![]() 1 Dopo questi fatti, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, 2 e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi. Andare al di là del fiume significa porsi in un’altra posizione per creare occhi per vedere, uscire dal paradigma consueto ed elevare le proprie percezioni affinando i sensi. È il vedere utilizzando entrambi gli emisferi cerebrali, che rappresentano la razionalità e la creatività, comprendere che solo la globalità delle cose e delle esperienze permette la Verità. 3 Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli. 4 Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. 5 Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». 6 Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare. 7 Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». 8 Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: 9 «C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?». 10 Rispose Gesù: «Fateli sedere». C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini. 11 Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero. 12 E quando furono saziati, disse ai discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». 13 Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Ho già scritto in un altro punto come questo episodio sia da intendere come spirito di condivisione, l’unico modo per evolvere insieme in direzione di un unico obiettivo: il ritrovamento dell’Io di ognuno che permette il vero spirito della comunità. Mantenere la propria identità all’interno del gruppo è fondamentale, perché questo permette lo sviluppo dei talenti di ognuno a favore di tutti. Chi comprende questo principio di cui Gesù Cristo ha dato esempio in questo evento, comprende il valore politico, economico e sociale che porta all’armonia nell’esistenza umana. Solo attraverso il nostro Io, la nostra fiamma divina, possiamo raggiungere questo stato e praticarlo in ogni istante. Lo spirito di condivisione pone tutti sullo stesso piano, genera equità ed educa alla vera evoluzione. 14 Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: «Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!». 15 Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo. Per diventare Re di un gruppo di persone è prima necessario divenire Re di se stessi, possibile solamente entrando in introspezione, nel silenzio interiore e lontani dal caos. Gesù Cristo, infatti, si ritira sulla montagna per elevare il proprio Io. Del significato di montagna ho già scritto. 16 Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare 17 e, saliti in una barca, si avviarono verso l'altra riva in direzione di Cafarnao. Era ormai buio, e Gesù non era ancora venuto da loro. 18 Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. 19 Dopo aver remato circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. 20 Ma egli disse loro: «Sono io, non temete». 21 Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti. Ancora una volta vanno dall’altra parte, in direzione di una percezione diversa. Questo porta i discepoli a una grande confusione, perché identificati con la propria personalità. È quanto accade a ognuno di Noi quando decidiamo di modificare qualcosa nella nostra vita. A un certo punto si verifica un momento di pura confusione, rappresentata qui dal vento forte, lo Spirito (la vita), che fluisce sulle emozioni confuse (l’acqua). Nel momento in cui il nostro Io riesce a gestire le emozioni (Gesù che cammina sulle acque), allora tutto torna in quiete e giunge a Noi la nuova percezione (l’altra riva). Accade perché l’Io, il Sé Superiore infonde fiducia e pace interiore. 22 Il giorno dopo, la folla, rimasta dall'altra parte del mare, notò che c'era una barca sola e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti. 23 Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberìade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie. 24 Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù. 25 Trovatolo di là dal mare, gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». 26 Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. 27 Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». 28 Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?». 29 Gesù rispose: «Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato». Quando un essere umano vive nell’Io è incompreso dalla massa immersa nella meccanicità della vita e, allo stesso tempo, ricercato per quello che compie. Si tratta dell’influenza di cui già ho scritto. L’individuo è progettato per essere il proprio Io, non per stupirsi di fronte all’essenza di un altro e, quindi, ricercare l’altro. Quell’Io deve manifestarsi in ognuno di Noi. L’esperienza di Gesù Cristo è l’esempio di come ognuno ha facoltà di educare se stesso nell’Io. Come si fa a compiere le opere di Dio (quindi, essere se stessi)? Praticando il messaggio cristico di amore e libertà. 30 Allora gli dissero: «Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi? 31 I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo». 32 Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero; 33 il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». 34 Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». 35 Gesù rispose: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete. 36 Vi ho detto però che voi mi avete visto e non credete. 37 Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò, 38 perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. 39 E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno. 40 Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno». Il significato del pane l’ho già trattato. È simbolo di nutrimento, inteso come rigenerazione dell’energia vitale che avviene soltanto quando esiste un obiettivo evolutivo umanitario; solo allora si è nella vita e non più nella sopravvivenza. La vita è l’esistenza nel nostro Io. Accade quando si è disposti a seguire le indicazioni dell’anima e si lasciano i condizionamenti e le credenze massificate e cristallizzate in Noi. La resurrezione è quando l’obiettivo viene raggiunto, ovvero Io Sono. Avviene nel momento presente, perché è l’unico tempo che esiste. Il nostro Io lo comprendiamo quando viviamo la presenza costante a Noi stessi. 41 Intanto i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». 42 E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?». 43 Gesù rispose: «Non mormorate tra di voi. 44 Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. 45 Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. 46 Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. 47 In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna. 48 Io sono il pane della vita. 49 I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; 50 questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. 51 Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». La limitatezza della mente umana divide il mondo della materia da quello energetico-spirituale (Gesù figlio di un terrestre). Tutto è emanazione dello stesso principio primordiale del Logos e materia ed energia sono due emanazioni del Logos stesso, quindi, sono la stessa essenza che si presenta in forme diverse. Su questo piano di esistenza, Noi siamo anime incarnate in un corpo, siamo discesi dal Cielo sulla Terra e siamo sia una cosa sia l’altra. Nel quotidiano ci focalizziamo o su un aspetto o sull’altro, ma Noi siamo un tutt’uno, un’integrità. Gesù Cristo qui riporta le persone alla realtà: i padri hanno mangiato pane fisico e sono rimasti legati alla materia; nutrendoci di valori elevati, invece, possiamo riconoscere la divinità in Noi, il nostro Io. È possibile assimilare questo nutrimento attraverso le informazioni del messaggio cristico, ma la trasmutazione avviene praticandolo. 52 Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 53 Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. 54 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. 55 Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. 57 Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. 58 Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». La carne e il sangue di Cristo sono tutte le informazioni ed esperienze da Lui stesso praticate e descritte nel messaggio cristico. Queste vibrazioni sono iscritte nel nostro DNA ed è così che divengono carne e sangue. È nel DNA che esiste tutto il registro akashico nostro e di qualunque entità sia stata su Gaia. Ritrovare il nostro Io significa educare queste informazioni che sono già Noi, perché abbiamo “mangiato la carne e il sangue di Cristo” e siamo diventati, in questo modo, il messaggio da Lui stesso incarnato, grazie al DNA che è in ogni nostra cellula, quindi, nella nostra carne e nel nostro sangue. Viviamo in eterno grazie al fatto che queste informazioni sono tramandate di padre in figlio attraverso il DNA, ma ce ne siamo dimenticati. Cambiamo materia e forma, ma la sostanza è sempre la stessa. 59 Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao. 60 Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?». 61 Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: «Questo vi scandalizza? 62 E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? 63 È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. 64 Ma vi sono alcuni tra voi che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. 65 E continuò: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio». L’incomprensione è dovuta a una chiusura del cuore, che invita a un rifiuto di tutto ciò che esce dagli schemi mentali imposti dalla legge degli uomini. È facile intuire che ci saranno coloro che lo seguiranno, pochi, e coloro che lo tradiranno, molti; lo abbandoneranno perché diventa per loro incomprensibile. È tutt’altro che una profezia, è solo buonsenso nel valutare le situazioni, cosa normale in chi vive nell’Io invece che nell’ego. Nessuno può comprendere il Cristo se prima non è disposto ad aprire il cuore ed essere se stesso. 66 Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui. È difficile comprendere la Verità e praticare il percorso cristico. La Verità è una scelta, mai un’opinione. Molti rinunciano proprio perché, in quel momento, impossibilitati a comprendere; il messaggio diviene vibratoriamente troppo elevato per essere gestito. Per molti “mangiare la carne e il sangue” di Gesù Cristo è solo un atto di cannibalismo e non ne comprendono il significato intrinseco. 67 Disse allora Gesù ai Dodici: «Forse anche voi volete andarvene?». 68 Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; 69 noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». 70 Rispose Gesù: «Non ho forse scelto io voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!». Egli parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota: questi infatti stava per tradirlo, uno dei Dodici. Quando si vive seguendo le condizioni della massa, è impossibile percepire chi si è davvero, nonostante lo si riconosca in qualcuno di esterno che, solitamente, lo si ritiene il proprio leader. Secondo la tradizione egizio-ebraica sono dodici le personalità archetipiche presenti in ognuno e tra questi c’è quella di “diavolo”, del separatore, l’oppositore. Anche questa personalità è necessaria per rendere completo l’individuo. La nostra capacità dev’essere quella di equilibrare tutte le personalità, in modo che intervengano al momento opportuno.
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