Il nostro percorso di comprensione del messaggio cristico continua con il vangelo di Luca. Da questo momento, alcuni passaggi non verranno trattati: sono quelli che ho già descritto in video precedenti, ovvero alcuni simbolismi che si ripetono o eventi che sono già stati descritti dagli altri evangelisti.
Il suo nome significa luce; vedremo proprio come l’illuminazione aumenti sempre più; la comprensione si amplifica, grazie anche alle numerose parabole raccontate. Il vangelo di Luca fu scritto per collegare la Cristianità con la tradizione della Grande Madre attraverso la Vergine Maria. Questa tradizione è quella dei culti cosiddetti pagani, dove femminile e maschile si fondono in un’unica energia creante, un’armonia di natura. Molti sono i culti pagani rivisitati in chiave cristiana. Uno dei motivi del grande successo ottenuto dal cristianesimo è stato proprio il riconoscimento della donna, Maria come rappresentante dell’energia femminile, che nei tempi antichi di stampo matriarcale veniva rispettata e venerata come la Grande Dea. È il vangelo dell’età dell’acqua perché il messaggio inizia a fluire all’interno delle persone. Si avvia il processo della volontà, che si concretizza con l’azione mirata abbinata a una ferma intenzione. Caratteristica dell’acqua è di insinuarsi dappertutto e l’informazione entra nelle cellule umane. Luca, medico, siriano di nascita, vissuto nel primo secolo d.C. è stato un discepolo di Paolo. Si stima che il vangelo sia stato scritto tra il 65 e il 70 d.C. e a Luca sono attribuiti anche gli Atti degli Apostoli. Nel vangelo si ritrova una narrazione che indica la cultura di Luca, ponendo attenzione a tematiche trattate in maniera importante solamente da lui. Parla di Gesù per informazioni donategli da coloro che l'hanno conosciuto. Tra questi sembra esserci Maria, la madre, poiché riporta eventi dell’infanzia di Gesù piuttosto dettagliati e pone la figura femminile in un ruolo di prim’ordine. Luca è rappresentato dal Toro, la potenza divina. Simbolo di rinascita, fertilità e potere regale. Rappresenta la stabilità, la lentezza nel movimento che è, però, progressivo. Caratteristiche sono la dedizione e la costanza. Il toro evoca potenza spirituale e importanza di questi poteri; rappresenta il supremo e il guerriero, la forza fisica e istintuale dell’essere umano. Il toro simboleggia la primavera, il risveglio dei sensi, ma su un piano superiore, più sottile, una percezione elevata, mai fine a se stessa, ma in un’ottica di realizzazione di sé. Il verbo associato a questo vangelo è volere. La volontà è l’intenzione supportata dall’azione mirata; è il potere dell’anima ad avvicinare o allontanare attraverso un perfetto discernimento. Il vangelo di Luca è formato da ventiquattro capitoli. Il ventiquattro rappresenta il supporto energetico della fede in un obiettivo, la certezza di essere sul giusto cammino, attraverso l’eliminazione delle negatività. È simbolo della ciclicità delle rinascite. Indica il rinnovo continuo di entusiasmo e amore nella missione intrapresa, chiede di ascoltare l’intuito affidando paure e angosce alla fede. È simbolo della lode sincera e pura, premio per chi conduce una vita senza macchia, per chi vive il Cristo ogni giorno. Il simbolo degli arcani minori associato è i denari. Indica benessere, fortuna, generosità, lavoro materiale. Rappresenta la classe artigiana. È simbolo di sensibilità e profondo impegno. L’elemento associato a Luca e al suo vangelo è la terra, di cui l’uomo è fatto. Rappresenta la madre, il femminile. È la materia che cambia, si modifica. L’uomo è creato dalla terra e ad essa ritorna dopo la morte. Essa ci nutre e dona sostentamento, proteggendoci e accogliendoci. Luca 1 1 Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi, 2 come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola, 3 così ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teòfilo, 4 perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto. Il vangelo di Luca comincia indicando che tutto ciò che avviene nella nostra vita è frutto di un piano programmato ben preciso. Nulla è dettato dal caso e il messaggio cristico viene direttamente dalla verità; è solido perché ognuno può sperimentare la validità su se stesso: niente credenze, ma solo esperienze pratiche quotidiane. Il valore di un percorso è dato dall’essere in grado di intraprenderlo nella maniera corretta e l’iniziazione del Cristo è alla portata di tutti, ognuno secondo il proprio livello di coscienza. Luca esprime come si sia documentato a lungo, perché egli conosce perfettamente che ogni informazione va approfondita; nessuna autorità esterna può indicarci la verità, ma solo da Noi stessi possiamo trovarla. Egli è stato discepolo di Paolo, ma la sua ricerca è andata oltre alle informazioni donategli. 5 Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta. 6 Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. 7 Ma non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni. Essere giusti e sterilità sono i due elementi di questo passo. Essi erano giusti davanti a Dio, osservavano tutte le regole che venivano date loro dal Signore, ma erano sterili. Com'è possibile? Essere giusti per giudizio esterno comporta la propria sterilità dell’anima. La giustizia è essere se stessi. Le regole vanno seguite perché appartengono al nostro Io, Noi siamo quello che facciamo. L’imposizione esterna senza comprensione è inutile. Significa perdita della propria essenza, cederla ad altri per paura. Le vere leggi di Dio sono quelle che conducono a una comprensione totale di chi si è, del motivo per cui ci siamo incarnati. Un terreno sterile è un terreno impossibilitato a essere produttivo, diviene inutile; eppure esiste, le piogge lo innaffiano esattamente come il terreno fertile, ma viene abbandonato. È quello che succede a Elisabetta e Zaccaria, seguono le indicazioni perché viene loro imposto, ma nessuno di quei “semi” si sviluppa in loro. Il messaggio cristico ha la caratteristica di attecchire in tutti, anche se con lentezza, ma lo fa. Il messaggio del Cristo è la luce che illumina e rende fertile, perché arriva la comprensione e si diviene uomini nuovi, persone che trovano la propria utilità nel mondo. 8 Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe, 9 secondo l'usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l'offerta dell'incenso. 10 Tutta l'assemblea del popolo pregava fuori nell'ora dell'incenso. 11 Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso. 12 Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. 13 Ma l'angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni. 14 Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita, 15 poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre 16 e ricondurrà molti figli d'Israele al Signore loro Dio. 17 Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto». Tanti riti, religiosi e pagani, hanno in comune l’elemento dell’incenso. Esso è la guida spirituale, viene utilizzato per ottenere un miglior stato di connessione con il divino. Eleva l’anima, consacra il luogo nel quale viene bruciato adattandolo alle energie della preghiera e della devozione. La connessione divina permette di ricevere la risposta alle preghiere, come accade qui a Zaccaria; la sua preghiera era talmente impregnata di devozione che un angelo gli annuncia la realizzazione. L’angelo è un’energia che si interpone tra il divino e l’umano, un’energia di protezione e trasmissione delle informazioni. Può essere indicazione del-l’intuizione, l’aiuto profondo nella ricerca spirituale. L’angelo è il messaggero e, infatti, è tramite l’intuizione che arrivano le risposte a ogni domanda. Simboleggia la saggezza e l’obbedienza; otteniamo quanto chiediamo perché siamo fedeli. Rappresenta la bellezza e la perfezione della vita; comunica la vittoria, il coraggio, il potere di sé. Questo angelo spiega perfettamente le caratteristiche del figlio di Zaccaria (simbolicamente già trattate nel vangelo di Marco), ma associa al nascituro una frase importante: riportare i cuori dei padri verso i figli. Abbiamo avuto modo di comprendere come questo rappresenti il passaggio dall’era dell’a-riete a quella dei pesci, una mutazione di energie derivanti dall’universo che ha indotto l’umanità ad un nuovo paradigma, quello preparato da Giovanni Battista e incarnato da Gesù: il nuovo messaggio cristico. 18 Zaccaria disse all'angelo: «Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni». 19 L'angelo gli rispose: «Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a portarti questo lieto annunzio. 20 Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo». Gabriele è il difensore della verità, raffigurato con un giglio, indice di purezza, e a volte col santo graal, indice di fertilità, simbolo del femminino sacro. Egli indica la verità, l’essere Noi stessi, permettendoci di ascoltare la voce dell’anima. Informa le anime nasciture del loro percorso di vita, della loro missione; aiuta a conoscere il potere personale per raggiungere lo scopo della vita. Zaccaria mette in dubbio quanto riferitogli, ecco perché è reso muto. Gabriele rappresenta la verità, ecco il motivo per il quale gli viene tolto il potere di riferirla fino al giorno in cui si avvererà la preghiera. Zaccaria è indegno della verità, fino a che la sperimenterà da sé. Mai dubitare dei propri valori e del proprio potere, altrimenti ci viene tolto (si considera vecchio per ingravidare la sua donna). Gli viene tolta la facoltà di parola, di chiedere, di creare, affinché la sua fede in se stesso si rinforzi adeguatamente. Essa può esserci solamente nell’istante in cui egli si libera dagli stereotipi e dai condizionamenti del passato per accedere al suo Io e conoscere la verità, quella verità che ha occultato e accantonato per seguire le volontà di altri. 21 Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. 22 Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto. 23 Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. 24 Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: 25 «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini». Una donna sterile è considerata inutile, una vergogna per l’umanità. La sterilità, come ho già accennato, rende qualsiasi cosa inutile e degna di essere abbandonata, a meno che, con cure adeguate, si trasmuti in fertilità. Questo è un fenomeno alchemico straordinario che può avvenire solamente in chi ha una forte fede e una reale volontà nell’ottenere i propri obiettivi, ovvero in chi mai si perde d’animo. Ed è questo che succede a Elisabetta e Zaccaria, i quali, anche se inizialmente increduli, accolgono finalmente con gioia il risultato di tanta devozione. Non solo ricevono un figlio, ma sarà un figlio che preparerà l’umanità al cambiamento, un leader, un figlio utile al mondo e importante. La fede e la devozione comportano obiettivi con risultati superiori alle aspettative. Qui non è Dio che si è degnato, ma Elisabetta e Zaccaria che, finalmente, sono divenuti degni, grazie al percorso di realizzazione. Tutto avviene nei modi e nelle tempistiche divine. Ritorna qui il numero cinque, numero dell’anima e del collegamento con la nostra spiritualità. Simbolo di centro e centratura, equilibrio e collegamento tra spirito e materia, l’essere umano nel microcosmo. Rappresenta il cambiamento, una mutazione importante e fondamentale quella ricevuta dai due protagonisti dei versetti. 26 Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, 27 a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28 Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». 29 A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. 30 L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31 Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32 Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33 e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Sesto mese, numero sei, l’essere umano nel macrocosmo. Simbolo di unione tra maschile e femminile, positivo e negativo. È la scelta iniziatica, la decisione fondamentale. Il sesto strato del DNA è quello del sé superiore, della percezione del divino in Noi. È l’energia della manifestazione personale, dell’Io Sono. Il nome Maria significa principessa, signora beneamata; Giuseppe significa accresciuto da Dio. Comprendiamo come i due nomi siano tutt’altro che casuali. È il sei, dunque, il numero perfetto di Maria, che si trova di fronte alla sua prova iniziatica. Ella è vergine, ovvero pura, integra, per questo scelta per la sua missione. Incarna la dea madre, pronta alla fecondazione per partorire qualcosa di grande. È anche simbolo di riservatezza, concretezza, abbondanza. La vergine è il sesto segno dello zodiaco, segno di terra, indica il radicamento per poter salire in alto proprio come il simbolo della stella di Davide a sei punte. Gesù prenderà l’eredità del re Davide. Il suo simbolo è, appunto, la stella a sei punte, che si ottiene dall’unione di due triangoli, uno con la punta verso l’alto, l’uomo, e l’altro con la punta in basso, lo spirito. Simbolo di perfezione, unione di cielo e terra, maschile e femminile, positivo e negativo. Racchiude in sé tutti e sette gli elementi alchemici e i principali pia-neti, tutte le energie derivanti dall’universo (ho già accennato ai sette raggi). Coniuga l’energia dei quattro elementi ed è un potente simbolo protettore da energie malefiche. Tutte queste nozioni sono racchiuse nel messaggio cristico incarnato da Gesù, un messaggio (un regno) senza fine, perché universale ed eterno. 34 Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». 35 Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. 36 Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: 37 nulla è impossibile a Dio». 38 Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei. La parola chiave in tutto questo è accettazione. Maria accoglie senza riserve ogni cosa: accetta il suo destino, vivendo ogni giorno quello che l’esistenza le dona. Si apre totalmente alla benevolenza e si dedica alla sua missione, in completa fiducia che quello che deve accadere avverrà. È stata prescelta e, come tale, rinuncia agli attriti per rendere libera e pura la sua anima. Quando accettiamo senza riserve tutto quello che la vita ci offre, entriamo nelle infinite possibilità del campo creante e viviamo serenamente e in armonia. Siamo esattamente quell’Io e ne percepiamo l’essenza, liberi dai condizionamenti delle volontà altrui. 39 In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. 40 Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41 Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo 42 ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43 A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? 44 Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. 45 E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore». Il riconoscimento di anime elevate avviene per interscambio di energie. Troviamo qui il potere della voce, un potere noto in Gesù Cristo come colui che influenza e come guaritore. La voce è uno strumento importante: è tramite essa che Noi definiamo le informazioni da inviare alle nostre cellule. Una voce dolce e calma è riconosciuta universalmente come creante. La donna incinta è fertilità, perciò rappresenta abbondanza e prosperità. Secondo alcune tradizioni, si chiedeva alle donne gravide di mettersi accanto alle piante da frutto per favorirne la crescita. 46 Allora Maria disse: «L'anima mia magnifica il Signore 47 e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, 48 perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. 49 Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: 50 di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. 51 Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; 52 ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; 53 ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. 54 Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, 55 come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre». In questo tratto poniamo l’attenzione su due elementi tanto nobili quanto fondamentali per il risultato della missione cristica: umiltà e servizio. Tutte le persone che saranno importanti nella vita di Gesù, saranno investite di queste due qualità. Umiltà deriva da humus, terra. Essere umili significa essere a contatto con la terra, con la natura, la Grande Madre, dalla quale anche il nome Maria deriva. Maria, madre, materia, derivano dalla sillaba MA dell’ebraico antico che significa fecondità. L’essere umano è fatto di terra, come ci indica il libro veterotestamentario della Genesi. Adamah, parola che indica l’umanità, significa anche terreno. Il terreno è composto di carbonio, idrogeno, ossigeno e azoto. In Genesi, Dio forma l’uomo dal fango, un impasto di terra e acqua al quale aggiunge il respiro, l’energia vitale. Essere umili significa tornare alle nostre origini, che indicano la nostra provenienza divina. La terra ci aiuta anche a riconnetterci con Noi stessi. Quando perdiamo il senso di Noi, cadiamo a terra ed essa ci riporta alla presenza di chi siamo. Quando preghiamo, spesso ci mettiamo in ginocchio, perché simbolo di umiltà, ed è nell’umiltà che otteniamo le risposte, perché comprendiamo esattamente chi siamo in quel preciso momento, siamo presenti a Noi stessi. Il secondo elemento è il servizio. Ho già accennato a questo nella trattazione del vangelo di Marco, ma lo riprendo qui. Mettersi al servizio è un’azio-ne svolta solo da persone con un grado evolutivo elevato. I livelli sono:
56 Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua. 57 Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. 58 I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei. 59 All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria. 60 Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». 61 Le dissero: «Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». 62 Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. 63 Egli chiese una tavoletta, e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. 64 In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. 65 Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. 66 Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: «Che sarà mai questo bambino?» si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui. Giovanni è uno dei nomi più diffusi fin dall’antichità e significa dono del Signore. Il nome è assolutamente adatto agli eventi. Nel momento in cui gli viene attribuito questo nome, l’anima umana entra in Giovanni per infondergli la sua identità. È con questo gesto potente che Zaccaria si libera, perché la sua fede ha avuto risposta. Mantenendo quanto profetizzato da Gabriele, egli accoglie la verità, e in questo modo può tornare a parlare ed esprimere la sua verità fino a quel momento da egli stesso rifiutata. 67 Zaccaria, suo padre, fu pieno di Spirito Santo, e profetò dicendo: 68 «Benedetto il Signore Dio d'Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, 69 e ha suscitato per noi una salvezza potente nella casa di Davide, suo servo, 70 come aveva promesso per bocca dei suoi santi profeti d'un tempo: 71 salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. 72 Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, 73 del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, 74 di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, 75 in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. 76 E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, 77 per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati, 78 grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, per cui verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge 79 per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace». 80 Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele. Giovanni vive in condizioni ottimali per sviluppare il proprio sé, che gli consente di svolgere il ruolo affidatogli di apertura delle menti e dei cuori. Nel deserto conosce se stesso e accoglie in sé il messaggio da diffondere.
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