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4/22/2020 0 Commenti

Vanità e vizi capitali: la trasmutazione del piombo in oro

Foto
Foto di Anja🤗#helpinghands#stayathome #solidarity#stays healthy🙏 da Pixabay 
Argomento tratto dal libro "Sono, dunque posso"
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Attenzione alla vanità: la vanità è un’esagerata credenza nelle proprie capacità e nel saper attrarre gli altri. È autostima all’ottava bassa e porta a perdere la reale percezione della situazione. Comporta, infatti, un’interferenza tra noi stessi e l’obiettivo e devia dal percorso.
Vanità è quando ci presentiamo agli altri come persona diversa dalle altre, perché decisamente migliore. Il significato di ciò è una bassa autostima, poiché affermando la propria superiorità si abbassano le altre persone, nel tentativo di celare la vera identità. È un atteggiamento tipico di chi non riesce a realizzarsi e punta il dito verso gli altri, oppure, considerato che è incapace di costruire il palazzo più alto, distrugge quello degli altri.
La vanità ci viene ben descritta nel mito di Narciso. Ne esistono varie versioni, ma tutte raccontano di come lui, innamoratosi di se stesso e non potendo vivere quell’amore, in qualche modo si uccide da sé. Analizzando il mito su un piano metaforico e simbolico, comprendiamo che quando siamo troppo concentrati sull’apparenza di noi, perdiamo di vista l’obiettivo e andiamo in confusione al punto da abbandonare il percorso per ottenerlo, perché non lo vediamo più, offuscati dal velo di nebbia della vanità.
Il pericolo è costante e come dice Al Pacino nel film L’avvocato del diavolo, dove lui stesso recita il ruolo del diavolo:
 
«Vanità… decisamente il mio peccato preferito».
 
Il diavolo che per definizione è colui che separa, ossia che si interpone, è dappertutto. Chiunque può deviare le forze vibrazionali per indurci fuori focus. Evitiamo in tutti i modi di permetterlo. Quando ci fanno complimenti, accettiamoli, sono attestati di stima, ma evitiamo di considerarli un mezzo di realizzazione. I complimenti sinceri potenziano le vibrazioni adatte all’obiettivo; quelli con secondi fini le indeboliscono, perché puntano il nostro tallone d’Achille: la vanità; essa può essere trascesa attraverso la verità. Quando si è in grado di percepire il mondo e ogni suo elemento esattamente per ciò che è, tutto diviene limpido e bellezza e perfezione regnano.
Accanto alla vanità prendono posto i sette vizi capitali che, in un’ottica di lavoro su di sé, possono divenire il materiale grezzo sul quale lavorare per costruire il progetto, quel piombo da trasmutare in oro. Analizziamoli singolarmente valutando come agire.
 
IRA
L’ira è un movimento d’animo disposto a nuocere, a fare male ad altri nella ferma convinzione che sia corretto farlo, poiché in possesso di un’ottima giustificazione. L’ira è un impulso di breve durata, ma può rovinare per sempre il nostro progetto. Si palesa quando viene alla luce il lato corrotto e la si giustifica così.
È collegata al primo specchio esseno, che indica la percezione delle proprie colpe nell’altra persona.
La trasmutazione dell’ira è in serenità. Essere sereni significa splendere, avere tolto le nuvole, ovvero ciò che copre e oscura la nostra essenza e il nostro potere. Serenità è tranquillità di spirito.
L’ira offusca la chiarezza, è infatti definita anche come appetito di sangue, fa vedere rosso, il colore primevo, non permette la visione chiara di tutto lo spettro cromatico. La fame di sangue riporta all’eliminazione dell’altro considerato pericoloso. Nella serenità tutto questo svanisce, poiché si percepisce bellezza e perfezione.
L’insegnamento è di togliere i nostri veli, la nostra pagliuzza, o trave, dal-l’occhio per tornare alla chiarezza di intenti.
 
INVIDIA
L’invidia è la tristezza e il dolore provati nel percepire la gioia e la realizzazione degli altri per non essere in grado di raggiungere l’obiettivo. In questo stato continuiamo a guardare ciò che hanno gli altri e a focalizzarci su ciò che manca a noi, ignorando che è ponendo attenzione a ciò che si possiede che generiamo vibrazioni di abbondanza. Si entra in un loop di percezione del fuori evitando il dentro, ciò che abbiamo a livello sottile.
L’invidia è collegata al secondo specchio esseno, a ciò che giudichiamo nel momento presente.
La trasmutazione dell’invidia è in armonia, lo stato d’animo che fa disporre, essere d’accordo, ma in proporzione al nostro essere: per essere di più, dobbiamo fare di più e quindi abbiamo di più che ci spinge ad essere di più…
L’invidia scaturisce da una mancanza di fiducia in se stessi, che porta a voler abbassare gli altri. Un aspetto importante e che spinge ad agire ed ottenere per compiacere agli altri perdendo se stessi.
L’insegnamento è l’eliminazione del giudizio.
 
GOLA
La gola è una mania di inghiottire, di volere per se stessi. Si desidera tutto, ma poco o nulla viene digerito, ovvero diventa la sostanza di cui siamo for-mati. È un prevalere di quantità sulla qualità, che non permette di assaporare a fondo l’essenza.
La gola è collegata al terzo specchio esseno, l’essere attratti da chi ha ciò che manca a noi.
La trasmutazione è in sobrietà, la capacità di moderazione, la temperanza nei piaceri, grazie ad una sanità mentale. Ci indica di utilizzare e avere ciò che è utile e serve, evitando eccedenze in beni, emozioni e pensieri.
La gola spinge a una continua ricerca di un determinato piacere, nella paura di un ipotetico dolore che prima o poi potrebbe giungere. Come insegna il buddhismo, tutto è impermanente e la legge del ritmo ci indica che ad ogni picco segue un avvallamento. È la vita! La gola potrebbe portare a sperperare tempo, energie e denaro raccolti per l’obiettivo proprio ad un passo dal suo raggiungimento, ma con un’ottima giustificazione (ovviamente falsa se considerata per l’obiettivo).
L’insegnamento è quello di vegliare, di saper attendere il momento opportuno per la realizzazione, poiché non conosciamo né il giorno, né l’ora del suo manifestarsi.
 
AVARIZIA
L’avarizia è lo stato d’animo di chi brama l’accumulo di ricchezze materiali o immateriali ai danni dei bisogni indispensabili. L’avarizia è un desiderio ardente che sviluppa ansia e impazienza. Fa vivere con il minimo indispensabile per paura di perdere tutto e finire davvero in miseria.
L’avarizia è collegata al quarto specchio esseno, al rapporto con le dipendenze e gli atteggiamenti compulsivi che orientano la vita in funzione di essi.
La trasmutazione è in generosità, nel condividere per gioia; è la sintesi dello stile sudafricano di Ubuntu: io sono perché noi siamo.
L’avarizia è un modo di vivere in povertà, non solamente materiale, ma anche dello spirito. Si percepisce un continuo vuoto che nessun oggetto, nessuna conoscenza ed esperienza riescono a colmare, in quanto manca il loro utilizzo.
L’insegnamento è che l’universo è sempre prospero e generoso e ci viene dato quanto chiediamo e meritiamo.
 
SUPERBIA
La superbia è la convinzione di essere posti sopra a tutto e a tutti e meritare quel posto, poiché ci si considera superiori agli altri e si manifesta quest’i-dea con prepotenza, arroganza e talvolta anche violenza. Il superbo, spesso, impone se stesso nel dare, ovvero si considera al di sopra e come tale percepisce che gli altri abbiano bisogno di lui, ma impone la sua volontà.
La superbia è collegata al quinto specchio esseno, a come abbiamo vissuto la nostra vita grazie alle imposizioni autoritarie e dei genitori, di come gestiamo l’energia maschile e femminile in noi.
La trasmutazione è in umiltà; dal di sopra si ritorna alle origini e alle radici, che stanno in basso, anzi, addirittura sotto terra. Si ritrova l’equilibrio tra essere solidi e allo stesso tempo mobili, materia ed energia.
Nella superbia manca autostima; questa viene alimentata dall’esterno da coloro che si affidano per difficoltà, ma nel momento questi vengono meno, ecco che diminuisce l’autostima incrementando la superbia.
L’insegnamento che traiamo è lo sviluppo della compassione, ovvero nessuno sta sopra e nessuno sta sotto, ma siamo sullo stesso livello, ognuno con i propri talenti e le proprie mancanze a portare a termine la missione scelta.
 
ACCIDIA
L’accidia è una mancanza di cura verso se stessi, che porta a inoperosità e a rimanere fermi. È anche un senso di rodimento interiore che distrugge la volontà. L’accidia è inerzia e l’accidioso preferisce non fare nulla anche se le circostanze lo costringono a fare azione. Sceglie le azioni meccaniche invece di imparare o esperire qualcosa di nuovo.
L’accidia è collegata al sesto specchio esseno, l’oscura notte dell’anima; siamo messi di fronte alle paure e preferiamo evitarle.
La trasmutazione è in diligenza, la cura amorevole, la scelta attenta, il saper separare l’utile dall’inutile per giungere all’eccellenza.
L’accidia si esterna svalorizzando i beni materiali, hanno poca importanza. Anche la procrastinazione fa parte di questo vizio, il fare altro per rimandare o evitare di risolvere questioni considerate scomode.
L’insegnamento è di assumersi la responsabilità della vita, prendendo la propria croce ogni giorno e non una volta ogni tanto.
 
LUSSURIA
La lussuria è l’uso smodato dei piaceri dei sensi che devia dagli obiettivi reali, poiché ci si concentra sulla macchina biologica dimenticandoci che siamo anche anima e spirito. La lussuria è esagerazione in ogni ambito, ma sempre per soddisfare l’apparato psico-fisico.
L’accidia è collegata al settimo specchio esseno, nel quale ci si paragona continuamente agli altri e, nel tentativo di essere sempre il migliore, si esagera e si estremizza.
La trasmutazione è in semplicità, il rendere fluida la vita nello scorrere degli eventi, senza forzare per uscire dai limiti oggettivi.
Il lussurioso si appropria di tutto, ama il dominio e il possesso e sviluppa rabbia in maniera importante, al punto di essere dominato egli stesso dalla rabbia, sfociando in arroganza. È un provocatore per dimostrare la sua superiorità e genera costantemente instabilità e situazioni che gli consentono di dominare sugli altri. Non si fa dominare da nessuno, poiché sviluppa una rabbia sempre maggiore che sfocia in vendetta.
L’insegnamento è di smettere con i paragoni e comprendere che ognuno ha il proprio percorso; nessuno può paragonarsi ad altri, poiché i talenti sono individuali, pur avendo sovente obiettivi simili.

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    Serena Pattaro

     

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