1 Partito di là, si recò nel territorio della Giudea e oltre il Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli l'ammaestrava, come era solito fare. 2 E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: «È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?». 3 Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». 4 Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla». 5 Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. 6 Ma all'inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; 7 per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. 8 Sicché non sono più due, ma una sola carne. 9 L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto». 10 Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse: 11 «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei; 12 se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio».
Le prove per il Cristo sono sempre pronte. I farisei cercano di trovarlo in fallo, ma Egli, nella sua totale centratura e consapevolezza di sé, possiede risposte e spiegazioni evolutive per ogni domanda, possibile a chi riesce a mantenere se stesso in presenza. L’adulterio è rinnegare la propria metà, l’energia dell’opposto. L’integrità è maschile e femminile in fusione. Rinnegarne una parte è rinnegare se stessi. La moglie e il marito rappresentano quella parte di Noi che ci completa e ci rende Uno. Rinnegarli per cercarne altri è rifiutare la propria integrità, rifiutare se stessi per tentare di essere altro. L’essere umano integro è capace di far fronte agli attacchi esterni di chi vuole dividere, ma se l’unione è divina, nessuno può separare. A livello sottile le anime gemelle e compagne si riconoscono sempre e si uniscono. 13 Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. 14 Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. 15 In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso». 16 E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva. Lascia sempre riflettere come i discepoli fossero incapaci di discernere in modo educativo. Sono i bambini ad incarnare la purezza e l’ingenuità, quegli esseri che, crescendo in ambienti evolutivi, con messaggi creativi, possono rendere migliore il mondo e divulgare sapientemente, un domani, il messaggio cristico. Loro lo incarnano già nella loro innocenza per essere liberi dalle credenze depotenzianti che caratterizzano gli adulti. Il Regno di Dio è di chi è puro, semplice, umile, amorevole, proprio come i bambini. Il Regno di Dio è la purezza, l’amore, la semplicità, l’umiltà. Per divenire uomini degni del Regno di Dio è bene purificarsi da tutte le tossine mentali ed emotive e tornare a essere se stessi, come in origine, perché solo chi è puro può entrare. Il Regno di Dio è per chi ha incarnato il messaggio cristico. Il bambino è un essere incorrotto, è un’anima che sta ricominciando una nuova esperienza corporea. Egli vive nella gioia e nella meraviglia, nella totale fiducia dell’esistenza. È un’indicazione importante che il Cristo sta donando a tutti i discepoli e agli adulti. 17 Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?». 18 Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 19 Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre». 20 Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». 21 Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi». 22 Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni. In questo episodio emerge l’attaccamento umano ai beni materiali. L’in-comprensione e la confusione deriva dal fatto che i beni materiali sono uno strumento per ottenere quello che ci serve per la nostra evoluzione. L’attac-camento è quando si considerano l’obiettivo. L’esistenza ci pone sempre davanti tutto quello che ci è utile in quel momento per quello che stiamo facendo e per l’obiettivo che ci siamo posti. L’accumulo di oggetti è inutile e dannoso. Ogni persona e oggetto entrano nella nostra vita nella misura in cui hanno uno scopo utile. Questo è definito dalla nostra missione e dal nostro reale obiettivo, mai da quello inseguito per convinzione, abitudine o sentito dire. Questa persona gli si avvicina chiedendo aiuto, ma, quando Gesù Cristo gli indica la via, lui preferisce rattristarsi e andarsene, incapace di comprendere che, se nella vita era riuscito ad avere tutti quei beni, allora quelli dovevano essere la misura della fiducia nell’universo. Tutto quello che abbiamo ottenuto, siamo capaci di averlo di nuovo nel momento in cui ne necessitiamo. Quando si è nello stato di attaccamento, liberarsi dei beni superflui è come sentirsi mutilati di una propria parte. La liberazione, invece, indica l’eliminazione delle zavorre e il poter salire in alto con leggerezza e purezza, nella gioia, nell’amore e nella meraviglia. L’attaccamento è la misura dell’autosabotaggio nel percorso di realizzazione di se stessi. 23 Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!». 24 I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: «Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio! 25 È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». 26 Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: «E chi mai si può salvare?». 27 Ma Gesù, guardandoli, disse: «Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio». Questo passo ci induce a fare una distinzione molto importante: la ricchezza di beni materiali e la ricchezza di spirito. Riporto un passaggio tratto dal mio libro Il denaro è energia: Per comprendere appieno la ricchezza è fondamentale distinguere il concetto di ricco rispetto a quello di arricchito. Il ricco è colui che nella Bibbia è definito con la parola KaBeD. Egli sa dare peso alle parole, sa attribuire un valore a ogni parte del tutto. Ha fiducia nell’esistenza e ha compreso la sua capacità di possedere indefinitamente; egli è entrato nel flusso dell’abbondanza e segue la corrente degli eventi. È generoso e mai è attaccato o identificato con qualcosa, qualcuno, un evento. Tiene in pugno la situazione fino al raggiungimento dell’obiettivo. Durante il percorso è determinato. Sa splendere e dare forma a tutto ciò che entra nella sua vita. Il ricco svolge le attività con amore ed entusiasmo. L’arricchito è colui che, con estrema forza di volontà, è riuscito ad ottenere capitali, anche enormi, a livello materiale. Egli sa attribuire un prezzo ad ogni cosa. Vive nella paura che gli venga tolto qualcosa che, con fatica, tempo e denaro, è riuscito ad accumulare. Crea continuamente per se stesso, è avaro. Vive nella sicurezza e difficilmente ha fiducia nella vita. È capace di mollare se nel percorso incontra difficoltà e si dedica ad altro. L’arricchito segue un sogno fotocopiato da altri. È sempre alla ricerca di avere di più. In realtà, il ricco di cui parla Gesù è quello che in questa trattazione definisco come arricchito. La ricchezza d’animo, invece, è quella che apre le porte del Regno di Dio. È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio. La simbologia del cammello l’ho già discussa: incarna la profondità della fede, che lo potrebbe far passare attraverso la cruna, come la fede può spostare le montagne. Tutto è possibile presso Dio: Egli è il creatore del tutto, perciò tutto è possibile. 28 Pietro allora gli disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». 29 Gesù gli rispose: «In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, 30 che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna. 31 E molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi». Coloro che hanno deciso di seguire Gesù Cristo e supportarlo nella sua missione, ricevono ogni giorno ciò di cui necessitano, perché Dio, l’universo, ricambia costantemente. Aver scelto di seguire il vangelo, il messaggio cristico, prevede anche tutta una serie di conseguenze, come le persecuzioni, perché solo chi è in grado di affrontare e risolvere ogni giorno ciò che la vita gli presenta, sarà in grado di accedere alla Casa del Padre. Nulla è facile per chi sceglie di elevarsi, ma la ricompensa è meravigliosa. Soltanto le anime adulte sono in grado di sopportare questo, perché le esperienze facili le hanno già sperimentate. Chi rifiuta un ruolo di responsabilità è perché ha necessità di esperire ancora qualcosa di diverso per essere pronto. Indipendentemente dai risultati, chi sceglie una via iniziatica, significa che ha le capacità per riuscirci e sarà sempre gratificato nella misura in cui si pone al totale servizio. Ecco il significato che molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi: saranno classificati secondo la devozione alla causa. 32 Mentre erano in viaggio per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro ed essi erano stupiti; coloro che venivano dietro erano pieni di timore. Prendendo di nuovo in disparte i Dodici, cominciò a dir loro quello che gli sarebbe accaduto: 33 «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani, 34 lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno; ma dopo tre giorni risusciterà». 35 E gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo». 36 Egli disse loro: «Cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: 37 «Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». 38 Gesù disse loro: «Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». 39 E Gesù disse: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete. 40 Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». Ancora una volta Gesù Cristo pone l’accento sulla sua missione. Lo ricorda spesso agli apostoli, perché essi evitino di distrarsi dal loro ruolo di supporto. Il dialogo con i due fratelli richiama il valore del messaggio cristico: entrambi hanno intrapreso il percorso iniziatico di Gesù Cristo; il battesimo è la prima iniziazione e il calice rappresenta la via mistica incarnata, grazie al fatto che esso simboleggia il sangue, ovvero l’essenza del Cristo. Il calice è simbolo della creazione divina, l’accesso alla realizzazione del vero uomo. Questo è loro concesso. Sedere a destra e a sinistra, quelli sono i posti di chi sarà in grado di giungere al traguardo senza rinnegare la scelta o perdere la fiducia, di chi è dotato di lealtà. Inoltre, rappresentano il ruolo di forza positiva e forza negativa che consente, insieme alla neutra (il Cristo) di manifestare il Regno di Dio, la propria totale realizzazione. 41 All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni. 42 Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: «Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. 43 Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, 44 e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. 45 Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti». Il percorso iniziatico cristico è mettersi al servizio dell’umanità e del divino, ma la mancanza di totale consapevolezza porta a una competizione. Incarnare il messaggio cristico è tutt’altro che una gara a chi arriverà più vicino a Gesù Cristo. Esso è devozione, azione, supporto, servizio, amore, compassione, fedeltà. Gli apostoli, cadendo nella trappola della macchina biologica, a volte dimenticano il vero focus e si concentrano su se stessi in maniera egoica, ma il Cristo li riporta al centro. 46 E giunsero a Gerico. E mentre partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. 47 Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». 48 Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». 49 Allora Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». E chiamarono il cieco dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!». 50 Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. 51 Allora Gesù gli disse: «Che vuoi che io ti faccia?». E il cieco a lui: «Rabbunì, che io riabbia la vista!». 52 E Gesù gli disse: «Va', la tua fede ti ha salvato». E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada. Molti sono i ciechi che Gesù Cristo guarisce. Molto interessante se consideriamo che quella che stiamo vivendo ora è la quinta razza radice, la stessa del tempo di Gesù Cristo. La quinta razza radice è la razza ariana, e il senso maggiormente sviluppato è la vista. Egli riporta l’umanità a creare occhi per vedere e, chi riesce a guarire, sceglie di seguirlo, perché comprende e vede oltre le apparenze, sviluppando una sensibilità maggiore. E, infatti, Bartimèo lo segue a guarigione avvenuta.
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