1 Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi: 2 «C'era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. 3 In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. 4 Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, 5 poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi». 6 E il Signore soggiunse: «Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. 7 E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare? 8 Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
Ho già scritto sulla preghiera, lo strumento più potente per ottenere ciò che vogliamo. La preghiera continua è necessaria per diventare esattamente quello che vogliamo. Un errore che caratterizza le richieste degli esseri umani alla divinità è di chiedere una volta e poi attendere, mentre si è impegnati in altri affari. L’energia della richiesta si affievolisce; è come il fuoco: perché scaldi va alimentato di continuo, altrimenti si spegne. Oppure, è come un uomo che mangia oggi e pensa di essere a posto per sempre: morirà di fame. Per la preghiera avviene la stessa cosa: va nutrita di energia del risultato, sempre. Allora si imprime un segno nell’universo. La goccia che cade sulla roccia una o dieci volte accarezza la roccia; ma la goccia continua la scalfisce, la modella, la scava. Questo è la preghiera costante: essere ciò che si chiede e, per esserlo, bisogna agire sempre. Ogni volta che l’azione fatta in preghiera è immersa nella fede, il risultato è meraviglioso e sorprendente. 9 Disse ancora questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri: 10 «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. 11 Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. 12 Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo. 13 Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. 14 Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato». In questo passo viene messa in luce la ricerca di approvazione che i figli del mondo inseguono. La necessità di riferire agli altri chi si è denota una forte svalutazione di se stessi, la necessità di dipendere dal pensiero altrui per sentirsi buoni e giusti. Nella Piramide di Maslow appare il bisogno di appartenenza come necessità di ogni essere umano. L’approvazione è la modalità ricercata da chi ignora la propria identità. Uscire da questa condizione è possibile osservandosi come un testimone esterno. Il pubblicano lo fa ed è per questo che ha compreso i propri errori ed è disposto a correggerli, chiedendo in cuor suo come fare. Dopo un attento ascolto, accogliamo la nostra condizione consapevolmente, senza giudizio. Solo a questo punto possiamo agire secondo le informazioni del Cristo, facendo rifiorire la nostra vita. La ricerca di approvazione avviene quando si cede il proprio sé a un’autorità esterna, a quelle persone che riteniamo superiori a Noi, generando una dipendenza. Rappresenta il quarto specchio esseno, il rapporto con le dipendenze e quelle da persone sono tra le più difficili da sradicare. Questo stato dell’essere sviluppa il vizio capitale dell’avarizia, poiché si tende a voler per sé il più possibile, un bisogno incontenibile di possesso, anche se, in questo caso, si tratta di emozioni e non di beni materiali; è la stessa cosa, perché si cerca l’accumulo compulsivo. Osservazione, accettazione di sé e sviluppo di energia vitale sono le basi da attuare per riprendersi il proprio autòs. Il pubblicano è giustificato perché ha compreso, il fariseo rimane nell’inconsapevolezza. Chi più grida, meno viene ascoltato, perché disturba. Raggiungiamo il nostro obiettivo in silenzio e questo ci renderà magnetici, capaci di trasmettere le stesse energie ad altri. Il silenzio ci permette di connetterci col tutto, perché ci permette di porre attenzione al tutto. 15 Gli presentavano anche i bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli, vedendo ciò, li rimproveravano. 16 Allora Gesù li fece venire avanti e disse: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. 17 In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà». Il bambino è la purezza, la bontà, l’innocenza, l’incorruttibilità, la creatività, l’animo perfetto. Il bambino riserva totale fiducia in chi lo accudisce; ha la certezza nel padre e nella madre, che sono il suo spirito e la sua anima traslati nella materia. Egli ha, quindi, fiducia in se stesso. Ha una totale apertura del cuore perché ancora distante da esperienze che lo portano a difendersi e a chiudersi. È nel bambino che ricadono le aspettative della famiglia, nell’individuo puro e incorruttibile. 18 Un notabile lo interrogò: «Maestro buono, che devo fare per ottenere la vita eterna?». 19 Gesù gli rispose: «Perché mi dici buono? Nessuno è buono, se non uno solo, Dio. 20 Tu conosci i comandamenti: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non testimoniare il falso, onora tuo padre e tua madre». 21 Costui disse: «Tutto questo l'ho osservato fin dalla mia giovinezza». 22 Udito ciò, Gesù gli disse: «Una cosa ancora ti manca: vendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli; poi vieni e seguimi». 23 Ma quegli, udite queste parole, divenne assai triste, perché era molto ricco. Argomenti già trattati. 24 Quando Gesù lo vide, disse: «Quant'è difficile, per coloro che possiedono ricchezze entrare nel regno di Dio. 25 È più facile per un cammello passare per la cruna di un ago che per un ricco entrare nel regno di Dio!». 26 Quelli che ascoltavano dissero: «Allora chi potrà essere salvato?». 27 Rispose: «Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio». Il cammello rappresenta la fede profonda e ferma, l’ardore dello spirito per il ritorno alla Casa del Padre. È la vittoria del bene sul male grazie alla sua capacità di affrontare le avversità desertiche, quelle prove di fede cui ogni essere umano è immerso nel quotidiano. È simbolo di sobrietà, di essere in armonia con tutto il necessario che serve in quel momento. La cruna dell’ago rappresenta le avversità, il saper risolvere ogni dubbio e ostacolo, perché la prerogativa è la fiducia nell’esistenza. Il cammello è capace di passare nella cruna proprio perché ignora il dubbio. Chi diviene consapevole della divinità che è, riesce in tutto, perché nulla è impossibile a chi comprende le potenzialità che possiede. 28 Pietro allora disse: «Noi abbiamo lasciato tutte le nostre cose e ti abbiamo seguito». 29 Ed egli rispose: «In verità vi dico, non c'è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio, 30 che non riceva molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà». La legge del dare-avere è sempre attiva e ognuno riceve quanto dona. L’intenzione è importante per aumentare il valore dell’energia emessa e renderla più potente e questo induce a un ritorno vibrazionale maggiore, qui e ora e nell’eternità. Riceviamo nei tempi e nei modi della divinità. 31 Poi prese con sé i Dodici e disse loro: «Ecco, noi andiamo a Gerusalemme, e tutto ciò che fu scritto dai profeti riguardo al Figlio dell'uomo si compirà. 32 Sarà consegnato ai pagani, schernito, oltraggiato, coperto di sputi 33 e, dopo averlo flagellato, lo uccideranno e il terzo giorno risorgerà». 34 Ma non compresero nulla di tutto questo; quel parlare restava oscuro per loro e non capivano ciò che egli aveva detto. Per gli apostoli risulta difficile comprendere la totalità dei rituali iniziatici e qui, infatti, hanno difficoltà a cogliere il vero messaggio. Tutto ciò che subirà Gesù Cristo è parte di questo percorso. Prima dell’ul-timo passo che conduce a una gloriosa vittoria, si è sempre messi alla prova duramente; riuscendo a superare quel momento assolutamente critico, allora si potrà riposare (morte) per poter godere della vittoria (resurrezione). Ogni storia di guerrieri spirituali ci racconta proprio questo. 35 Mentre si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto a mendicare lungo la strada. 36 Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. 37 Gli risposero: «Passa Gesù il Nazareno!». 38 Allora incominciò a gridare: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». 39 Quelli che camminavano avanti lo sgridavano, perché tacesse; ma lui continuava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». 40 Gesù allora si fermò e ordinò che glielo conducessero. Quando gli fu vicino, gli domandò: 41 «Che vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io riabbia la vista». 42 E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato». 43 Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo lodando Dio. E tutto il popolo, alla vista di ciò, diede lode a Dio. Argomenti già trattati. Mi soffermo sulla lode. Essa è la parola con cui si raccomanda il merito di qualcuno. Lodando Dio, si riconosce la grandezza e l'assoluta perfezione che è in Noi.
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