò che è impossibile esprimere a parole rimane inesistente per Noi.
 
4 In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
5 la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l'hanno accolta.

 
Nella parola sta la vita degli esseri umani e la vita è data dalla luce. La luce è la conoscenza, l’informazione che si propaga a livello atomico, energetico. Le informazioni, per attivare i processi fisiologici, sono trasmesse dai biofotoni presenti nel corpo; sono particelle di luce che permettono la trasmissione delle informazioni intra e intercellulari. L’informazione (la conoscenza) è esattamente la luce e la luce è vita. L’energia vitale è stabilita dalla quantità e qualità di luce che è in Noi.
La luce prevale sempre sulle tenebre; in effetti, ne è necessaria anche solo una piccola quantità per rischiarare un ambiente buio e l’oscurità non può sovrastarla.
 
6 Venne un uomo mandato da Dio
e il suo nome era Giovanni.
7 Egli venne come testimone
per rendere testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
8 Egli non era la luce,
ma doveva render testimonianza alla luce.

 
Ho già scritto che uno dei significati di Giovanni è YHWH è misericordioso. In precedenza ho descritto la definizione del tetragramma sacro: il fluire dell’energia vitale ma anche il limitarla. Giovanni, quindi, è sinonimo di vita e di luce. In quanto tale, egli è testimone della conoscenza vitale, la quale giunge agli uomini attraverso di lui. Sappiamo della sua scrupolosa predicazione per indurre comprensione negli esseri umani, che solo la luce genera vita e la luce è conoscenza, quindi, espressione del proprio Io, della propria essenza. D’altronde, conosciamo bene come in Genesi la creazione inizi proprio dalla luce, il principio primo di tutto dal quale ogni manifestazione si genera.
 
9 Veniva nel mondo
la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.


Si tratta della verità, appartenente a ciascun essere umano. Esistono tante verità quanti sono gli esseri umani viventi, ma una sola Verità, che sarà tale quando tutti gli esseri pensanti avranno compreso il principio primo di ogni cosa.
 
10 Egli era nel mondo,
e il mondo fu fatto per mezzo di lui,
eppure il mondo non lo riconobbe.
11 Venne fra la sua gente,
ma i suoi non l'hanno accolto.
12 A quanti però l'hanno accolto,
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
13 i quali non da sangue,
né da volere di carne,
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.

 
Riconoscere la luce è un processo graduale. La luce può abbagliare quando troppo intensa e, quindi, può spaventare ed essere rifiutata come tale. Pochi riescono ad accoglierla completamente nel suo splendore, pochi sono quelli che riescono a giungere alla totale conoscenza di sé e riscoprirsi pura coscienza.
Entrando in questo piano di esistenza, abbiamo la facoltà di essere il nostro Io, a patto di volerlo davvero e di riconoscerlo in Noi stessi, altrimenti siamo solo macchine biologiche che fanno un percorso inutile.
 
14 E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità.

 
La parola divenne carne. Nel nostro DNA è inserita l’energia della parola. Esso agisce in base alle parole che la nostra voce esprime. Ogni cellula è dotata di recettori sonori della nostra voce, accoglie l’informazione, la trasmette al DNA che indica quale chimica produrre e ci induce a fare azioni ben precise. Ognuno di Noi è la risultante delle energie della propria parola.
 
15 Giovanni gli rende testimonianza
e grida: «Ecco l'uomo di cui io dissi:
Colui che viene dopo di me
mi è passato avanti,
perché era prima di me».

 
Le grandi manifestazioni si preparano con dovizia di particolari, attenzione e gradualmente. Queste azioni permettono di far entrare in ogni nostra cellula le informazioni e divenire esattamente quello. In quel momento siamo pronti ad accogliere il grande evento. Il Cristo è più grande di Giovanni Battista. Si incarna nel Maestro Gesù, successivo a Giovanni, per portare l’immensità di un messaggio potente a tutti quelli che hanno preparato il proprio cuore e la propria mente ad accoglierlo.
Il Cristo è il nostro Io, che riusciamo a riconoscere solamente quando togliamo tutti i veli e, questi, li percepiamo quando creiamo consapevolezza.
 
16 Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto
e grazia su grazia.
17 Perché la legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

La legge di Mosè rappresenta la conoscenza capita a livello mentale, le parole di per se stesse. Gesù Cristo è la concretizzazione di tutte le informazioni, l’incarnazione, l’azione pratica che fa ottenere i risultati, grazie all’energia delle parole.
 
18 Dio nessuno l'ha mai visto:
proprio il Figlio unigenito,
che è nel seno del Padre,
lui lo ha rivelato.

 
Dio è l’astrazione, Gesù Cristo la concretizzazione. Dio è il nostro Io che si manifesta attraverso il Figlio, ossia l’emozione che fa muovere l’apparato psico-fisico.
 
19 E questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Chi sei tu?». 20 Egli confessò e non negò, e confessò: «Io non sono il Cristo». 21 Allora gli chiesero: «Che cosa dunque? Sei Elia?». Rispose: «Non lo sono». «Sei tu il profeta?». Rispose: «No». 22 Gli dissero dunque: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». 23 Rispose:
«Io sono voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
come disse il profeta Isaia».

 
Giovanni è colui che insegna, che crea un segno indelebile nelle menti delle persone che vogliono liberare se stesse dalla schiavitù mentale, emotiva e fisica indotta dalla manipolazione esterna. Egli è stato mandato a preparare il campo che sarà seminato da Gesù. Il suo ruolo è fondamentale, perché un campo ben preparato e correttamente scelto, darà frutti in abbondanza, perché quelle persone diverranno sovrani del proprio regno e in grado di trasmettere il messaggio ad altri.
Giovanni è consapevole che esiste qualcosa di più potente, lo percepisce, ma non è ancora nella facoltà di riconoscere quell’Io che Gesù Cristo, invece, ne dimostrerà la manifestazione concreta. Molti prima di Giovanni, come lui, l’hanno capita a livello mentale, ma questo è ancora insufficiente per una totale realizzazione. Infatti, questa voce dell’Io “grida nel deserto” della coscienza per affermare la sua esistenza, ma è ancora inafferrabile.
Qui è messa in luce la questione della reincarnazione. I farisei, infatti, gli chiedono se lui è uno dei personaggi del passato. La reincarnazione è un processo animico che conferma la volontà dell’Io di evolvere attraverso nuove esperienze.
 
24 Essi erano stati mandati da parte dei farisei. 25 Lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». 26 Giovanni rispose loro: «Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, 27 uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo». 28 Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

Il battesimo con acqua ha il ruolo di purificare l’uomo, sia sul piano fisico, sia a livello psico-emotivo, di liberare mente e cuore da inutili e pesanti condizionamenti egoici, permettendo, così, all’Io di ognuno di manifestarsi.
 
29 Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: «Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! 
 
Tempo dopo Giovanni rivela la figura di Gesù come capro espiatorio (di cui ho già descritto secondo la tradizione ebraica) e, in effetti, si carica dei peccati e, successivamente, vedremo che se ne andrà nel deserto a espiare.
 
30 Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me. 31 Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele».

Ho già scritto che Gesù, dopo l’iniziazione del battesimo, incarnerà il Cristo, l’energia di amore che tutto crea e che è il principio primo del tutto. Avendo purificato corpo e mente, i battezzati sono pronti a riconoscere il proprio Io, di cui Gesù è manifestazione.
 
32 Giovanni rese testimonianza dicendo: «Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. 33 Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. 34 E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio».
 
Gesù rappresenta l’Io manifesto che esiste in uno stato di purezza e pace interiore (colomba). In questa condizione, si diviene pronti a ricevere lo Spirito Santo, quell’energia di azione coraggiosa che comporta il vivere in totale libero arbitrio e amore incondizionato, il fuoco interiore che alimenta il guerriero spirituale.
Salvatore Brizzi definisce questo fuoco interiore, che caratterizza ogni guerriero di luce, con un acronimo molto interessante: F.U.O.C.O. Lo riporto qui con una mia libera interpretazione:
  • Fedeltà: la capacità di scegliere il servizio per uno scopo superiore attraverso la fiducia nell’esistenza di un’Intelligenza Superiore che regola la nostra vita: la fiducia che qualunque evento accada nella nostra vita è il meglio che ci possa capitare in quel momento. Tutto è perfetto;
  • Umiltà: è la conseguenza della completa realizzazione del proprio valore. Chi sa di valere è umile; il superbo è chi ha poca autostima;
  • Onestà: la capacità di vedere se stessi e gli altri al di là della personalità mortale, vediamo l’anima. Solo allora siamo onesti, cioè ci comportiamo e diciamo sempre la cosa adatta, lasciando andare ogni soddisfacimento egoico;
  • Coraggio: abilità di agire col cuore. Agiamo al di sopra della morte fisica;
  • Onore: capacità di agire secondo i dettami della propria anima, anche quando vanno in contrasto con l’ego. È fare ciò che c’è da fare, non quello che piace fare.
 
35 Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli 36 e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». 37 E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. 38 Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: «Che cercate?». Gli risposero: «Rabbì (che significa maestro), dove abiti?». 39 Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
 
Quando uno comprende l’Io che è, pone dubbi agli altri su come può vivere in questo paradigma; ma chi ha trovato se stesso può aiutarne l’educazione negli altri.
È interessante scoprire come tante persone trovino se stessi nel mezzo del cammin di nostra vita, come disse il sommo poeta Dante Alighieri, ovvero quando si è raggiunta l’età matura (quattro del pomeriggio). Capita a Gesù come alla maggior parte degli iniziati. Prima c’è tutta la fase di “battesimo con l’acqua”.
 
40 Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. 41 Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)» 42 e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)».
 
Il nome Pietro rappresenta il carattere dello stesso: persona ostinata, chiusa e che difficilmente cambia le proprie idee. Infatti, troviamo spesso episodi in cui Pietro manifesta questo suo atteggiamento egoico. Esso rappresenta, però, anche la solidità della comprensione una volta avvenuta.
 
43 Il giorno dopo Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: «Seguimi». 44 Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. 45 Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret». 46 Natanaèle esclamò: «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». 47 Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità». 48 Nata-naèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico». 49 Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!». 50 Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!». 51 Poi gli disse: «In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo».
 
Quando finalmente conosceranno il loro Io, percepiranno quanto possono essere potenti e potranno incarnare il messaggio cristico, facoltà permessa a tutti. Questo a condizione di abbandonare gli schemi depotenzianti di un sistema di divisione.
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    Serena Pattaro

     

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