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8/9/2021 0 Commenti

Simbolismo ed esoterismo dei vangeli - Luca 15

1 Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2 I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro». 3 Allora egli disse loro questa parabola:
4 «Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? 5 Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, 6 va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta. 7 Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione.
8 O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova? 9 E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta. 10 Così, vi dico, c'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

 
Facciamo parte di un unico disegno divino e ognuno di Noi è un tassello del puzzle dell’esistenza. Ogni tassello ha un ruolo e un posto ed è utile solamente quando svolge esattamente quella funzione. Ma il puzzle, per risplendere in tutta la sua bellezza, dev’essere completo. Chi ha ritrovato se stesso si mette al servizio del prossimo per aiutarlo a ritrovare il proprio posto nel mondo e quando riesce ad aiutare anche solo una persona, allora è una vittoria, perché una persona in più salvata è un’energia in più di amore che si aggiunge a quella già esistente.
 
11 Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12 Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. 13 Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. 14 Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15 Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. 16 Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. 17 Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18 Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; 19 non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. 20 Partì e si incamminò verso suo padre.
Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21 Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. 22 Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. 23 Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24 perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa.
25 Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26 chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. 27 Il servo gli rispose: È tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. 28 Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. 29 Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. 30 Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. 31 Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32 ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».

 
Questa parabola è davvero potente nel messaggio che trasmette; racchiude tutta l’essenza del percorso iniziatico cristico. È la sintesi di tutti i vangeli.
Il figliol prodigo rappresenta la “piccola anima” del racconto di Neale Donald Walsch che, essendo incapace di comprendere di essere luce, chiede di poterlo capire. Si stacca dalla Casa del Padre, cade nella tentazione della materia, con tutte le sfaccettature. Fa esperienza da sé di quella che è la vita; si lascia tentare, manipolare, perde la sua identità. Il piccolo barlume di consapevolezza arriva nel momento in cui si rende conto di valere meno dei porci che porta al pascolo, cioè la sua anima ha meno valore delle più basse pulsioni umane. Qui egli tocca il fondo. Ha due strade da scegliere: utilizzare la caduta per rimbalzare e prendere lo slancio che gli permette la risalita nel ritrovare se stesso, oppure scendere più in basso ancora lasciandosi morire. Egli sceglie la prima strada, fa quel successivo passo che gli permette di rinascere a vita nuova perché ha compreso nel suo animo la vera essenza della vita.
Ripercorre il proprio destino in salita e ritorna alla Casa del Padre con umiltà, conoscendo le sue potenzialità per rendere servizio agli altri. Grazie alla sua modestia, il Padre lo accoglie felice, perché egli ha conosciuto davvero se stesso, per questo è bene festeggiare.
Il fratello è invidioso e geloso di quanto succede; questo accade a chi ignora la vera vita. Coloro che fanno tutto quanto viene detto loro, senza comprendere la motivazione, sviluppano emozioni basse; manca loro l’espe-rienza diretta, essi credono per sentito dire, sono persone vuote nell’es-senza. Il fratello rappresenta quelli che io chiamo i dipendenti della società: si attaccano a qualcuno per pigrizia nell’esperire personalmente ed eseguono il minimo indispensabile per vivere, oppure operano per imposizione e paura. La loro identità è persa a favore di un’identificazione. Il figliol prodigo ha, invece, riacquistato la sua identità, il suo sé, si è completato. È più onorevole perdersi e ritrovarsi che non essersi mai persi. È questione di valore aggiunto.
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    Autore
    Serena Pattaro

     

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