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9/28/2021 0 Comments

Simbolismo ed esoterismo dei vangeli - Giovanni 3

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1 C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodèmo, un capo dei Giudei. 2 Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui». 3 Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio». 
 
È interessante il fatto che Nicodèmo vada da Gesù di notte. Cerchiamo la luce solamente quando siamo consapevoli di essere nelle tenebre, di aver perso Noi e la comprensione della nostra essenza. Gli specchi esseni la definiscono “la notte oscura dell’anima”.
Per comprendere i segni, è necessario rinascere a vita nuova e questo è attuabile nel momento in cui si è disposti a lasciare andare ciò che è legato alle credenze. Allora possiamo guardare in alto e capire, perché cambiamo prospettiva, è più ampia e comprendiamo.
 
4 Gli disse Nicodèmo: «Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». 
 
Il ritorno nel grembo della madre è quando si entra in introspezione con se stessi, esattamente come fa La Sacerdotessa nelle carte degli arcani maggiori dei tarocchi. Si chiude nel tempio e comprende il proprio Io. Solo allora è pronta per uscirne.
 
5 Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. 6 Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. 7 Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto. 8 Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito».
 
L’acqua, come ho già scritto, rappresenta sia la purificazione sia l’elemento creante della vita, esattamente come lo spirito, l’aria, il respiro. Questi due elementi consentono la vita per come la conosciamo. La rinascita dall’alto è l’evoluzione a ottave superiori, un’elevazione della coscienza, la percezione della bellezza nel tutto.
 
9 Replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». 10 Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose? 11 In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. 12 Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? 13 Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo. 

Gesù Cristo riferisce come sia impossibile conoscere concetti elevati con codici che riguardano solo la materia e ciò che è percepibile con i cinque sensi dell’informazione. Per conoscere qualcosa di più è fondamentale cambiare codice di comprensione, cambiare paradigma, eliminare tutto quello che tiene radicato a terra. Senza togliere le zavorre, la mongolfiera non può salire in alto.
 
14 E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, 15 perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».
 
Il serpente è un elemento fondamentale nella storia biblica. Esso è simbolo della conoscenza e della verità e Mosè lo innalza nel deserto, in un luogo arido di comprensione e in condizioni critiche per il mantenimento della centratura della macchina biologica, ma chi riesce ad accogliere questa verità, ottiene il proprio Io e la totale realizzazione di sé.
Divulgando la verità e la conoscenza, si può entrare in un nuovo mondo, una nuova vita.
 
16 Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. 17 Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. 18 Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. 19 E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. 20 Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. 
21 Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio.


L’Io è infinito ed eterno. È la materia che si disgrega e diviene altro, ma la parte divina in Noi rimane, evolve, si perfeziona con il Figlio che si incarna, grazie al fatto che veniamo su questo piano di esistenza. Siamo qui per completarci, non per giudicare cosa fanno gli altri, per essere di esempio. Chi è condannato è perché si è autoinflitto la condanna per il rifiuto della comprensione della perfezione.
Il giudizio riguarda le nostre opere. L’informazione degli specchi esseni si riferisce al giudizio. Chi si nasconde e preferisce il buio è perché deve celare qualcosa di non buono; chi è nella verità, preferisce la luce, perché può essere di riferimento.
Ognuno può salvare se stesso e nessuno può farlo per qualcun altro. Questo è possibile perché ognuno è il suo Io.
 
22 Dopo queste cose, Gesù andò con i suoi discepoli nella regione della Giudea; e là si trattenne con loro, e battezzava. 23 Anche Giovanni battezzava a Ennòn, vicino a Salìm, perché c'era là molta acqua; e la gente andava a farsi battezzare. 24 Giovanni, infatti, non era stato ancora imprigionato.

È importante che la purificazione avvenga continuamente, perché in ogni istante possiamo sporcarci, consciamente o inconsciamente.
Giovanni è imprigionato fisicamente, ma non nel suo Io, tanto che lo stesso Erode ascolta con piacere quanto Giovanni ha da dire. Le sue parole sono comunque potenti in un contesto così terreno, che per farlo smettere gli devono tagliare la testa, ossia l’elemento che racchiude il pensiero che genera concretizzazione.
 
25 Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo la purificazione. 26 Andarono perciò da Giovanni e gli dissero: «Rabbì, colui che era con te dall'altra parte del Giordano, e al quale hai reso testimonianza, ecco sta battezzando e tutti accorrono a lui». 27 Giovanni rispose: «Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stato dato dal cielo. 28 Voi stessi mi siete testimoni che ho detto: Non sono io il Cristo, ma io sono stato mandato innanzi a lui. 
29 Chi possiede la sposa è lo sposo; ma l'amico dello sposo, che è presente e l'ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è compiuta. 

 
È necessario rispettare i tempi e i ruoli di ognuno e questi sono dati dall’Io, dalla nostra divinità attraverso i talenti e le capacità di ognuno, realizzando la propria missione. È necessario essere felici e condividere la gioia degli altri per ritrovare il proprio Io ed essere se stessi, aumentando la vibrazione del nostro mondo.
 
30 Egli deve crescere e io invece diminuire.

È la ciclicità degli eventi e della vita terrestre. Ognuno ha il proprio spazio nel momento opportuno. Quello che rimane grande è la nostra parte divina.
Qui è anche un chiaro riferimento al fenomeno astrologico di cui ho già scritto, dove Giovanni rappresenta il solstizio d’estate, dopo il quale le ore di luce diminuiscono, mentre Gesù rappresenta il solstizio d’inverno, a seguito del quale le ore di luce aumentano.
 
31 Chi viene dall'alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla della terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. 32 Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza; 33 chi però ne accetta la testimonianza, certifica che Dio è veritiero. 34 Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e dà lo Spirito senza misura. 35 Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. 36 Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui».
 
Il nostro Io è di comprensione superiore alla media comune. Solamente chi si stacca dalle condizioni della massa può iniziare a capire davvero, perché ritrova l’Io e non più un noi che annichilisce. Tanti Io creano un Noi, ma tanti io creano un noi. Nel primo caso, tutti vanno nella stessa direzione per scelta, mantenendo la propria identità; nel secondo caso, si è costretti a dirigersi in una direzione perché imposta da chi ci ha convinti ad annullarci.

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    Serena Pattaro

     

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