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8/9/2021 0 Comments

Simbolismo ed esoterismo dei vangeli - Luca 14

1 Un sabato era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo. 2 Davanti a lui stava un idropico. 3 Rivolgendosi ai dottori della legge e ai farisei, Gesù disse: «È lecito o no curare di sabato?». 4 Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò. 5 Poi disse: «Chi di voi, se un asino o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà subito fuori in giorno di sabato?». 6 E non potevano rispondere nulla a queste parole.
 
Gesù Cristo ci pone di fronte alle nostre debolezze, all’incapacità di discernere tra azioni di valore e azioni di comodo. In ogni momento è lecito e opportuno compiere le prime; le seconde sono sempre inutili perché depotenziano il nostro Io. È importante saper comprendere quali sono le une e le altre; ascoltando il nostro cuore lo sappiamo: le prime ci danno un senso di benessere e leggerezza, le seconde ci appesantiscono.
 
7 Osservando poi come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro una parabola: 8 «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più ragguardevole di te 9 e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: Cedigli il posto! Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto. 10 Invece quando sei invitato, va' a metterti all'ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato ti dica: Amico, passa più avanti. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. 11 Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
 
Gesù Cristo pone qui l’accento su un fenomeno molto importante nell’esistenza umana: l’essere composti di ego e anima. L’ego si impone, l’anima si fa scegliere. Essere umili significa conoscere perfettamente se stessi, rimanendo radicati e salendo in alto; significa portare avanti la propria missione, o l’obiettivo, mettendo davanti il valore e la virtù; significa fare perché si è determinati, ignorando l’approvazione altrui. La scelta è fatta per risonanza.
 
12 Disse poi a colui che l'aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch'essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. 13 Al contrario, quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; 14 e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
 
Gesù Cristo invita a riflettere su un punto evolutivo importante. La fiducia nell’universo (Dio) e la capacità di donare senza aspettative.
L’aspettativa è un modo per indicare alla divinità come risolvere un nostro problema. Ma se Noi lo conosciamo perfettamente, perché glielo chiediamo? Facciamolo e basta. Nel momento in cui facciamo una richiesta, dobbiamo affidarci totalmente alla risposta che l’intuito ci fornisce. Lo stesso dicasi per l’azione scontata e certa. La certezza va costruita giorno dopo giorno con quello che facciamo, con la coerenza, con il coraggio di andare verso l’ignoto della vita, con l’incertezza del risultato. Questo ci rende persone libere da qualsiasi legame e indipendenti dagli eventi, perché sempre saremo in grado di farcela con i nostri mezzi e capacità.
 
15 Uno dei commensali, avendo udito ciò, gli disse: «Beato chi mangerà il pane nel regno di Dio!». 16 Gesù rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. 17 All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, è pronto. 18 Ma tutti, all'unanimità, cominciarono a scusarsi. Il primo disse: Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego, considerami giustificato. 19 Un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego, considerami giustificato. 20 Un altro disse: Ho preso moglie e perciò non posso venire. 21 Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al padrone. Allora il padrone di casa, irritato, disse al servo: Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi. 22 Il servo disse: Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto. 23 Il padrone allora disse al servo: Esci per le strade e lungo le siepi, spingili a entrare, perché la mia casa si riempia. 24 Perché vi dico: Nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena».
 
Quando una cosa, situazione o persona ci sono sempre, divengono scontate. Qui Gesù Cristo vuole farci comprendere che tutto ha un valore. Ciò che ci ruota attorno esiste perché è utile a Noi in quel momento. Quando ogni giorno si presenta a Noi, abbiamo la convinzione che ci sarà sempre. Tutto è impermanente. Rimane con Noi tutto ciò cui diamo valore in ogni momento, il resto o se ne va, oppure lo allontaniamo Noi, consapevolmente o inconsapevolmente. Il valore crea l’eccellenza di chi siamo Noi.
Il rifiuto dell’abbondanza e della conoscenza comporta un impoverimento in spirito e materia. Come indica una frase potente: la felicità è saper godere delle piccole cose, perché solo dopo ci accorgeremo di quanto erano grandi. La gratitudine per quello che viene a Noi moltiplica quello che attraiamo, rendendoci persone particolarmente magnetiche.
 
25 Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse: 26 «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 27 Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo.

Un messaggio molto sottile è inteso qui. Gesù Cristo è venuto per salvare i peccatori, quelli che vivono in errore, per pigrizia o per mancanza di conoscenza e mezzi. Egli, dunque, è divenuto popolare e molti gli si avvicinano solamente per dire di essere stati con Lui e averlo conosciuto. È quello che succede anche oggi con le persone popolari che sono avvicinate da molti che poi si vantano di aver fatto la loro conoscenza. A che serve tutto questo? Solamente a far crescere l’ego. L’anima riconosce la grandiosità e scambia energia a distanza, lasciando il posto a chi ne ha bisogno.
 
28 Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? 29 Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: 30 Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro. 31 Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32 Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace. 33 Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.
 
Ognuno deve fare il massimo con quello che ha in ogni momento, niente azzardi eccessivi, ma nemmeno risparmiarsi per pigrizia. Fare sempre tutto il possibile conduce all’apertura del cuore e a una visione reale e corretta della situazione. Valutare in ogni istante i propri mezzi e limiti permette di eccellere in tutto. La consapevolezza di Noi è una vittoria potente.
 
34 Il sale è buono, ma se anche il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si salerà? 35 Non serve né per la terra né per il concime e così lo buttano via. Chi ha orecchi per intendere, intenda».
 
Dobbiamo essere in grado di preservare ogni nostro talento, svilupparlo e metterlo al servizio. Nessuno può assumersi la facoltà di toglierci la nostra essenza, denigrarla o annullarla, ma nemmeno Noi dobbiamo permetterci di farlo per assecondare le volontà di altri. Essere utili è essere Noi stessi in ogni momento.
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    Serena Pattaro

     

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