1 Di nuovo si mise a insegnare lungo il mare. E si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli salì su una barca e là restò seduto, stando in mare, mentre la folla era a terra lungo la riva. 2 Insegnava loro molte cose in parabole e diceva loro nel suo insegnamento: 3 «Ascoltate. Ecco, uscì il seminatore a seminare. 4 Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e vennero gli uccelli e la divorarono. 5 Un'altra cadde fra i sassi, dove non c'era molta terra, e subito spuntò perché non c'era un terreno profondo; 6 ma quando si levò il sole, restò bruciata e, non avendo radice, si seccò. 7 Un'altra cadde tra le spine; le spine crebbero, la soffocarono e non diede frutto. 8 E un'altra cadde sulla terra buona, diede frutto che venne su e crebbe, e rese ora il trenta, ora il sessanta e ora il cento per uno». 9 E diceva: «Chi ha orecchi per intendere intenda!».
La prima parabola che incontriamo nel vangelo di Marco, una parabola molto significativa, che racchiude l’esperienza quotidiana delle azioni utili e inutili che Noi compiamo e che spesso confondiamo. Sappiamo come Gesù Cristo amasse educare tramite le parabole, perché comprensibili a chiunque. Le parabole indicano eventi quotidiani che possono servirci per comprendere le nostre decisioni e quali conseguenze com-portano. Ci aiutano a renderci maggiormente responsabili. Occupandomi di percorsi di consapevolezza, spesso mi sento riportare dalle persone frasi del tipo: - «Ho fatto un sacco di azione per ottenere quell’obiettivo, ma i risultati sono stati scarsi»; - «Ho mandato tanti curriculum, ma nessuno mi ha assunto»; - «Ho fatto tanta pubblicità, ma nessuna partecipazione». Fare l’azione corretta, senza un terreno fertile diviene inutile, è uno spreco di tempo, energie e denaro. Ognuno di Noi è il seminatore che, in quanto tale, ha uno o più obiettivi da raggiungere nella vita, nel lavoro, nello sport, e in ogni ambito e, per riuscire nell’intento, deve incominciare a conoscere ogni aspetto, informazione e mezzo che possono condurre al traguardo. Il seme è la modalità con cui Noi creiamo la conoscenza dell’oggetto del nostro obiettivo, il terreno è l’ambiente in cui lo proponiamo. Mi spiego meglio con un esempio: apro un e-commerce per vendere viaggi. Per pubblicizzarlo utilizzo cartelloni sulla strada e volantini. L’inconscio umano lavora per associazioni. Il quel caso, la persona interessata andrà in agenzia viaggi, perché quello è il modo in cui si sono pubblicizzati i viaggi da molti anni a oggi. Quindi, io ho seminato, ma il seme è caduto nel campo del mio vicino e ha raccolto lui il frutto. Creando una mailing list, postandolo su social network e nei blog, ecco allora che l’utente sarà più propenso all’acquisto on-line: devo utilizzare il terreno e i mezzi adatti. Quando decidiamo di seminare, assicuriamoci sempre che il seme sia perfetto, che il terreno sia adatto a quel seme, ricordiamoci che va curato ogni giorno con i prodotti corretti e utili; spesso dimentichiamo questa parte e si pensa che, fatto una volta siamo a posto. La domanda che mi sorge spontanea è: mangi tutti i giorni o avendo mangiato il primo giorno che sei venuto al mondo ora sei a posto? Un progetto va sempre alimentato. Inoltre, ogni azione ha i suoi frutti, a patto che rispettiamo i tempi di maturazione. Voler tutto subito conduce al fallimento. Chi ha orecchi per intendere, intenda significa che è necessario ascoltare con l’udito e con il cuore, altrimenti si rischia di far confusione. La media delle persone attiva l’udito per rispondere anziché per capire e questo è il motivo per cui avviene la divisione dei popoli. Comunicare, quindi avere un emittente, un ricevente e un messaggio, è la base per l’unione e per ottenere obiettivi comuni, potenzianti e utili. Lo insegna la storia della Torre di Babele: quando tutti parlavano la stessa lingua, erano potenti e uniti; con la separazione in diverse lingue, c’è stata la dispersione delle masse e la divisione di intenti, perché mancava la comprensione tra le persone. 10 Quando poi fu solo, i suoi insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli disse loro: 11 «A voi è stato confidato il mistero del regno di Dio; a quelli di fuori invece tutto viene esposto in parabole, 12 perché: guardino, ma non vedano, ascoltino, ma non intendano, perché non si convertano e venga loro perdonato». Il mistero del Regno di Dio è un messaggio per pochi. Trasmesso alle masse inconsapevoli diviene un coltello con lama a doppio taglio: quelle persone si farebbero male anziché elevarsi. Questo è il motivo per cui i percorsi iniziatici, compresi concetti e valori, rimangono ancora oggi sconosciuti ai molti, perché incomprensibili quando il livello di coscienza è basso. Ne vediamo ogni giorno gli effetti; viviamo in un periodo in cui molte conoscenze occulte sono state rese note, grazie all’avvento di internet, ma molti le interpretano a modo loro, secondo il grado evolutivo raggiunto ed è per questo che informazioni e pratiche così elevate devono essere prerogativa di sole persone pronte a riceverle. Per gli altri ci sono le parabole, perché possono spingere un passo avanti nella comprensione; è necessario fornire un’informazione alla volta. Quante volte mi trovo a parlare, per esempio, di alta finanza con persone che hanno le loro idee complottiste in materia. Non sono mai entrati nell’ambito, ma giudicano quanto sta succedendo nei cosiddetti “piani alti”, perché magari hanno letto qualche libro o articolo pubblicato contro il sistema. Il sistema siamo Noi, lo alimentiamo ogni giorno con l’ignoranza e la presunzione di conoscere quanto mai abbiamo esperito in prima persona. Le menti limitate sono proprio quelle che creano danni, autoconvincendosi che, tutto quello che è per loro incomprensibile sia il male. Esattamente come fa ogni setta, che manipola le menti per tenerle nelle tenebre della conoscenza. Impariamo a esperire ogni giorno, invece di giudicare chi è molto più avanti, e ogni paradigma e ogni dogma si scioglieranno e comprenderemo la meraviglia del disegno divino. Ho imparato a mie spese che le apparenze sono spesso molto diverse dalla realtà, perché le apparenze mostrano solamente una minima parte di ciò che è veramente la realtà. Smettiamo di confondere l’ombra e la proiezione con l’oggetto reale. 13 Continuò dicendo loro: «Se non comprendete questa parabola, come potrete capire tutte le altre parabole? 14 Il seminatore semina la parola. 15 Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la parola; ma quando l'ascoltano, subito viene satana, e porta via la parola seminata in loro. 16 Similmente quelli che ricevono il seme sulle pietre sono coloro che, quando ascoltano la parola, subito l'accolgono con gioia, 17 ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della parola, subito si abbattono. 18 Altri sono quelli che ricevono il seme tra le spine: sono coloro che hanno ascoltato la parola, 19 ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e l'inganno della ricchezza e tutte le altre bramosie, soffocano la parola e questa rimane senza frutto. 20 Quelli poi che ricevono il seme su un terreno buono, sono coloro che ascoltano la parola, l'accolgono e portano frutto nella misura chi del trenta, chi del sessanta, chi del cento per uno». La spiegazione che Gesù Cristo fornisce della parabola è assolutamente straordinaria e arriva diretta al cuore. Solamente chi è pronto può far fruttare ciò che è in lui, perché ha preparato il terreno adeguatamente, ha scelto mezzi e persone corrette per farsi aiutare, rispetta i tempi di maturazione, perciò diviene esattamente quell’informazione e, alla fine, i frutti arrivano, abbondanti e sani. Comprendere questa parabola è comprendere come funziona la Legge di Attrazione. Ciò e come seminiamo, come curiamo e raccogliamo, è ciò che torna indietro, perché Noi attraiamo ciò che siamo non ciò che vogliamo. La Legge di Attrazione è una legge e, come tale, funziona sempre. Perché arrivano cose diverse da quello che abbiamo chiesto? Perché per ottenere ciò che vogliamo dobbiamo prima diventarlo Noi. 21 Diceva loro: «Si porta forse la lampada per metterla sotto il moggio o sotto il letto? O piuttosto per metterla sul lucerniere? 22 Non c'è nulla infatti di nascosto che non debba essere manifestato e nulla di segreto che non debba essere messo in luce. 23 Se uno ha orecchi per intendere, intenda!». Ogni informazione e messaggio possono essere rivelati. Tutto ciò che è considerato esoterico è anche essoterico, perché esiste un principio universalmente riconosciuto, il principio ermetico “come in alto, così in basso, come dentro, così fuori”. È un principio cosmico. L’occulto è celato nel senso che è rivelato in altre forme; è tutto davanti ai nostri occhi, ma Noi guardiamo altrove; ogni suono è manifesto, ma Noi udiamo invece di ascoltare. Questo principio conferma come tutto sia una cosa unica: alto e basso, dentro e fuori, sono la stessa cosa. Il macro è un’espansione del micro e il micro è una contrazione del macro. Tutto è manifesto, anche l’invisibile, dobbiamo solamente affinare Noi stessi. Ogni informazione è a disposizione di tutti, esistono solamente gradi diversi di comprensione, ecco perché alcune informazioni sono per pochi, quei pochi che hanno raggiunto un'elevazione coscienziale, ma tutto è alla luce. L’occulto è tale solamente per chi lo vuole percepire tale. Sono i concetti dei libri a rivelarci la vita, oppure sono le nostre esperienze quotidiane? I concetti occulti dei libri lo sono a livello mentale, ma i nostri corpi sottili percepiscono ogni frequenza vibratoria. Tutto è alla luce, ma se si preferisce rivolgersi verso il buio, allora è ovvio che tutto rimanga nascosto. La scelta è nostra. Se di fronte a me è posizionato un giglio e io guardo in cielo, vedrò di certo cose bellissime, ma il giglio mi rimane invisibile. È perché è nascosto o perché sono Io a volgere altrove lo sguardo? Ognuno di Noi percepisce ciò che è in quel momento. La luce è ovunque, è ubiquitaria, come il buio, dipende da Noi su quale frequenza sintonizzarci. Il macrocosmo e il microcosmo si riflettono nell’uomo, proprio perché fatti della stessa sostanza. Siamo esseri di luce, siamo esseri rivelati e manifesti. Imparando a osservarci, possiamo comprendere l’universo e gli dei. Gesù parla qui della lampada e della luce: la lampada è la luce interiore, è sottile e illumina ogni cosa, opponendosi all’oscurità. La luce è la spiritualità, l’aspetto creatore, il principio primo di creazione. La luce è la vita, definendo la sua mancanza come morte. In effetti, la scienza conferma come le nostre cellule si nutrano di biofotoni, particelle di luce del sole. È simbolo di rivelazione, verità e comprensione. Grazie ad essa tutto sale in superficie, manifestando l’immanifesto, concretizzando l’astratto. 24 Diceva loro: «Fate attenzione a quello che udite: Con la stessa misura con la quale misurate, sarete misurati anche voi; anzi vi sarà dato di più. 25 Poiché a chi ha, sarà dato e a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha». In questo passo è racchiusa tutta l’essenza della Legge di Attrazione. Si tratta di una legge universale, ineludibile, della quale già abbiamo accennato: attraiamo ciò che siamo. In questo passo Gesù Cristo rivela un concetto chiave della vita: chi ha continua ad ottenere, perché crea i presupposti per attirare sempre di più, ma chi ha poco e rimane nel suo status, allora gli verrà tolto per essere dato a chi è utile. Si tratta di due stili di vita diametralmente opposti. Si confonde il vivere nella mancanza con la sfortuna, perché esiste qualcuno che si accaparra tutto a favore del disagio di altri. In realtà, si tratta di una legge universale che agisce in modo diverso. Molti hanno perché creano i presupposti per avere, mettendo a disposizione se stessi, le proprie conoscenze e talenti per il miglioramento dell’umanità e del mondo; ecco, allora, che si evolvono in frequenze di attrazione verso il ricevere, anche beni materiali, perché utili per raggiungere gli obiettivi di valore elevato. Chi si crogiola nel proprio stato di mancanza autoconvincendosi che sia sfortuna, attrae a sé maggiore mancanza e sfortuna, perché la sua vibrazione è esattamente quella. Emette nell’universo una frequenza che ritorna indietro uguale, a volte anche potenziata, sia in positivo sia in negativo, perché l’universo, Dio, il Padre, è assolutamente generoso. Quando il focus è sull’abbondanza e l’essere al servizio del prossimo, si attrae molto; quando il focus è sul poco, si attrae pochezza, materiale e di spirito. Siamo sempre Noi che scegliamo quale vibrazione essere. Di certo, modificare la frequenza è il percorso cristico di cui stiamo trattando qui, ma siamo sempre e solo Noi a sviluppare la volontà di farlo e, quando davvero è il nostro obiettivo, allora programmiamo la vita in quella direzione, avendo il coraggio di lasciare tutte le cose, persone e abitudini che ci depotenziano. Ogni elemento nell’universo, oggetto o persona, attrae a sé ciò che emana. Considerando che siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatte le stelle, attraiamo l’equivalente che quella sostanza ha insita in sé come informazione. Quando vogliamo essere luce, dobbiamo mantenere l’attenzione sulla luce, mai sulle tenebre; lo stesso dicasi per la prosperità e l’abbondanza: ponendo attenzione sulla mancanza, eliminiamo quello che possediamo, perché emettiamo un messaggio ben preciso, ovvero quello di volerci liberare anche di quella scarsità, annullandoci. 26 Diceva: «Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; 27 dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. 28 Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. 29 Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura». Quando si ha un obiettivo chiaro, tutto il resto vien da sé, perché in ogni momento si creano i presupposti per far accadere l’evento voluto. Mandiamo il messaggio a Dio, all’universo, con intenzione e fiducia che si sia già realizzato ed evitiamo di dettare la modalità con cui si svilupperanno le situazioni. Viviamo giorno per giorno fluendo negli eventi. Nessuno sa come si formerà il seme, perché molte sono le variabili. Per esempio, oggi potrebbe piovere o esserci il sole, e la cura dedicata al seme sarà diversa nei due casi, perché diverso è il tempo meteorologico. Perciò, evitiamo di chiederci il perché e accettiamo le modalità che ci vengono proposte, senza riserve. Siamo pronti ad accoglierle, perché quando il frutto è pronto, diveniamo capaci di coglierlo correttamente. Dobbiamo essere liberi mentalmente per poterci accorgere delle risposte alle nostre domande, il nostro intuito trasmette le informazioni quando trova un terreno fertile e libero da inquinanti. La falce è simbolo del raccolto, di tutto ciò che siamo stati fino a quel momento e dona un taglio netto per iniziare di nuovo. La mietitura è la consacrazione degli sforzi fatti, delle decisioni e delle azioni. Rappresenta, quindi, anche il Giudizio Universale. 30 Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? 31 Esso è come un granellino di senapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti semi che sono sulla terra; 32 ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra». 33 Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che potevano intendere. 34 Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa. Trasmettere un messaggio potente come quello cristico è una responsabilità enorme, che pochi sono in grado di sostenere. Chi educa si pone al livello dell’allievo, mai il contrario. Educare significa proprio tirar fuori ciò che è dentro, per manifestarlo e moltiplicarlo. Quando qualcuno chiede aiuto, si aspetta di ottenerlo secondo la propria modalità di comprensione. Ecco allora che Gesù Cristo eseguiva esattamente questo modo di esporsi e lo faceva attraverso le parabole che, come abbiamo detto nella prima parte, arrivano al livello di coscienza di ognuno. Parlare alle masse in parabole e spiegare il messaggio profondo in altri termini ai discepoli e apostoli, era tutt’altro che discriminatorio nei confronti dei molti; lo faceva perché coloro che gli erano vicino avevano ottenuto un’educazione più profonda, e la stavano ancora ottenendo, perciò erano in facoltà di arrivare a piani di evoluzione più elevati. Mi spiego meglio con un esempio. Vogliamo tutti scalare l’Everest e partiamo attrezzati e allenati, ognuno per quelle che sono le facoltà psico-fisiche. A mano a mano che percorriamo la salita, le persone si fermano, perché hanno raggiunto il loro limite e pochissimi arriveranno in cima, magari uno solo, o due, o nessuno. Una cosa è certa: ognuno ha fatto tutto ciò che poteva, con le capacità che aveva, per raggiungere il proprio limite. Ed è questo che va premiato, questa è la vera vittoria, aver magari percorso un passo in più rispetto al nostro limite, indipendentemente dal livello di traguardo raggiunto. Ognuno di Noi dev’essere fiero di se stesso per essere divenuto oggi la persona che è grazie all’aver ottenuto un risultato migliore, anche se percepito piccolo, rispetto a ieri. Per le persone inconsapevoli, comprendere le parabole, anche nel loro significato base, è già un successo e l’aver saputo trasmettere il messaggio cristico ad esse, influenzandole, significa che le persone sono pronte al passo successivo e che il Maestro è riuscito nel proprio intento. 35 In quel medesimo giorno, verso sera, disse loro: «Passiamo all'altra riva». 36 E lasciata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui. 37 Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena. 38 Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che moriamo?». 39 Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. 40 Poi disse loro: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?». 41 E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: «Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?». Gesù Cristo vive in totale armonia con la natura, dimostrando la sua tranquillità anche in balìa del mare in burrasca. Egli sa che nulla può accadere di male, perché Egli ha totale fiducia nel Dio Padre che sta incarnando e in Madre Natura che sempre è accogliente con le creature che la vivono. Definizione di fiducia è virtù dell’esistenza di mantenere le promesse. Gesù Cristo sa che, se per Lui è giunto il momento di riposarsi, la natura glielo permette, indipendentemente da quello che succede intorno, perché è protetto. La fiducia è uno stato interiore che deriva dall’aver sperimentato quanto tutto sia perfetto e tutto accade nelle tempistiche e modalità corrette per ognuno di Noi in quel momento. Aver fiducia è smettere di preoccuparsi di soluzioni a situazione che mai accadranno; significa affrontare il disagio quando si presenta, combattere il mostro quando è ancora piccolo, quindi, quando è gestibile. Fiducia è quando si scoprono le proprie potenzialità, quando si mettono al servizio dell’umanità e della natura e tutto si moltiplica per ottenere il risultato finale. Svilupparla è guardare la situazione dalla giusta prospettiva, comprendere il significato e attuare tutto il possibile per quel momento. La fiducia è quando si è lasciato andare ansia, rabbia, paura e si vive il momento presente per quello che è, cogliendo la bellezza e la perfezione che sprigiona. Fiducia è quando abbandoniamo il ruolo di vittime per comprendere e attuare lo stato di creatore della propria realtà, fino a divenire servitore del divino, che ci permette anche di dominare le forze di natura, sempre e solo a scopo benefico e altruista, mai in senso egoico. La fiducia è uno stato dell’essere che si stabilizza quando il nostro terzo chakra, situato nel plesso solare, funziona perfettamente; è possibile grazie ad una corretta nutrizione, che permetta all’apparato digerente di lavorare correttamente. Il terzo chakra è l’energia dell’autostima e della consapevolezza di sé nella situazione di qui e ora. L’acqua è simbolo delle emozioni, del loro fluire libero. Il mare è agitato e gli animi degli apostoli sono tormentati dalla paura della morte. È il principio creatore primo, l’energia femminile, il fluido potenziale dell’universo. La chiarezza dell’acqua rappresenta la dottrina manifesta, pura, mentre le acque profonde inducono a scendere per scoprire chi siamo. È dall’acqua che hanno origine gli dei delle varie tradizioni.
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